Da parola d’ordine nei convegni a priorità di investimento: sulla “formazione” o “re-training” dei lavoratori delle industrie italiane è in corso una grande e silenziosa trasformazione. C’entrano gli incentivi previsti dalla legge di Bilancio 2018, dopo qualche oscillazione: 40% di credito di imposta su investimenti in formazione relativi all’industria 4.0, fino a 300mila euro (quindi per spese fino a 800mila euro) e con un plafond di 250 milioni di euro. Una misura che si accompagna ai soldi messi per gli Istituti tecnici superiori (Its): 10 milioni di euro per il 2018, 20 milioni per il 2019 e 35 milioni per il 2020. Ma con il fermento attuale c’entra soprattutto la consapevolezza che senza investimenti sulle competenze fatti oggi il conto domani sarà salato per tutti, aziende e lavoratori.
Un esempio vale più di mille discorsi: la Bonfiglioli, una delle più note “multinazionali tascabili” del settore dell’automazione italiana, ha annunciato il programma “Bonfiglioli Digital Re-training”. Lo ha messo a punto con Porsche Consulting, con la collaborazione della Regione Emilia-Romagna e la benedizione del sindacato Fiom. Di che si tratta? La società lo definisce «il primo progetto in Italia di sinergia tra Industria, Territorio ed Istituzioni Sindacali per riqualificare chi già lavora e dotarlo delle nuove competenze digitali, traendo così vantaggio dai cambiamenti offerti dall´Industria 4.0». Quello che colpisce è l’ambizione del progetto, che fa parte di un investimento complessivo triennale sul territorio emiliano del valore di 130 milioni di euro, tra cui è previsto il nuovo stabilimento Evo di Calderara di Reno da 60 milioni. Si partirà con un primo nucleo di 15 formatori ma in seguito sarà coinvolta tutta l’azienda. Soprattutto, e qui viene il business, tra le persone formate a regime saranno inclusi i partecipanti esterni facenti parte del mondo del lavoro interinale. Chi impara a formare i propri dipendenti, lo farà anche per gli altri.
Non che sia il primo caso del genere. Le “Academy” delle industrie, soprattutto nel campo della meccanica, sono diverse (ne abbiamo parlato anche qui). Tra le più note ci sono la Carraro Academy e le scuole dei colossi tedeschi Festo, Pilz e Siemens. Quest’ultima a Piacenza ha il grosso centro di formazione chiamato Tac e conta un ampio programma di formazione nelle scuole e di collaborazione con le università. La Bosch ha organizzato un master di alto apprendistato con il Politecnico di Milano e il Cefriel; l’italiana Comau un master di secondo livello con il Politecnico di Torino, oltre a un ambizioso programma di educazione nelle scuole, anche grazie al robot industriale low cost E.Do. La Cisco Academy ha già formato 60mila studenti delle superiori e ha accelerato dopo un protocollo firmato con il ministero dell’Istruzione (Miur). Totalmente sul pezzo sono la Tag Innovation School di Talent Garden e Quanta.
Sulla “formazione” o “re-training” dei lavoratori delle industrie italiane è in corso una grande e silenziosa trasformazione. C’entrano gli incentivi previsti dalla legge di Bilancio 2018, dopo qualche oscillazione. Ma c’entra soprattutto la consapevolezza che senza investimenti sulle competenze fatti oggi il conto domani sarà salato per tutti, aziende e lavoratori
La fiera Sps
Ma c’è molto di più, spesso poco noto alle cronache. Per tutti questi motivi la prossima edizione della fiera Sps Ipc Drives – Automazione e Digitale per l’industria, sarà incentrata principalmente sui temi formativi. La fiera – organizzata da Messe Frankfurt e sorella della fiera Sps di Norimberga – si terrà a Parma dal 22 al 24 maggio 2018. Nella presentazione milanese, il 14 dicembre, la vice presidente Marketing and event di Messe Frankfurt, Francesca Selva, è stata chiara: «Le iniziative delle imprese, con le loro Academy, e delle associazioni di categoria si sono moltiplicate. Quest’anno chiederemo a tutte le associazioni di essere presenti con i loro progetti formativi».
Il presidente di AIdAM, associazione italiana di automazione meccatronica, Michele Viscardi, ha annunciato che saranno portati dei “dimostratori di tecnologia”. «Sps non è solo una fiera, è un evento dove si potrà vedere come può essere una fabbrica contemporanea», ha detto Viscardi, che guida la Cosberg, una delle più note società di meccatronica italiana. «Oggi però – ha continuato – nelle fabbriche c’è una grave mancanza di competenze. Mancano sia le nuove che le vecchie competenze. Per questo con AidAM abbiamo siglato un accordo con il Miur per entrare negli istituti tecnici con un programma di formazione. Ci sarà un progetto pilota con due Its (istituti tecnici superiori, ndr) che si estenderà poi a tutta la nazione».
