Charles Peguy ha raccontato la storia di un uomo che, nel medioevo, si reca a piedi a Chartres e per la strada ne incontra un altro che fa il più duro dei mestieri: quello del carneade. “Che vita da cani”, gli dice costui, “Esposto alla pioggia e al vento, alla grandine e al sole, faccio un lavoro ingrato. La mia vita è zero. Non merita di chiamarsi vita”. Un po’ più lontano, lo stesso uomo incontra un altro carneade, che ha un atteggiamento completamente differente. “È vero, è un lavoro duro”, gli dice, “ma è pur sempre un lavoro. Mi permette di dar da mangiare a mia moglie e ai miei figli. E poi sono all’aria aperta, vedo passare gente, non mi lamento. Ci sono situazioni peggiori della mia.” Infine un po’ più in là, l’uomo incontra un terzo carneade che, guardandolo negli occhi, gli dice: “Io costruisco una cattedrale”.
J.-C. Carrière, Il segreto del mondo
Josip Posaveć, portiere, Palermo
Slanciato bambino volante croato, proviene dalla squadra che negli ultimi anni rifornisce di giovani talenti il Palermo di Zamparini: il Nogometni Klub Inter Zaprešić. Nasce a Varaždin sul confine sloveno dove trascorre un’infanzia tranquilla nella terza città più ricca del paese, vicino alla quale si trovano alcuni tra i resti meglio conservati dell’uomo di Neanderthal. Al compimento dei 10 anni comincia la sua carriera calcistica nel Milengrad 2005 Budinščina, che prende il nome da un castello costruito dai Tartari nella regione. A 12 anni, quando ancora teme il bus del ritorno che attraversa la contea verso la casa dei genitori, vicino al confine sloveno, si trasferisce al Tondach Bedekovčina, in un insediamento ancora più piccolo sempre nella zona. Da lì, a 14 anni, finalmente spicca il volo verso l’Inter Zaprešić, dove si mette in luce subendo la bellezza di 34 gol in 25 presenze: i primi 4 li incassa quando la squadra milita nella seconda serie, ma giocando solo 5 partite. Gli altri 30 sono frutto della promozione a titolare che gli vale 20 presenze nella prima divisione e la convocazione nelle varie categorie giovanili della nazionale croata. Vuoi perché Zaprešić si trova sul ramo A del decimo corridoio paneuropeo, che collega Graz, Maribor e Zagabria, vuoi perché l’inno del calcio croato è stato composto dai Connect, un gruppo hip-hop di stanza nella cittadina, gli osservatori del Palermo non hanno potuto non farsi ammaliare dal profumo di campioni che si respira al Nogometni Klub Inter. O più probabilmente erano di passaggio tra Graz e Zagabria tra una settimana bianca e una gita a Medjugorje per scongiurare l’ennesimo esonero da parte del presidente. In odore di santità (aroma che contraddistingue i cadaveri).