Ci vuole il fisico

Ci vuole il fisico

Un articolo del giornale maschile statunitense Men’s Journal racconta di quanto e di come negli ultimi anni sia cambiato il rapporto del cinema statunitense con il corpo degli attori, specialmente per i grandi blockbuster d’azione. Ai protagonisti non viene più semplicemente chiesto di essere belli e carismatici ma anche di riuscire a trasformare il proprio corpo in poche settimane per qualsiasi ruolo, con tutti i problemi che questo comporta.

Negli anni Ottanta era diverso. La regola era una sola: più grosso sei e meglio è. Basta pensare ad Arnold Schwarzenegger, che ha iniziato col bodybuilding è arrivato a vincere il titolo di Mister Universo e solo dopo — e proprio grazie al suo fisico — è entrato nel mondo del cinema. In quegli anni, però, c’erano soltanto una manciata di attori veramente muscolosi e scolpiti che si spartivano praticamente tutte le parti dei film d’azione in cui era necessario quel tipo di fisico: Sylvester Stallone, Jean-Claude Van Damme, Steven Seagal, il già citato Schwarzenegger… Tutti gli altri erano semplicemente attori in forma, decisamente non atleti e decisamente senza addominali o pettorali scolpiti. Bruce Willis, Harrison Ford, Tom Selleck, Sean Connery, ad esempio, sono bravissimi attori con bellissime facce ma — fisicamente — sono tutti molto lontani da quello che vediamo oggi al cinema.

Negli ultimi anni, infatti, le cose sono cambiate e per avere una parte in un grosso film è necessario avere il fisico giusto o essere pronti a fare di tutto per ottenerlo. Spiega Men’s Journal:
 

Gli attori oggi passano più tempo in palestra di quanto ne passino a provare la propria parte, più tempo con i loro allenatori che con i registi. Le capacità attoriali — anche quando sono accompagnate da un bell’aspetto e da un innegabile carisma — non bastano più per ottenere un ruolo in un thriller ad alto budget o in uno dei film [di supereroi] della Marvel.

Deborah Snyder, moglie di Zack Snyder e produttrice di molti dei film diretti dal marito come 300, L’uomo d’acciaio e il prossimo Batman vs. Superman, spiega che «ora ci aspettiamo che gli attori che non sono star dei film d’azione si trasformino. E ci aspettiamo che siano grossi, potenti e imponenti».

Uno dei problemi di questa pratica, naturalmente, è che si finisce per confondere il talento con la tenacia necessaria per manipolare il proprio corpo. Mark Strong, della serie AMC Low Winter Sun dice a Men’s Journal «che molti giovani attori stanno tentando di provare quanto sono bravi mostrando quanto sono in grado di lavorare sul loro corpo. È diventato quasi sinonimo di essere bravi attori». E il premio Oscar dato a Matthew McConaughey per il suo ruolo in Dallas Buyers Club per cui ha perso più di 20 chili non fa che sottolineare questa impressione.

Men’s Journal intervista anche molti allenatori di Hollywood, che spiegano che tenere gli attori fisicamente pronti è un processo continuo. Una specie di gara per mantenerli sempre abbastanza in forma da essere in grado di costruire il fisico adatto per qualsiasi ruolo anche solo in otto settimane. Il trucco, spiegano, non è aumentare la massa muscolare in pochissimo tempo ma piuttosto ridurre tutto il resto. Gli allenatori chiamano questa tecnica “lean-out” (letteralmente “sporgere”): vuol dire ridurre l’indice di massa corporea degli attori al minimo assoluto, per far uscire i muscoli giusto prima che si vada in scena. A questo punto, gli attori diventano praticamente degli atleti: gli allenatori li deidratano esattamente come fanno i campioni di boxe per raggiungere il peso necessario prima degli incontri e cambiano la loro dieta togliendo sodio e carboidrati. Tutto per raggiungere la massima definizione dei muscoli per le scene più importanti. E l’allenamento continua anche sul set:
 

Philip Winchester, della serie di film action Strike Back, ricorda di aver visto questa tecnica per la prima volta sul set di Snatch – Lo strappo: «c’erano centinaia di comparse sul set e Brad Pitt prima di ogni scena si mette lì e fa 25 flessioni. Pensavo: “perché deve fare il figo così?”». Poi Winchester l’ha capito: «Realizzai che si stava solo pompando [prima di girare], portando più sangue nei muscoli».

Un confronto facile tra i due mondi, quello degli anni Ottanta e quello di oggi, lo vediamo in Die Hard – Un buon giorno per morire, il quinto episodio della serie di Die Hard con Bruce Willis. Nel film, John McClane va in Russia alla ricerca del figlio Jack, accusato di omicidio. Da una parte, a interpretare John, c’è Bruce Willis, uno splendido cinquantenne con un fisico non poi così diverso da quello che abbiamo già visto nei primi film di Die Hard. Dall’altra, a interpretare Jack, c’è Jai Courtney, attore australiano che ha iniziato la sua carriera con la serie tv sui gladiatori Spartacus – Sangue e sabbia, in cui faceva sfoggio dei suoi addominali perfettamente scolpiti. Sono due generazioni di attori a confronto, che mostrano esattamente quanto è diventata esigente Hollywood negli ultimi anni. E se a Bruce Willis non si può certo chiedere di mostrare il fisico (nel film non c’è una singola scena con lui a petto nudo), ma al suo comprimario — che presto potrebbe diventare il protagonista dei prossimi film di Die Hard — decisamente sì.

X