Con gli smartwatch la pubblicità ci prende per i polsi

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L’era del “quarto schermo” è appena iniziata, ma c’è già chi pensa che potrebbe diventare il medium perfetto per veicolare l’hypertargeting, la pubblicità iper-localizzata sull’utente e sulla sua posizione geografica. 

Lo smartwatch è come uno smartphone, anzi di più, perché non richiede nemmeno uno sforzo minimo (essere sfilato dalla tasca) affinché il messaggio arrivi ai nostri occhi: ce l’abbiamo già al polso. E se anche dire che gli orologi intelligenti diventeranno la nuova frontiera della pubblicità personalizzata è prematuro, marketer e aziende stanno già perlustrando il terreno di caccia. 

Secondo una recente ricerca di Nielsen il 15% delle persone sta facendo uso di tecnologie indossabili, come braccialetti per il fitness e, appunto, smartwatch. Già alla fine del 2014, con tutta probabilità, questa percentuale sarà raddoppiata, grazie allo sbarco sul mercato dei nuovi prodotti di Sony, Motorola e Samsung i quali, con qualche difetto in meno e un design più accattivante rispetto ai primi modelli, potranno davvero trasformare l’orologio digitale in un device di massa. 

Alla diffusione dell’oggetto potrebbe fare seguito, successivamente, la diffusione della pubblicità. Al momento, gli smartwatch non sono altro che semplici accessori dei nostri smartphone, con cui lavorano in simbiosi, fungendo da strumento in grado di veicolare le notifiche in entrata – mail, chiamate, messaggi – e permettendoci un numero limitato di operazioni dirette. L’ergonomicità del device offre un nuovo supporto per la pubblicità, aprendo nuove possibilità per gli inserzionisti.

A livello di pubblicità, lo smartwatch potrebbe diventare uno smartphone all’ennesima potenza, proponendo banner geolocalizzati sulla nostra posizione attuale. Sarà l’orologio a suggerirci un ristorante di pesce nella città in cui ci troviamo per lavoro, sarà l’orologio a segnalarci il prezzo scontato della benzina nella successiva area di servizio in autostrada. Le possibilità, insomma, sono molte. 

Prima che i banner arrivino sullo schermo del vostro smartwatch, tuttavia, ci sarà bisogno di un periodo di diffusione e di assestamento del prodotto sul mercato. È altamente improbabile che vedremo questo tipo di pubblicità sui nostri polsi prima del 2015. Come succede con ogni nuovo device, e il caso-smartphone è esemplificativo, saranno le app a spianare la strada alla pubblicità, diventando la testa di ponte dell’advertising da polso.

Difficilmente vedremo i banner invadere lo schermo del nostro smartwatch: potrebbero risultare talmente fastidiosi da diventare controproducenti, trasformandosi in un boomerang sia per gli inserzionisti che per le aziende produttrici. Bisognerà dunque trovare una via intermedia per veicolare i contenuti sponsorizzati, una via che non rovini o intacchi l’esperienza di utilizzo dell’utente.

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