Cinque motivi per tenere un diario di viaggio

Filosofia del travelogue

Perché vi consigliamo di viaggiare tenendo un diario di viaggio? I motivi sono tanti, e sensati. La cosa può apparire faticosa, perché porta via tempo (ma si tratta anche solo di qualche appunto, non prose gaddiane) e forse anche pretenziosa, perché si ispira a grandi narrazioni di viaggio della storia. Nulla di tutto questo: il diario di viaggio è una cosa pratica e molto utile. Perché? Ecco perché:

La memoria è ingannevole

Lo sappiamo tutti. Le cose si dimenticano, anche quelle molto belle. E sarà capitato a tutti di scattare migliaia di foto senza scrivere nemmeno una parola e poi, col tempo, non sapere localizzare i luoghi e contestualizzare le persone nelle immagini. E se si viaggia da soli non si ha nemmeno la possibilità di confrontarsi con altre memorie. Tutto deve essere affidato, allora, al foglio scritto. Che, del resto, se è stato usato nei secoli, forse un motivo ci sarà.

Serve come àncora durante il viaggio

Ogni percorso prevede molta fatica. Viaggiare risveglia i sensi, aguzza l’intelligenza e i riflessi, ma a un prezzo: la stanchezza, lo stress, la vulnerabilità, le malattie, la paura e la solitudine. Però dona anche meraviglia, eccitazione, lussuria, momenti di splendore e felicità. E scrivere tutte queste cose permette di districare le emozioni, dare un senso a tutto quello che si vive e articolarlo bene. È noioso dover interrompere il flusso di esperienza che si vive, ma è anche un buon modo per fermarsi e raccontarla, riflettendoci su un po’. In privato.

Un modo per conoscere se stessi

Il travelogue è perfetto: ogni diario permette di capire qualcosa di più di se stessi, ma quello di viaggio ha un potenziale enorme. Il motivo è semplice: date le nuove esperienze e difficoltà, può sollecitare pensieri e scoperte che altri, basati sulla vita quotidiana di ogni giorno, non fanno. Sulla strada si è in un momento di flusso continuo: emergono ricordi accantonati, questioni che si credevano dimenticate, problemi lasciati a fondo, progetti impegnativi, delusioni smarrite, paure impensabili, momenti di lucidità, illuminazione. In viaggio è come se il cervello lavorasse al doppio dela velocità. È un momento per approfittarne.

Per segnare tutte le informazioni utili, che un futuro torneranno appunto utili

Come si chiamava quell’hotel a Parigi? E quel ristorante a Vienna? Di chi era quella mostra in quel museo microscopico in Turkmenistan? E quella famiglia che ti ha ospitato in Marocco? Un diario è un tesoro di informazioni che possono sempre tornare utili, per raccomandarle agli amici o per, se si vuole, ritornarci a colpo sicuro (e magari vedere quanto le cose sono cambiate con gli anni, ma questa, è un’altra storia)

Tenere un diario di viaggio è il miglior esercizio di scrittura possibile

Come dice lo scrittore statunitense Paul Theroux, “Quando le persone mi chiedono cosa devono fare per diventare scrittori, non parlo mai di libri. Preferisco suggerire che devono partire”. Il viaggio, anche solo per poco, ha il potere di renderci scrittori, almeno per un breve periodo di temp, e tenere un diario è quello che può trasformare un talento potenziale in realtà. Se non succede, be’, i punti sopra sono comunque sufficienti. No? Se ne servissero altri, ce ne sono altri cinque qui.

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