La serie storica del Pil trimestrale è soggetta a importanti revisioni nel tempo. I due grafici mostrano l’evoluzione del tasso di crescita sul trimestre precedente, così come pubblicati nel tempo da Istat. Come si nota, uno dei trimestri più vicino all’inizio della Grande Recessione è stato soggetto a ampie revisioni, con un dato iniziale vicino a -0,3%, che poi si è via via abbassato per stabilizzarsi attorno al -0,7%, più del doppio della stima iniziale. Lo stesso, ma con dinamica inversa, si può dire per l’ultimo trimestre di contrazione, prima della flebile ripresa durata due anni.
Quali sono le cause di tali sbalzi? Si tratta di errori sistematici (ovvero: in media, le correzioni possono essere spiegate da fattori sistemici sempre uguali)? Le due fonti di revisione più importanti del Pil trimestrale sono l’aggiustamento stagionale e la disponibilità di nuovi dati, spesso utilizzati per la più precisa stima del Pil annuale, cui poi quello trimestrale viene legato con una procedura conosciuta come benchmarking. La destagionalizzazione, inoltre, puòa cambiare d’intensità durante il tempo, rendendo la stima dei parametri che permettono di ripulire la serie da fattori principalmente stagionali instabile, e soggetta a cambiamenti anche importanti nel tempo.
Ma la fonte principale di revisione è dovuta alla disponibilità di nuove fonti di dati. Il sistema di contabilità nazionale, è cosa nota, è un sistema di una complessità statistica impressionante. Le fonti utilizzate variano da dati amministrativi, a indagini campionarie specifiche sulle famiglie o imprese, senza dimenticare le tabelle settoriali input/output stimate, normalmente, con cadenza quinquennale e necessarie per calcolare il valore aggiunto in maniera corretta nei settori di riferimento. Alcune di queste fonti non sono, perciò, subito disponibili nel momento in cui i dati sul Pil trimestrale vengono pubblicati per la prima volta. Man mano che le fonti diventano disponibili, il tasso di crescita trimestrale è perciò rivisto, in rialzo o ribasso. Normalmente, tramite analisi statistiche specifiche, è possibile identificare e correggere gli errori sistematici, dovuti a procedure che in media portano, per esempio, il tasso di crescita ad essere sempre sovra o sottostimato, secondo alcune variabili note. Ciò però, come si nota dai grafici, non implica che le stime non siano comunque soggette a revisioni anche importanti negli anni seguenti la prima pubblicazione. Nel primo trimestre 2014, la crescita del Pil è stata dello -0,1%. Con questi grafici bene in mente, la probabilità che tale stima possa sconfinare ancor più in territorio negativo – o entrare in territorio positivo – sono altissime. L’incertezza nei dati è, perciò, una caratteristica da tenere sempre ben a mente, quando si tratta di stime congiunturali.