La cartomante ci attende fuori da un bar di piazza Wagner, a Milano. Si chiama Barbara (nome di fantasia), indossa una giacca di colore blu elettrico e sotto braccio porta un libro che le avevamo chiesto di mostrarci: il titolo è La via dei tarocchi, del maestro cileno Alejandro Jodorowsky – un testo pietra miliare per addentrarsi nell’arte della disciplina divinatoria e dell’interpretazione dei simboli.
Lei è ancora “un’apprendista”, ha solo tre anni di esperienza e per il momento si ferma alla lettura dei 22 Arcani maggiori (l’intero mazzo è composto anche di 56 Arcani minori). Nella tradizione della cartomanzia gli arcani maggiori sono le carte più dense di significato. Indicano gli eventi e le azioni degli esseri umani: c’è “Il Bagatto”, un giovane uomo dietro a un tavolo sorretto da tre gambe che simboleggia l’instabilità del mondo in cui viviamo. Il Bagatto indossa un copricapo a forma di “8”, simile al simbolo matematico dell’infinito. È una carta con corrispondenza astrologica nel pianeta Mercurio.
“Il Bagatto”. “La Papessa”. 22 Arcani maggiori e 56 Arcani minori. Il libro “Le vie dei tarocchi” del cileno Alejandro Jodorowsky. È questo l’armamentario ufficiale di cartomanti e maestri dell’esoterismo
Oppure c’è “La Papessa”, una donna con in mano il libro della conoscenza. Barbara ha un rapporto quasi maniacale con questa carta: «Me la porto sempre appresso» racconta «nella borsa e poi di tanto in tanto la tiro fuori e mi metto a guardarla: quando sono ferma al semaforo o in metropolitana. Lei per me significa introspezione, studio del sé, intimità. È una carta chiusa al mondo esterno perché si sta preparando per qualcosa, è come se prendesse la rincorsa».
La nostra cartomante tira fuori un mazzo di tarocchi di Marsiglia, dispone cinque carte sul tavolo e cominciamo la “lettura”. Ci chiede di descrivere cosa vediamo dentro i tarocchi, quali asimmetrie, quali colori, che azioni stanno svolgendo i personaggi. Dopo una ventina di minuti interrompe la lettura: «Non sei concentrato. Guardi le carte ma non le vedi. Parli di te e non di loro. È meglio rimandare a un’altra volta».
«Non sei concentrato. Guardi le carte ma non le vedi. Parli di te e non di loro. È meglio rimandare a un’altra volta»
Quanti sono i milanesi che al venerdì sera, nel dopo lavoro, si rivolgono a una di queste tarologhe? Numeri certi non ne esistono ma sono tanti. Stando al Codacons – la storica associazione dei consumatori – sono 13 milioni gli italiani che ogni anno si rivolgono a maghi e cartomanti. Oltre tre milioni in più rispetto ai dati d’inizio anni duemila. Il volume d’affari per gli operatori dell’occulto vale 6,5 miliardi di euro all’anno, quasi mezzo punto percentuale di Pil. Sempre di più sono le persone che si affidano alle carte negli anni della crisi economica: molte di loro, in cambio del conforto dell’esoterismo e della possibilità di “annusare” il proprio futuro, s’indebitano. Alcuni pagano a rate, altri offrono in cambio generi alimentari con una strana forma di baratto contemporaneo.
Ma non è necessario essere un analista del Codacons o dell’Istat per farsi un’idea. Basta un giro di click in rete. “Cerco brava cartomante/veggente a Milano”, scrive Ivana su un forum online, “mi raccomando chi me la consiglia la conosca di persona ed abbia avuto effettivamente un aiuto. Sono in mobilità e non posso permettermi di gettare soldi”. Annunci del genere sgorgano dai motori di ricerca con facilità.
E se c’è la domanda c’è anche l’offerta: ecco quindi comparire online il curriculum vitae di “Sara la cartomante”, dove si vanta un’esperienza trentennale nel settore delle pene d’amore: “Sara vi leggerà il futuro proprio a Milano. Effettua personalmente i consulti dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 20. Non vi risponderà un call center o un telefono a pagamento, ma una persona amica con la quale potrete parlare di ciò che vi sta più cuore, per porre fine alle vostre angosce”.
Sono 13 milioni gli italiani che si rivolgono ogni anno a maghi e cartomanti. Tre milioni in più rispetto al 2001. Il volume d’affari è pari a 6,5 miliardi di euro
Chiediamo a Barbara se sia giusto farsi pagare per tutto questo. «C’è una corrente di pensiero che pensa sia obbligatorio farsi pagare. Ci sono dietro anni di studio e non tutti sono dei ciarlatani o dei truffatori», risponde. «Io personalmente a volte l’ho fatto a offerta libera, altre volte gratis sopratutto alle persone che conosco». Chi sono queste persone che cercano conforto nel libro della conoscenza in mano alla “Papessa”? La risposta è spiazzante: «Tutti. Studenti, classe media, casalinghe, imprenditori. Il primo approccio è sempre di repulsione ma poi arriva la curiosità, sopratutto quando spieghi che non sei una maga. So di persone che sviluppano una dipendenza nei confronti dei tarocchi o di quella particolare cartomante – anche se ne conosco poche – sopratutto donne, forse per un fatto culturale».
«Per me è una forma di psicanalisi. Carl Giustav Jung era il fricchettone della psicanalisi»
Per i puristi esistono anche dei rituali da rispettare: «Bisognerebbe togliersi gli anelli dalle dita, c’è anche chi sostiene che non si debbano mai incrociare le gambe durante la lettura». E quando chiediamo infine per quale motivo lei abbia cominciato a praticare la cartomanzia, risponde: «Per me è come una forma di psicanalisi. Se leggi i tarocchi stai interpretando i segni e la loro carica simbolica. Gli archetipi collettivi che si studiano nei libri di testo all’università».
E chiude con una battuta: «In fin dei conti Carl Gustav Jung era il fricchettone della psicanalisi».