La crescita dell’Etiopia che non sfugge agli italiani

Dieci anni di sviluppo a ritmi sostenuti

C’era una volta l’Abissinia, l’ex Impero d’Etiopia che nel ’35 divenne, non senza brutalità, parte dell’Impero fascista, dichiarato proprio dopo la presa di Addis Abeba. Poi l’Etiopia venne persa e si distaccò dall’Italia divenendo quasi un emblema delle nazioni africane in preda alla guerra civile, alla carestia e al genocidio. Era per raccogliere fondi per la popolazione etiope flagellata da una carestia devastante che in Occidente Bob Geldof e Bono degli U2 organizzarono il gigantesco e leggendario concerto Live Aid, nel 1985. Poi quei fondi vennero in parte sottratti dalla giunta militare comunista del colonnello Mengistu, secondo alcune fonti, e dell’Etiopia non si parlò più, se non nelle pagine degli esteri, in un piccolo trafiletto, ai tempi della guerra con l’Eritrea, tra il 1998 e 2000.

Un uomo lavora vicino alle turbine della wind far di Ashegoda, nel Tigré, nord dell’Etiopia. Costruito dal francese Vergent Group per 230 milioni di euro, è il più grande parco eolico sub-sahariano

Ma adesso l’Etiopia è di nuovo una grande opportunità per l’Italia. Niente baionette, stavolta. C’entrano le nostre imprese. L’ultima commessa di rilievo è stata vinta da Italferr lo scorso 14 gennaio per la manutenzione e l’esercizio della linea ferroviaria da Addis Abeba a Gibuti, attualmente in costruzione da parte dell’azienda di Stato cinese China Railway Engineering Corporation. La controllata di Ferrovie dello Stato di fatto dovrà organizzare da zero un servizio ferroviario, occupandosi di standard, regole di circolazione e di formazione di un ente sovrintendente, recuperando una linea storica, costruita nel 1917 con capitali francesi e da tempo ridotta a un breve tratto nel territorio etiope fino alla città di Ethio per i gravi danni subiti negli anni ’70.

Commercianti di caffè nelle contrattazioni della Borsa “Ethiopian Commodities Exchange (ECX)” di Addis Abeba (JENNY VAUGHAN/AFP/Getty Images)

Le carestie degli anni ’80 poi, sembrano solo un brutto ricordo (per quanto la povertà sia ancora largamente diffusa: il 35% degli abitanti delle aree rurali è malnutrito, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità). L’Etiopia è una delle economia più forti del continente africano, con una crescita annua che in passato ha toccato punte superiori al 10% nel quinquennio 2004-2009fino a stabilizzarsi sul 7% annuo nel 2013. Le imprese italiane hanno approffittato sia di questo boom economico, sia della privatizazione di molte ex aziende di Stato, attuate dal governo di Meles Zenawi, ex primo ministro morto il 20 agosto 2012.

Oltre a Italferr, anche il gruppo Salini-Impregilo opera nel Paese subsahariano, avendo ottenuto la costruzione di due dighe per impianti idroelettrici (la Grand Reinassance Dam e la Gilgel Gibe III), per sfruttare un enorme potenziale energetico, al momento sfruttato solo all’1 %, secondo stime ufficiali governative. Il gruppo siderurgico Danieli, inoltre, sta costruendo, nelle vicinanze della linea ferroviaria per Gibuti, un impianto siderurgico che, a regime, produrrà 1,3 milioni di tonnellate di acciaio all’anno.

Pratica di lavoro metalmeccanico nel “AA Tegbare-id Polytechnic College”, ad Addis Abeba. Il centro è supportato dalla tedesca KFW Development Bank, da GEZ, e dal governo italiano

Ma non c’è solo l’industria pesante a investire ad Addis Abeba: anche aziende come Geox o Errea, operanti nel campo della pelletteria, hanno aperto dei loro stabilimenti nel Paese. Il basso costo del lavoro e la grande disponibilità di manodopera fanno sì che il Paese africano sia un’ottima meta ove portare i propri investimenti. Non senza alcune problematiche, però. La corruzione e l’interferenza dello Stato sono ancora pesanti e spesso le coperture finanziarie per questi grandiosi progetti di ammodernamento non sono sufficienti. Ad esempio, il gestore precedente della linea Addis Abeba-Gibuti, il consorzio padovano Consta, si è dovuto ritirare per la scarsità di finanziamenti.

La nuova cupola del nuovo Osservatorio di Entoto, ad Addis Abeba. Nell’ottobre 2013 l’Etiopia la svelato la prima fase di un programma di esplorazione spaziale (JENNY VAUGHAN/AFP/Getty Images)

Ma l’Etiopia può comunque far ricorso sia a una politica monetaria di manica larga, che ricorre spesso all’inflazione programmata (nel 2011 è stata del 40%) attraverso la stampa di moneta e può disporre di prestiti agevolati da parte dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale. E in un anno critico per l’economia italiana come il 2012 le importazioni dall’Etiopia sono cresciute del 30%, rendendo l’Italia il primo partner europeo di Addis Abeba per quel che riguarda gli scambi commerciali. E le occasioni di investimento continuano: l’ultima, tra il 20 e il 26 febbraio, è stata la 18esima “Addis Chamber International Trade Fair” in cui l’Italia, forte della sua partnership economica, ha avuto lo stand più grande

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