Quando il calcio attende il Salvatore di Gennaio

Vecchi arieti o giovani promesse. Il calciomercato di gennaio partorisce sempre la speranza di un Salvatore: le loro storie, di successo o di fallimento

Il natale arriva e lascia vittime sepolte ogni anno nell’erba finta del presepe.

Carta regalo strappata con violenza, spiegata con metodo, da dita esperte, avide di attenzioni, tensione senza curiosità, gesti compulsivi e concentrazione su come mascherare la propria delusione di fronte all’ennesimo maglione marrone, allo sciarpone vinaccia, bello caldo, cento per cento acrilico. Eppure, di fronte ai risultati negativi, ai bilanci in rosso, alle sconfitte reiterate, ai moduli che cambiano freneticamente senza che nessuno riesca a trovare il bandolo della matassa, ecco che puntualmente nasce il bambinello, il Salvatore. Al suo fianco, accosciati, il padre-allenatore e la madre-moglie-agente che presentano il nuovo arrivato. Alle loro spalle, la squadra, gli animali, il bue, l’asinello e chissà quante altre bestie ignorate dai racconti frammentari degli evangelisti e degli apocrifi. Simboli di una società contadina, abitudinaria, forte ma non abbastanza da potersi salvare da sola.

C’è bisogno di un grande acquisto. Il Presidente sornione tra le nuvole apre il portafogli e concede il nome alla piazza, nella speranza che serva, che almeno questo possa placare i tifosi. I tifosi infatti arrivano, a frotte. Li si vede nel presepe: il pescatore, il calzolaio, i pastori imberbi, le ancelle, la povera gente, la pancia del popolo, senza distinzione di sesso, età, conto in banca. Tutti a vedere il nuovo acquisto. I pastori continuano ad affollare la radura davanti alla grotta, i parenti riempiono la sala di profumo e sacchettate di regali. Foto, luci a intermittenza, carta crespa che simula montagne, cespugli, natura finta. La scenografia fittizia è ideale per rinnovare qualcosa di vecchio, ogni anno.

Arriva anche la stampa, un po’ in ritardo, che segue la stella cometa. E quando ormai la notizia è già moda ecco che arrivano i Magi, a portare i doni, l’adulazione, il tu informale, la provocazione. La squadra è in zona retrocessione, lo si poteva prevedere, lo si poteva temere, lo si poteva evitare. Ma tant’è, ora è lì e qualcosa bisogna fare nella cosiddetta finestra del mercato di gennaio. Serve proprio un Salvatore per raggiungere l’insperata Salvezza.

Solo che non si vede bene. Sarà la luce della notte dei tempi, troppo bassa per i tempi. Non si riesce a capire chi sia questo Salvatore. Bello o brutto? Biondo o moro? Vero o falso? Perché il presepe sarà anche perfetto, ma l’erba è finta, il laghetto è un’allusione filosofica, in realtà è solo un pezzo di carta stagnola, e il padre-allenatore non è il vero padre (e non è detto che sarà il suo allenatore per tutta la stagione). È putativo, dalla notte dei tempi. Troppi dubbi dietro quella maglietta mostrata ai pastori, troppo buia la notte, troppo misteriosa. Aspettiamo di vederlo in campo, questo Salvatore, e vediamo che faccia ha davvero.

E se salvezza sarà.

Continua a leggere su Valderrama

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter