Azoto liquido, crick della macchina, tronchese, seghetto: esistono decine di modi per rubare una bici. Ne esistono molti meno, purtroppo, per cercare di non farsela fregare. È per questo che, senza volerlo, centinaia di migliaia di bici cambiano proprietario ogni anno soltanto in Italia. L’innovazione tecnologica non ha ancora fornito l’umanità di una soluzione al problema che, ne siamo certi, avrà toccato da vicino la quasi totalità dei nostri lettori a due ruote. Chi non si è mai visto rubare una bici? Se si vive in città, è quasi impossibile.
Oggi, però, c’è chi cerca di trovare una soluzione al furto sconsiderato di biciclette. Si tratta di una startup basata tra Londra e Berlino, recente trionfatrice alla prima edizione di Disrupt Europe, il concorso lanciato dalla piattaforma di innovazione digitale Techcrunch. Lock8, questo il suo nome, propone un piccolo antifurto ad elevato contenuto tecnologico da apporre sulla ruota posteriore del proprio mezzo a pedali che, a detta dei suoi ideatori (e dei giudici che ne hanno benedetto il concept), potrebbe fare crollare drasticamente il numero delle biciclette rubate in tutto il mondo.
Come funziona Lock8? Dotato di cinque sensori differenti – in grado di riconoscere le vibrazioni e le variazioni di luminosità, inclinazione, temperatura e contatto – questo piccolo aggeggio è in grado di rilevare in pochi istanti un tentativo di “attacco” alla nostra bicicletta e di mettere in moto una duplice reazione. La prima è un allarme a 120 decibel che si attiva all’istante, scoraggiando il ladro dal proseguire la sua azione illegale; la seconda è una notifica che viene inviata, in tempo reale, al nostro smartphone, avvertendoci del pericolo incombente. Lock8 infatti, è anche un’app che funziona in simbiosi con lo strumento fisico.
Se è vero che per rubare una bicicletta possono bastare cinque minuti di “lavorazione” (se la catena è sottile o di scarsa qualità anche meno), allora un antifurto di questo tipo potrebbe davvero scoraggiare i malfattori. Ma anche se non dovesse riuscirci, non tutto è perduto: Lock8 contiene anche un sensore GPS che permette di tracciare la posizione del mezzo appena sottratto. Anche qui, direttamente dal nostro smartphone, attraverso l’applicazione. Una doppia assicurazione che, soprattutto se siete in possesso di una bicicletta costosa, può risparmiarvi numerosi euro e grattacapi.
Il prezzo di Lock8 partirà da 69 sterline, 81 euro, nella fase di lancio, cioè adesso (su Kickstarter). Il costo potrebbe poi aumentare fino a 200 euro anche se, spiegano gli ideatori, «si tenterà di mantenerlo più basso». Il congegno, che si può attivare e disattivare a distanza tramite il telefono (comodo dunque se volessimo decidere di “prestare” la nostra due ruote a un amico), potrebbe essere d’interesse non solo ai privati, ma anche ai grandi fornitori di biciclette – servizi di noleggio o bike sharing, ad esempio – che potrebbero così tenere sotto controllo la propria flotta minuto per minuto. Il caricamento funziona ad induzione tramite la pedalata. Il passato, almeno qui, non passa.
Lock8 è, dunque, il trionfo della tecnologia della quotidianità su quella della virtualità, la vittoria deltangibile sul digitale. Una bella differenza rispetto al Techcrunch Disrupt di New York, tenutosi la scorsa primavera, quando a trionfare è stato Enigma, un portale che permette all’utente di navigare attraverso un enorme database (virtualmente assemblato) di open data. Ben poco di tangibile rispetto a Lock8, dove il focus è spostato sul prodotto, sull’esigenza di rispondere ad un bisogno concreto: quello di salvare la propria bici dai ladri. Un’esigenza cui, però, anche altri stanno cercando di rispondere. I ragazzi di The Cricket, ad esempio, che con il loro rilevatore/segnalatore hanno già raccolto 22mila dollari su Indiegogo; o gli ideatori di Bikewatch, che stanno promuovendo un prodotto molto simile a quello di Lock8. La strada, dunque, è segnata. Anche, e soprattutto, per chi preferisce percorrerla in bicicletta.