Brexit e la scelta che il Labour deve fare
La scorsa settimana il quotidiano britannico, The Guardian, ha dedicato molti editoriali ai negoziati sulla Brexit e, soprattutto, alla presa di posizione del Partito Laburista.
La redazione del quotidiano afferma che il Governo e l’opposizione non dovrebbero scartare a priori delle soluzioni che potrebbero rivelarsi vitali per l’economia britannica. In particolare, gli autori sostengono che “non esiste un modello prestabilito su cui basare il futuro rapporto tra Regno Unito e Unione europea”. Durante il fine settimana, in un’intervista rilasciata alla BBC, Corbyn aveva sostenuto che lasciare l’Ue equivale ad abbandonare anche il Mercato Unico Europeo (Mue). Tuttavia, la redazione del The Guardian contraddice il leader del Labour.
Sulla stessa linea si schiera anche Polly Toynbee. L’editorialista inglese dichiara che la posizione di Corbyn non è soltanto “tecnicamente erronea”, ma rischia anche di essere una scelta sbagliata da un punto di vista tattico e strategico. Secondo un recente sondaggio, 8 sostenitori del Partito su 10 voterebbero a favore della permanenza del Regno Unito nel Mercato Unico. Inoltre, l’autrice sostiene che “un futuro governo guidato da Corbyn avrebbe infinite possibilità di vedere approvate delle riforme sociali radicali “ pur rimanendo nel Mue.
Entrambe le osservazioni sono nate in reazione a un precedente articolo pubblicato sullo stesso giornale da Barry Gardiner, Ministro ombra al Commercio. Gardiner afferma che “i Laburisti hanno ragione nel sostenere che il Governo debba concentrarsi sulla sostanza piuttosto che sulla forma. L’importante non è cercare di adattare i requisiti politici ed economici a organismi inappropriati come il Mue o l’Unione doganale europea, bensì trovare un accordo ad hoc funzionale agli interessi in gioco”.
Le prime difficoltà del Presidente francese
Dopo che un sondaggio francese ha rivisto al ribasso le percentuali di sostegno al neo-eletto Presidente da parte dell’opinione pubblica francese, il dibattito intellettuale si è focalizza sulle prospettive future di Macron.
Su Politico, Dalibor Rohac sostiene che il leader del movimento politico, La République En Marche (Lrem), potrebbe cadere in quella che definisce “la trappola di Sarkozy”, vale a dire una situazione molto simile a quella vissuta dall’ex Presidente conservatore, Nicolas Sarkozy, 10 anni fa.
Difatti, dopo un inizio di legislatura senza problemi, Sarkozy si ritrovò presto a fronteggiare una riluttanza – profondamente radicata nell’animo della società francese – a qualsiasi riforma economica, politica e costituzionale. Di conseguenza, Rohac invita Macron a sfruttare il momento politico ” straordinario”, il vento del cambiamento, la finestra di opportunità che sono scaturiti dal suo successo elettorale. L’obiettivo primario? Portare avanti, il più rapidamente possibile, la riforma del mercato del lavoro annunciata durante la campagna elettorale.
Un punto di vista critico riguardo la politica di Macron è apparso sulle pagine di Mediapart. Romaric Godin afferma che, in fin dei conti, le solite politiche di austerità hanno preso il posto degli slogan “né di sinistra né di destra”. Riferendosi alla campagna elettorale di Macron, Godin sostiene la scomparsa delle politiche neoliberali non è stata altro che un’illusione.
In un’intervista pubblicata su IRIS, Christian Odenhahl adotta una posizione diversa riguardo i recenti tentativi di riforma del Governo francese. L’autore sostiene che Macron sia interessato a ristrutturare l’economia nazionale per poter vincere il braccio di ferro sul fronte europeo con il Cancelliere tedesco, Angela Merkel. In altre parole, Macron deve dimostrare un impegno riformista interno per convincere Merkel a cambiare la governance in Europa.
Tra la trappola dell’inflazione e lo scenario “Macroneconomico”
La prospettiva economica dell’Europa continua a essere uno dei principali argomenti di discussione tra editorialisti e intellettuali nel Vecchio Continente.
Su Social Europe Daniel Gros sostiene che la Banca Centrale Europea (Bce) sia entrata in una sorta di “trappola della liquidità”. L’autore afferma che, nonostante l’economia stia recuperando e, sebbene i tassi di crescita siano rientrati nella norma, la Bce non rinuncerà alla politica monetaria espansiva. Perché? L’inflazione non ha ancora raggiunto il target ufficiale del 2%. Ciò dipende soprattutto dal fatto che i target di misurazione dell’inflazione vengono calcolati sulla base di una media degli indici dei prezzi dei diversi Paesi dell’Eurozona. Secondo Gros, la Bce dovrebbe comunque abbandonare le politiche monetarie di emergenza poiché ingiustificate.
Sullo stesso sito, Anatole Kaletsky si focalizza invece sulle future politiche economiche della Francia e su ciò che definisce, con un gioco di parole, come una potente “rivoluzione macroneconomica”. Innanzitutto, Kaletsky discute le insidie insite nel fondamentalismo del mercato e delle connessioni tra quest’ultimo e l’ondata populista. Poi, l’economista argomenta che, a dieci anni dalla crisi finanziaria, si potrebbe assistere a un nuovo “strano” mix di politiche economiche. Secondo Kaletsky, sia in Germania che nel resto dell’Europa sta nascendo un consenso per combinare politiche redistributive-progressiste, da un lato, e liberiste-conservatrici, dall’altro.
Traduzione dall’originale inglese a cura di Federica Vanzulli