Pippo Inzaghi, psicologo del successo

Pippo Inzaghi, psicologo del successo

Ogni essere vivente ha in sé un sistema guida tendente ad una scopo che consiste, in linea di massima, nel vivere. Nell’uomo vivere non è soltanto sopravvivenza, implica la soddisfazione di bisogni fisici, emotivi e mentali: dare risposta ai problemi, inventare, scrivere poesie, dirigere un’azienda, migliorare le prestazioni sportive, esplorare nuovi orizzonti della scienza, raggiungere una più alta pace interiore, sviluppare una personalità migliore e raggiungere il successo…

Pippo alza gli occhi dallo schermo del computer. Questa frase gli piace, il succo è tutto lì. Raggiungere il successo è un istinto primario, rapace, di ogni essere vivente. Come dormire, mangiare e segnare. Si alza dalla piccola scrivania piena di libri, piatti sporchi e confezioni aperte di biscotti Plasmon e prende una Red Bull gelata dal frigobar. Sopra la scrivania è incorniciata una foto della nazionale campione del mondo nel 2006. È l’una di notte e tutto tace, nel Centro Tecnico Federale di Coverciano. Sottil e Grosso hanno da tempo finito di giocare a biliardo nella sala della ricreazione. Gli altri studenti del corso Master per allenatori professionisti Prima Categoria UEFA-Pro 2012/2013 stanno sicuramente dormendo. Inzaghi no. Da un anno esatto ha smesso di giocare a calcio. Tra poco meno di un mese compirà quarant’anni. Nel pomeriggio si è lasciato scappare su twitter una frase che pesa come un macigno: “Mi manca il gol”. Sono venticinque giorni che vive nella spoglia stanzetta della foresteria di Coverciano e ancora non ha finito di scrivere la tesina di fine corso. Il titolo è Una mentalità per “essere” vincenti.

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Riassumendo alcuni concetti di vari autori, si può dire che vi è un rapporto molto stretto fra PSICOLOGIA e SUCCESSO, anzi l’essenza stessa dei successo sembra proprio essere la psicologia. Infatti lo scopo di questa è fondamentalmente migliorare la capacita di amare (in modo particolare nel rapporto di coppia) , la capacità di lavorare (nel nostro caso di giocare al calcio) e la capacità di avere rapporti sociali (nel nostro caso stare bene in gruppo).

Ora le sue dita scorrono veloci sulla tastiera. Pippo ha deciso di seguire il consiglio del relatore Vittorio Tubi, psicologo dello sport, e di dare alla prima parte del proprio elaborato un’impronta teorica interamente basata sui manuali di autostima e la psicologia motivazionale della gestione d’azienda. Il testo di riferimento è Scoiattoli e tacchini dell’ex allenatore di pallavolo (e guru) Gian Paolo Montali. Scosta il piattino con gli avanzi di bresaola di ieri sera e rilegge la quarta di copertina: “È possibile insegnare a un tacchino a salire sulla cima di un albero, ma per questo lavoro io preferirei assumere uno scoiattolo. In ogni azienda un manager deve misurarsi con risorse finite, e i tacchini sono statisticamente più numerosi degli scoiattoli. Il segreto del successo sta dunque nel costruire una squadra in cui i tacchini possano essere motivati, allenati, sostenuti, per andare oltre i propri limiti e raggiungere risultati che nemmeno loro pensavano di ottenere”. L’allenatore deve ispirarsi ai grandi manager d’azienda: deve mostrarsi sicuro, determinato, aggiornato, deve mostrare uno spirito vincente, consapevolezza nelle proprie capacità, deve essere fedele all’azienda, attento alle dinamiche di gruppo e soprattutto alla comunicazione con l’esterno. Pippo si chiede se a Milano apprezzeranno il suo sforzo. Adriano l’ha chiamato nel pomeriggio, non vede l’ora di leggere la tesina. 
 

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