L’Europa piange sul latte versato: calo della produzione per rialzare i prezzi

Il piano, che ha ricevuto l’approvazione della Commissione europea, apre la strada ad una limitazione temporanea della produzione di latte allo scopo di limitare l’offerta e far risalire i prezzi che sono crollati dopo la liberalizzazione del mercato

La produzione scende mentre i consumi sono in calo. Per una fondamentale legge dell’economia, quindi, i prezzi calano. Non stiamo parlando del petrolio ma del latte.

Nel corso di un convegno organizzato al Senato Francesco Pugliese, presidente dell’Adm (Associazione della Distribuzione Moderna) ha spiegato: “Nell’Europa a 28 l’aumento della produzione, fra l’11 e il 13%, si abbina a un calo della domanda, con conseguente discesa dei prezzi”.

A livello di Unione Europea, soprattutto grazie all’azione della Francia, i ministri dell’Agricoltura dei 28 paesi membri si sono messi d’accordo su un principio minimo di regolamentazione per ridare fiato ai produttori.

Nell’Europa a 28 l’aumento della produzione, fra l’11 e il 13%, si abbina a un calo della domanda, con conseguente discesa dei prezzi

Il piano, che ha ricevuto l’approvazione della Commissione Europea, apre la strada ad una limitazione temporanea della produzione di latte allo scopo di limitare l’offerta e far risalire i prezzi che sono crollati dopo la liberalizzazione del mercato e la fine delle quote nell’aprile dello scorso anno.

Una misura che da sola che non può bastare. Produttori e allevatori italiani insistono sulla necessità di introdurre un sistema per tracciare la provenienza dei prodotti. I consumatori preferiscono comprare un prodotto identificabili come italiano anche se più costoso di prodotti spacciati come italiani e arrivati, invece da chissà quale paese.

Questo è uno dei cavalli di battaglia della Coldiretti che ieri a Bari ha riunito migliaia di agricoltori che vogliono subito l’etichettatura di origine degli alimenti e che denunciano: “Chi attacca il Made in Italy attacca l’Italia”.

A Bari c’era anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina che ha detto: “Sulla battaglia dell’etichettatura ci giochiamo un fattore di competitività del nostro Paese”. Anche in questo caso, però, bisogna passare da Bruxelles. E L’Italia sembra essersi mossa in ritardo. Il perché lo spiega il deputato di Conservatori e Riformisti, Nuccio Altieri che sta seguendo da vicino la vicenda. “Alla Francia è già stata data l’autorizzazione dalla Commissione europea sulla base di un regolamento comunitario del 2011 entrato in vigore il 13 dicembre del 2014 che consente ai singoli Stati membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole in merito alla rilevanza delle dicitura di origine”, spiega Altieri a Linkiesta.it. Per Martina bisogna seguire il governo di Parigi e “sviluppare un quadro di alleanze”. Potevamo muoverci prima, segnala Altieri. “Perché dobbiamo rassegnarci all’evanescenza del governo Renzi quando si tratta di tutelare il ‘made in Italy’ di qualità in un momento così difficile per l’economia del nostro Paese?”

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