Tante teste da mettere in connessione: così il coworking fa crescere le aziende

La condivisione degli spazi crea una vera e propria community che condivide momenti diversi, dalla formazione agli eventi. Per le piccole imprese questo nuovo approccio al lavoro è davvero utile

Perché un imprenditore dovrebbe decidere di creare o spostare la sede del suo business in uno spazio di coworking? Non è una cosa per freelancer, che così escono dalla solitudine del lavoro in casa e si ritrovano tra loro?

Se poi l’azienda è già avviata, magari con collaboratori, per quanto stimolante possa sembrare l’idea, spaventa che la scelta venga percepita come “una retrocessione”. E anche a noi: abbandonare il nostro regno, quel posto oggetto tangibile di quello che abbiamo costruito negli anni, appare un po’ come “non riesco a farcela e devo fare un passo in dietro”. Fortunatamente subentra la razionalità che mette da parte i sentimentalismi e inizi a valutare l’idea seriamente. Questo è quello successo a me.

Oggi posso dirmi felice e fiera della mia scelta, non tornerei più indietro, ho avuto solo enormi benefici, culturalmente e come persona sono cresciuta, mi confronto molto di più, lavoro in un ambiente più confortevole, piacevole (anche l’occhio vuole la sua parte)che mi mette di buon umore e vado in ufficio più felice.

Il coworking è una condivisione di spazi professionali adatto a tutti: freelancer, imprenditori, startupper, dipendenti di piccole e grandi società

Il coworking è una condivisione di spazi professionali adatto ai freelancer (che sono la maggioranza) ma anche a imprenditori, startupper, dipendenti di piccole e grandi società che vivendo lontano dalla sede aziendale scelgono il coworking vicino a casa, dove possono svolgere le stesse mansioni che in azienda. In questo caso possiamo parlare di un “telelavoro” evoluto, in quanto il lavoro da casa non è mai decollato completamente, anche perché stare soli limita gli spazi mentali. Il coworking offre invece un ambiente stimolante e porta con sé un nuovo approccio al mondo del lavoro, mettendo al centro la collaborazione e la contaminazione.

Siamo un popolo di imprenditori individualisti, abbiamo bisogno di imparare a rapportaci agli altri

Il nostro paese è fatto da micro e piccole imprese, che sappiamo essere eccellenti, ma la loro dimensione ridotta limita parecchio le possibilità del mercato. Per questo credo molto nel “mettersi” insieme e fare delle cose che soli non riusciremmo a fare, un modo per diventare “grandi” senza snaturarsi, superando i limiti oggettivi di un’impresa costituita da poche unità e per imparare a operare sullo stesso progetto con altre aziende, collaboratori e freelancer.

L’epoca della condivisione e della collaborazione porta vantaggi per tutti; avere oggi tutte le figure necessarie all’interno della stessa realtà è impensabile per costi e competenze, potersi avvalere di collaboratori che all’occorrenza possano lavorare con noi sui progetti invece non solo ci consente di rispondere in modo puntuale e professionale alle esigenze dei clienti, ma anche di conquistare clienti più grossi o gestire progetti importanti, che altrimenti non avremmo la capacità di affrontare. Il mercato richiede competenze sempre più eterogenee e qualificate, che oltretutto cambiano continuamente. È impossibile avere tutte le competenze necessarie all’interno dell’azienda e pensare di poterle “sfruttare” nell’arco di tutto l’anno lavorativo, vista anche l’imprevedibilità della domanda.

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