Nessun appiglio, de Magistris dovrà lasciare

Nessun appiglio, de Magistris dovrà lasciare

Giovedì 25 settembre Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, è stato condannato a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio dal tribunale di primo grado di Roma. Motivo della condanna è l’infrazione della legge Boato, la quale prevede che per avere i tabulati telefonici di un parlamentare è necessaria l’approvazione del Parlamento. De Magistris ha violato la legge nel 2009, mentre coordinava l’inchiesta Why not. Il sindaco ha subito dichiarato che non intende lasciare l’incarico, ma probabilmente non sarà lui a dover fare questa scelta. Secondo l’articolo 11 della legge n°235 del 2012, infatti «Sono sospesi di diritto dalle cariche indicate al comma 1 dell’articolo 10 (tra queste, il sindaco, ndr) coloro che hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti indicati all’articolo 10, comma 1, lettera a), b) e c) (tra questi, l’abuso d’ufficio, ndr). È la legge Severino, balzata all’onore delle cronache dopo la condanna di Silvio Berlusconi nell’agosto 2013.

Vediamo che effetti potrebbe avere nel caso de Magistris:

1) La legge si applica non solo ai parlamentari, ma anche a tutte le cariche di Governo, alle cariche elettive regionali e a quelle degli enti locali come province e comuni (vedi de Magistris). Prima del caso Berlusconi, infatti, la legge era stata applicata per i candidati alle elezioni del 2013 e per le elezioni regionali successive all’entrata in vigore della legge, ad agosto del 2013, e aveva portato alla decadenza di 37 consiglieri, di cui 17 regionali e 20 provinciali e comunali. In seguito, anche un presidente di Provincia, Armando Cusani, era stato sospeso dopo esser stato condannato in primo grado a un anno e otto mesi. Un precedente molto simile al caso di de Magistris.

La legge si applica non solo ai parlamentari, ma anche a tutte le cariche di Governo, alle cariche elettive regionali e a quelle degli enti locali come province e comuni

2) Per il reato di abuso d’ufficio, non c’è bisogno che la condanna sia definitiva per far scattare la sospensione dall’incarico per 18 mesi. Nel caso in cui l’interessato faccia appello e lo perda, decorre un ulteriore periodo di sospensione di 12 mesi. Nel caso di de Magistris, sindaco di Napoli dal 1 giugno 2011, la sola sospensione di 18 mesi a partire da adesso durerebbe fino ad aprile 2016, alla vigilia della scadenza del suo mandato. In caso di condanna definitiva, poi, si arriverebbe alla decadenza vera e propria.

Per il reato di abuso d’ufficio, non c’è bisogno che la condanna sia definitiva per far scattare la sospensione dall’incarico per 18 mesi

3) Non è prevista nessuna votazione per far scattare la sospensione. Il provvedimento deve essere comunicato dal tribunale al prefetto, il quale, accertata la sussistenza della causa di sospensione, provvede a certificare il relativo provvedimento agli organi che hanno convalidato la nomina del sindaco. L’atto è dovuto, non c’è margine di discrezionalità. Il prefetto deve far scattare la sospensione.

Il prefetto deve far scattare la sospensione

4) In caso di sospensione, che alla luce dei fatti è quasi sicura, chi amministrerebbe Napoli? In una recente intervista al Corriere, de Magistris ha dichiarato che: «Il vice sindaco reggerà per un periodo breve, fino a quando non terminerà la sospensione, e avrà funzioni formali». questo perché «il sindaco rimane chi è stato eletto nel 2011, e cioè io fino al 2016». Secondo l’avvocato Oliviero Mazza, ordinario di procedura penale nell’Università degli studi di Milano Bicocca, la questione non è così semplice. «Nel caso in cui ci sia la sospensione, le veci del sindaco le può fare il vice dal momento in cui il sindaco è impedito, ma non nel momento in cui viene dichiarato decaduto. Nel periodo di sospensione può essere il vice sindaco a tenere formalmente l’amministrazione della città. Nel caso di decadenza no, e a quel punto bisogna andare alle elezioni. Dev’essere comunque chiaro che il vice sindaco non può agire come sostituto del primo cittadino, non può essere colui il quale svolge il mandato per conto del sindaco, perché il sindaco stesso è sospeso. Quindi, se tecnicamente è possibile che il vice sindaco faccia le veci, l’impedimento in questione è tale per cui il sindaco non può prendere nessun tipo di decisione, quindi non può comunicare al vice quelli che sono i suoi intendimenti. E allora, come si fa a pensare di lasciare all’autonoma decisione del vice sindaco per un periodo così lungo il governo di una città? Secondo la mia interpretazione, non si può. Un conto è un impedimento fisico che consente comunque al sindaco di comunicare le intenzioni al vice. Ma in questo caso l’impedimento non consentirebbe al sindaco di interloquire perché è come se fosse decaduto, seppure in via cautelare. Nella fattispecie, quindi, il prefetto dovrebbe nominare un commissario temporaneo in vista di nuove elezioni da tenersi il prima possibile».

«Il prefetto dovrebbe nominare un commissario temporaneo in vista di nuove elezioni da tenersi il prima possibile»

In tutto questo, tra l’altro, lo stesso vice sindaco in questione, Tommaso Sodano, ha un precedente penale. Il tribunale di Nola, nell’ottobre 2013, ha condannato Sodano a un anno di reclusione con sospensione della pena per aver aggredito fisicamente una vigilessa nel 2007.

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