Divide et impera. Fin dai tempi di Filippo il Macedone, probabilmente anche da prima, il mondo è stato governato con questa tecnica politica, che consiste nel dominare i popoli creando al loro interno lotte e conflitti che impediscono alle singole persone e ai gruppi di coalizzarsi tra di loro, per avere la meglio sul dominatore.
Dividere è il modo migliore per polarizzare interessi, finalità, obiettivi e per generare conflitti: bianchi contro neri, uomini contro donne, guelfi contro ghibellini, ricchi contro poveri, potenti contro miserabili… le vie della polarizzazione sono pressoché infinite e non c’è causa che non possa essere perorata e vinta, grazie a questo metodo. Un vecchio adagio recita anche: tra i due litiganti il terzo gode; ed è assolutamente vero. Se volete andare in vacanza in montagna, non c’è niente di più semplice che far litigare vostra moglie e vostra suocera tra un soggiorno al lago e uno al mare, cosicché per non far vincere l’altra esse alla fine convergeranno sulla vostra posizione.
Oggi vediamo gli effetti della polarizzazione in politica, nella cultura, nella società, ma soprattutto nel pensiero di ciascuno di noi, che da questo vero e proprio cancro è limitato come da una pesante zavorra.
L’essere umano vive infatti di una perenne e irresolubile contraddizione: da un lato noi tutti tendiamo a vedere le cose in bianco e nero, cercando una verità assoluta che ci possa portare a dire un Sì o un No convinti, irrevocabili e definitivi; dall’altro, però, molto più che qualunque altra creatura vivente siamo portati a vedere le infinite sfumature del mondo, i suoi eterni distinguo, i se e i ma con i quali non si fa la storia, ma che ci dovrebbero proteggere e tutelare proprio dalla polarizzazione e dal pensiero unico.
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