L’insostenibile peso dei prezzi energetici

L’insostenibile peso dei prezzi energetici

I prezzi dell’energia nel nostro Paese sono di gran lunga superiori rispetto a quelli dei nostri maggiori partner/competitors europei. Il peso delle accise è ciò che determina in gran parte la differenza dei prezzo al consumo finale, sia per le famiglie che per l’industria (dati 2013). L’Italia si è sempre contraddistinta per una bassa intensità d’uso di energia nella produzione, sin dagli anni ’70/’80, quando la struttura industriale era decisamente più “energivora”. Sebbene l’incidenza dei costi energetici nella produzione sia spesso trascurabile rispetto al costo del lavoro, non va dimenticato che la domanda di energia, nel ramo industriale, è una domanda derivata.

L’energia è un input di produzione, e in quanto tale presenta un grado di sostituibilità o complementarietà con gli altri input, capitale e lavoro. Infatti, diversi studi empirici hanno mostrato come l’energia sia leggermente sostituibile con il lavoro e fortemente complementare al capitale. Anche una leggera diminuzione di prezzo permetterebbe perciò di utilizzare un differente mix di fattori di produzione, con effetti positivi sui prezzi dei beni prodotti e sulla loro domanda finale. Vale la pena ricordare che il nostro paese rimane il secondo produttore manifatturiero dell’Unione Europea dopo la Germania. Una politica miope in campo energetico non può che accelerare il declino della nostra manifattura, già fortemente colpita dalla lunga crisi.

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