CalabrialI più grande mosaico della Magna Grecia affonda in mare, anche se i soldi ci sono

Il mare sta portando via l’antica città ellenica di Caulonia. I soldi per la messa in sicurezza sono arrivati quasi due anni fa. Ma in questi giorni si sta ancora discutendo il progetto

L’antica città ellenica di Caulonia, nella marina di Monasterace, Reggio Calabria, sta affondando pezzo dopo pezzo nello Ionio. Qui, nell’estate del 2013, venne scoperto il più grande mosaico della Magna Grecia. E sempre tra questi resti, venne rinvenuta la tavola di bronzo col testo più lungo in alfabeto acheo. Un gioiello, che il mare si sta portando via. Nonostante, ormai da quasi due anni, il ministero dei Beni culturali abbia stanziato 700mila euro per la salvaguardia completa del sito. I soldi, non solo non sono stati ancora spesi, ma non è stata ancora neanche indetta la gara per l’aggiudicazione dell’appalto. Intanto il tempo passa, il mare avanza. E passeggiando sulla spiaggia si possono portare a casa pezzi e “ricordini” dell’antica città. Mentre i mosaici di cui tutti il mondo ha parlato giacciono coperti da teli neri.



Dopo la prima tranche di 300mila euro, stanziati da Roma a febbraio 2014 per un primo intervento di messa in sicurezza straordinario, a luglio 2014 è arrivato l’annuncio del finanziamento di altri 700mila euro. Da allora, nulla si è mosso. Dopo i primi crolli, sono stati fatti in piena emergenza solo i lavori di messa in sicurezza su un tratto di 150 metri nella zona del tempio, ma con una copertura di pietre ingabbiate che mal si adatta al contesto.

Il finanziamento da 700mila euro, invece, è rimasto fermo, in attesa che dalla Direzione regionale per i beni culturali calabrese, dipendente dal Ministero, si dia il via alla gara d’appalto. Con la riforma voluta dal ministro Dario Franceschini, sono i dirigenti stessi del Ministero che ora rispondono del sito, mentre la tutela è stata sdoppiata tra i funzionari della Soprintendenza archeologica e i dirigenti del parco, complicando (non poco) il quadro e i passaggi burocratici.



Il progetto per la messa in sicurezza, firmato dalla ex Soprintendete per i beni archeologici per la Calabria, Simonetta Bonomi, che a febbraio 2015 è stata trasferita a Padova, verrà presentato nella conferenza dei servizi il 9 marzo per essere messo ai voti. «Se il progetto passa così com’è, bandiremo la gara», dice Salvatore Patamia, responsabile degli affari generali della Direzione per i beni culturali. Perché aspettare così tanto tempo? «Questa è una bella domanda», risponde. «In questi mesi abbiamo fatto diversi solleciti, ma si tratta di lavori complessi che hanno richiesto molte consulenze, soprattutto per le opere marittime».

Intanto, in attesa che qualcosa si muova, «il mare ha tirato via un po’ di costa, arrivando fino ai resti», spiegano dalla Soprintendenza ai beni archeologici della Calabria. Porzioni di terreno sono crollate, anche quelle a ridosso dei preziosi mosaici. E «parte della duna più a Nord ha continuato a franare, mentre in spiaggia molti prendono ancora quello che viene giù dalla città», racconta l’archeologo Francesco Cuteri, che per anni a Caulonia ha condotto le campagne di scavi volontari. Perché qui di finanziamenti pubblici per far emergere colonne e i mosaici non ne sono mai arrivati. «C’è un fronte aperto verso il mare», dice Cuteri, «l’erosione sta continuando verso l’area archeologica e verso le mura delle città». Un’invasione dal mare dell’antica Kaulon, mentre i soldi stanziati per salvarla poltriscono. Di turisti, manco a dirlo, non si vede neanche l’ombra.

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