Il prossimo otto agosto negli Stati Uniti uscirà Tartarughe Ninja, l’ultimo filmone di Hollywood mirato al cuore (e alla nostalgia) dei bambini degli anni Novanta ormai diventati grandi. Le Tartarughe Ninja, se lo ricordano bene i genitori di quegli anni, dal 1987 sono diventate un fenomeno di massa, generando una quantità infinita di merchandising e prodotti d’intrattenimento: dai pupazzetti ai videogiochi, dai cartoni animati alle magliette, dalla musica ai film.
Le tartarughe, però, hanno almeno 5 anni in più rispetto al loro successo mondiale e una storia che si preferisce ignorare. Perché le prime tartarughe ninja, quelle originali, erano tutto l’opposto dei mutanti buoni e simpatici che milioni di bambini si ricordano: erano cattive, violente e volgari.
Le tartarughe sono nate, quasi per scherzo, nel 1983 da Kevin Eastman e Peter Laird. Eastman ricorda così la notte in cui lui e il suo socio se le sono inventate: «era il novembre del 1983, Peter Laird e io condividevamo uno studio (il nostro soggiorno) a Dover, nel New Hampshire. Durante una notte di lavoro, tentando di far ridere Peter, feci uno schizzo di questo personaggio chiamato “Ninja Turtle” e lo buttai sulla sua scrivania. Lui rise e ne fece una sua versione, che io sviluppai ancora, disegnando a matita lo schizzo di quattro tartarughe, ognuna con un’arma diversa in mano. Lo diedi a Peter che voleva inchiostrarlo e lui aggiunse “Teenage Mutant” [Mutanti adolescenti] sopra “Ninja Turtle” [Tartarughe Ninja] come parte del logo, e tutti e due scoppiammo a ridere come matti! Il giorno successivo, guardando il disegno, decidemmo che dovevamo davvero inventarci una storia per la nascita di questi personaggi, e iniziammo a lavorare alla trama».
Quattro mesi dopo, nel marzo del 1984, Eastman e Laird fondavano Mirage Studio (studio miraggio, chiamato così perché non esisteva veramente visto che i due lavoravano nel soggiorno di Laird) e, mettendoci 700 dollari di tasca propria e chiedendone 1300 in prestito allo zio di Eastman, pubblicavano il primo numero di Teenage Mutant Ninja Turtles (ripubblicato ora in Italia da 001 Edizioni). Sono passati poco più di trent’anni e le tartarughe sono davvero cambiate parecchio.
Le tartarughe, essendo ninja, all’inizio dovevano avere dei nomi giapponesi come il loro maestro Hamato Yoshi, ma la cosa non suonava molto a Eastman e Laird. E così la scelta è ricaduta su quattro grandi artisti del rinascimento: Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Donatello. Laird ha detto a MentalFloss che «la cosa gli era sembrata abbastanza stramba da adattarsi all’idea». Questo, insieme alle armi, è praticamente l’unica cosa rimasta invariata delle tartarughe originali. Le maschere che indossavano, ad esempio, all’inizio erano tutte dello stesso colore, rosse. Il fumetto di Laird ed Eastman, d’altra parte, era tutto in bianco e nero, e la cosa era decisamente poco importante e le maschere si vedevano solo sulle copertine. La più grossa differenza con la versione delle tartarughe che è diventata famosa, però, è l’atteggiamento. Le tartarughe ninja del fumetto di Eastman e Laird erano cattive, violente, volgari e soprattutto in cerca di vendetta. Il loro maestro, a differenza di quello di tutte le tartarughe successive, non era stato trasformato in un topo gigante ma ucciso. Ninja Turtles era un fumetto underground e così si comportava. Non era roba da bambini. Non ancora.
Il fumetto delle Tartarughe Ninja non doveva avere seguiti. Ma Eastman e Laird non avevano fatto i conti col successo. Il primo volume vendette tutte e 3000 le copie della prima stampa, Eastman e Laird ripagarono i 1300 dollari presi in prestito e ne stamparono altre 6000, che andarono tutte vendute. L’ottavo numero di Teenage Mutant Ninja Turtles vendeva già 135.000 copie. Eastman e Laird erano diventati fumettisti veri. Eastman, a riguardo, dice: «penso che abbia a che fare con l’essere stati nel posto giusto al momento giusto — penso che siamo uscito con qualcosa che le persone volevano leggere in quel momento — oppure siamo stati ancora più sfacciatamente fortunati di quanto pensassimo».
Col successo arrivarono presto anche le prime offerte di merchandising. L’azienda di giocattoli Playmates Toys contattò Eastman e Laird per produrre una linea di pupazzetti basati sulle tartarughe ninja e una serie a cartoni animati. Ovviamente, per farlo, il linguaggio e l’atteggiamento delle tartarughe andava rivisto radicalmente: i giocattoli e la serie animata erano mirati a un pubblico di bambini e ragazzi tra i 4 e gli 8 anni. Eastman e Laird accettarono. Le tartarughe così persero tutti i loro elementi più trasgressivi: diventarono molto più innocue nel disegno e guadagnarono motti come «mondo pizza!», «cowabunga!» e «potere tartaruga!». In pochi anni, le tartarughe ninja diventano un brand, un marchio di successo che non si limita solamente a cartoni animati e pupazzetti, ma invade il mondo col nome di Turtlemania. Il film in uscita, ad esempio, non è il primo lungometraggio con le tartarughe protagoniste. È il quarto. Prima, negli anni Novanta, ce ne sono stati altri tre. La cosa più strana mai prodotta col marchio Tartarughe Ninja, però, è forse un tour musicale, intitolato Coming Out of Their Shells, in cui quattro attori dentro a enormi costumi da tartaruga suonavano delle canzoni a tema Ninja Turtles in giro per gli Stati Uniti. Era il 1990 e il gruppo ha addirittura partecipato a una assurda puntata dello show di Oprah.
Le nuove tartarughe ninja, però, sembrano non essersi scordate del tutto dei loro antenati. Nel film a cartoni animati del 2009 Turtles Forever, creato per il venticinquennale del fumetto, le tartarughe di tutti gli universi narrativi mai creati si incontrano per sconfiggere una volta per tutte il nemico di sempre, Shredder. Anche le tartarughe originali vengono chiamate in causa e, sempre cattivissime, sempre violentissime e in rigoroso bianco e nero, decidono di combattere fianco a fianco coi loro fratelli più giovani i veri cattivi.