I vizi del mercato del lavoro in undici grafici

I vizi del mercato del lavoro in undici grafici

Negli scontri sulla riforma del mercato del lavoro il dibattito è sempre centrato sull’articolo 18. Eppure i problemi del lavoro sono molti: dalla precarietà agli incentivi al lavoro femminile, fino al costo dei licenziamenti. Per questo, concentrarsi unicamente sulla cancellazione dell’articolo18 per i primi anni di contratto senza fare altre modifiche ad un mercato distorto rischia di avere pochi effetti.

Ecco una raccolta di 11 grafici di Thomas Manfredi per Linktank per fare un ripasso veloce sui fondamentali nodi da sciogliere per far ripartire l’occupazione.

Il mercato del lavoro è marcato dalla precarietà. I contratti che durano un mese sono il 40% del totale dei cessati, mentre la quota di quelli più stabili non aumenta

Negli ultimi anni c’è stata una esplosione di lavoratori occasionali e, se nel 2008 la percentuale di under 40 in questa categoria era il 13,5% del totale, oggi è salita al 63,5%.

Il costo dei licenziamenti è molto elevato. Per questo, cancellare l’articolo 18 per i primi tre anni di contratto senza fare altre modifiche non basta.

Il lavoro femminile è disincentivato: nelle famiglie con due percettori di reddito e figli il modo in cui sono strutturate le aliquote marginali di fatto ostacolano il passaggio dal part time al full time per il secondo percettore di reddito.

Non solo, il sistema implicito di incentivi dato dalle aliquote, da una parte, e da detrazioni mal disegnate dall’altra, tende a scoraggiare la partecipazione al lavoro per le donne sposate il cui partner ha redditi bassi.

Infatti, il tasso di partecipazione femminile al lavoro è desolante, soprattutto nel sud del Paese.

È difficile conciliare lavoro e famiglia per le donne italiane: le maggiori mancanze non sono tanto nella lunghezza del congedo di maternità, che si assesta sulle 21settimane ma nei congedi parentali che seguono la maternità.

Più in generale, per una panoramica di come se la passano le donne al lavoro in tempi di crisi cliccate qui.

Le forze lavoro sono sotto-utilizzateSoprattutto se si fa un confronto con la media europea

I salari sono rigidi verso il basso, quindi mentre la domanda di lavoro diminuisce i salari non seguono la stessa tendenza.

Mentre aumenta la disoccupazione, le risorse per le politiche attive diminuiscono.  Rispetto al già basso livello di spesa nel picco del ciclo economico precedente (2006), nel 2011 la spesa per disoccupato è calata.

Inoltre, paradossalmente i sussidi di disoccupazione beneficiano i più “ricchi”, mentre i giovani si impoveriscono e emigrano.

L’Italia soffre della sindrome del posto a vita. Qui, come molti Paesi del Sud Europa, le persone a fine carriera hanno cambiato, in media 2,3 lavori durante la loro vita. Nel Nord Europa, si cambiano in media 4 lavori.

Il cuneo fiscale è molto elevato. Un taglio al costo del lavoro, in passato, è coinciso con un aumento dell’occupazione

I salari sono slegati alla produttività Per questo, il mercato del lavoro è distorto. 

Per un approfondimento su questo tema scaricate il nostro ebook

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter