Gli Ogm fanno paura? Tutta colpa della teoria dell’evoluzione

Gli Ogm fanno paura? Tutta colpa della teoria dell’evoluzione

Nel libro Nati per credere Vittorio Girotto, Telmo Pievani e Giorgio Vallortigara hanno mostrato che il modo in cui l’evoluzione ha plasmato il nostro cervello influenza la nostra capacità di fornire un’interpretazione di quello che ci accade. Dalla presenza di questi meccanismi deriva una nostra naturale tendenza a trovare più ragionevoli alcune teorie rispetto ad altre, favorendo inconsapevolmente quelle che meglio si conformano al modo in cui il nostro cervello cerca di spiegare il mondo che ci circonda.

Se la presenza di questi automatismi influenza in modo negativo la nostra percezione della teoria dell’evoluzione, vi sono altri ambiti scientifici ugualmente influenzati dal modo in cui il nostro cervello funziona? Una riposta a questa domanda è stata recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Trends in Plant Science da un gruppo di ricerca multidisciplinare composto da filosofi cognitivi e biologi molecolari.

se gli OGM sono potenzialmente utili, perché vengono ritenuti più credibili le posizioni anti-OGM rispetto a quelle a favore?

La domanda da cui il gruppo, coordinato dal filosofo Stefaan Blancke, è partito è legata alla avversione agli organismi geneticamente manipolati (OGM): se gli OGM sono potenzialmente utili, perché vengono ritenuti più credibili le posizioni anti-OGM rispetto a quelle a favore? Uno degli aspetti che ha incuriosito gli autori è che l’opposizione agli OGM è presente in nazioni che poco hanno in comune in termini culturali a suggerire che gli OGM possano andare a scontrarsi con qualche “meccanismo” che lavora molto in profondità nel nostro cervello.

Secondo quanto suggerito dagli autori dell’articolo su Trends in Plant Science , il primo problema potrebbe essere legato ad una sorta di essenzialismo psicologico che in modo innato ci porta a sviluppare categorie che nella forma attuale hanno la loro essenza nel DNA. Trasferire tratti di DNA può quindi essere percepito come un processo il cui risultato non è immediatamente compreso. La celeberrima fragola-pesce (l’esempio di OGM più citato in internet a dispetto della sua non esistenza) ben incarna questa situazione. Molti infatti hanno istintivamente il dubbio sul sapore che potrebbe avere una fragola con un gene di pesce, non solo perché può non essere così immediato distinguere concetti come gene e genoma o comprendere la funzione specifica del gene inserito, ma anche perché la nostra mente fatica a capire cosa possa derivare dall’unione di due oggetti che appartengono nel nostro cervello a categorie ben diverse.

La nostra mente fatica a capire cosa possa derivare dall’unione di due oggetti che appartengono nel nostro cervello a categorie ben diverse

Come ben spiegato da Vallortigara nell’articolo intitolato Unico e originale: l’essenzialismo psicologico e le due culture : «l’essenzialismo è la tendenza a pensare agli animali, alle piante, alle persone e ad altre categorie sociali nei termini di “essenze nascoste”. L’essenzialismo è l’idea per cui certe categorie di cose (le donne, le lucertole, le razze, i quadri di Gauguin…) posseggono una loro natura interna, un’essenza per l’appunto, che definisce la loro identità e spiega le somiglianze tra i membri della stessa categoria».

Come già suggerito da Vallortigara, questa nostra tendenza innata a costruire categorie può influenzare anche la percezione degli OGM perché “l’idea dell’essenzialismo psicologico è che i membri di una categoria siano tali perché condividono una qualche proprietà interna invisibile, l’essenza, che definisce la categoria stessa. I cani hanno una loro ‘caninità’ e i gatti una loro ‘gattinità’ nascosta, che è ciò che li rende diversi tra loro. Così, lo scambio di geni viene avvertito come una modificazione delle essenze degli organismi e, comprensibilmente, le persone ne sono turbate”.

«Lo scambio di geni viene avvertito come una modificazione delle essenze degli organismi e, comprensibilmente, le persone ne sono turbate»

Ma perché siamo essenzialisti se questo può portare a difficoltà nelle interpretazione di alcuni processi? Grazie a questo modo di procedere, il nostro cervello può raggruppare tra di loro oggetti simili e fare ipotesi su come potrebbero essere oggetti sconosciuti, ma che noi riusciamo a ricondurre a categorie che già abbiamo creato. Sulla base dell’esistenza di funghi velenosi, possiamo quindi stabilire che un nuovo fungo, mai visto prima e d’aspetto insolito, potrebbe essere velenoso. In questo caso l’essenzialismo potrebbe aiutarci suggerendoci di non alimentarci con il primo alimento trovato salvandoci da un possibile avvelenamento.

Quegli stessi meccanismi che Girotto, Pievani e Vallortigara hanno descritto alla base della difficoltà di fare propria la teoria dell’evoluzione (legate alla tendenza a cercare un progetto, una causa prima, un fine in tutto ciò che ci circonda) sono indicati da Stefaan Blancke come coinvolti anche nel regolare la nostra percezione degli OGM. In particolare, ad essere coinvolti sarebbero il pensiero teleologico e quello intenzionale.

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