Un’altra associazione di categoria, Assofluid, punta sulla certificazione delle competenze come mezzo per colmare le mancanze nelle “skill” richieste. «Stiamo cercando di codificare le conoscenze, in collaborazione con l’associazione di categoria europea Cetop – ha detto il presidente Domenico Di Monte -. Si tratta di identificare quali competenze debbano avere le figure aziendali ma anche le varie academy aziendali, istituti ed enti formativi. Noi abbiamo per ora certificato le prime 15 strutture, per un totale di mille studenti, grazie a un protocollo di intesa con il Miur». L’associazione ha anche creato un osservatorio con il Politecnico di Milano, che ogni anno si concentra su determinati settori industriali.
Uno dei temi più sentiti è il coinvolgimento di aziende medie e piccole in queste dinamiche. Secondo Fabrizio Cattaneo, segretario dell’associazione Assiot, «il nostro ruolo è stimolare soprattutto le aziende più strutturate, perché sono quelle quelle più attive e possono coinvolgere tutta la filiera», ossia i fornitori e clienti delle imprese maggiori.
A riassumere i concetti pensa Fabrizio Scovenna, presidente Anie Automazione: «Il Piano Calenda ha avuto successo: secondo uno studio di Kpmg il 48% delle imprese industriali avrebbe fatto investimenti ridotti senza il Piano Industria 4.0. Il 6% non li avrebbe fatti del tutto. Ma ormai le imprese hanno capito che fare acquisti di macchinari non porta da alcuna parte senza una riorganizzazione aziendale. Bisogna cambiare la base tecnologica, riorganizzare le funzioni, passare dai progetti pilota alla vera fase esecutiva e colmare le competenze, aprendosi anche alle collaborazioni esterne».
«Il Piano Calenda ha avuto successo: il 48% delle imprese industriali avrebbe fatto investimenti ridotti senza il Piano. Il 6% non li avrebbe fatti del tutto. Ma ormai le imprese hanno capito che acquistare macchinari non porta da alcuna parte senza una riorganizzazione»
Le mostre
Tutti questi ragionamenti si tradurranno in spazi espositivi. In un’area chiamata “4.it dal saper fare al machine learning” saranno presentate dall’AidAM soluzioni di assemblaggio, robot e sistemi di visione con una particolare attenzione all’integrazione dell’automazione.
L’esposizione sarà la prosecuzione della mostra Know How 4.0, il progetto – già rodato negli anni passati e curato dal docente del Politecnico di Milano Giambattista Gruosso -. I visitatori della fiera potranno vedere, toccare e capire le prime realizzazioni in linea con i concetti di Industry 4.0, ampliato con applicazioni dedicate al mondo della Robotica e Intelligenza Artificiale.
Ci sarà poi un’area dedicata alla formazione – “Fare cultura 4.0” – con la presenza e il coinvolgimento di Istituti Tecnici e Università, Incubatori e Start Up, Digital Innovation Hub, Ordine degli Ingegneri e Competence Center (anche se, va detto, il tema dei competence center è quello su cui è più indietro il piano Industria 4.0). In quest’ambito studenti universitari e dottorandi selezionati dagli istituti formativi stessi (SPS Angels), verranno ospitati e invitati a far emergere il proprio punto di vista rispetto alle tecnologie più innovative presentate in fiera. A tutto ciò si aggiunge l’impegno delle associazioni di categoria partner dell’evento – Anie, Assofluid, Aidam, Assiot, Anima – che saranno nell’area della Cultura 4.0 con progetti dedicati e desk informativi.
Un’altra novità della fiera è un concorso per far emergere chi su queste tematiche si è già portato avanti. In collaborazione con Sps Italia, Porsche Consulting lancerà a Parma l’iniziativa “Porsche Consulting Digital Transformation Contest”. Possono partecipare, in due categorie separate, Pmi e grandi imprese. Primo premio: 20mila euro
Il contest
Un’altra novità della fiera è un concorso per far emergere chi su queste tematiche si è già portato avanti. In collaborazione con Sps Italia, Porsche Consulting lancerà a Parma l’iniziativa “Porsche Consulting Digital Transformation Contest”. Lo scopo è appunto promuovere e contaminare un network virtuoso di aziende in grado di condividere esperienze ed ecosistemi tecnologici a supporto delle decisioni strategiche.
Il contest è finalizzato a premiare e dare visibilità sia alle grandi aziende che alle Pmi che si distingueranno in questo percorso. I vincitori avranno la possibilità di confrontarsi direttamente con la casa automobilistica, che affiancherà inoltre i vincitori con una consulenza strategica del valore di 20.000 euro.
Il tradizionale premio Sps Awards sarà invece intitolato a Roberto Maietti, storico consulente di Messe Frankfurt Italia e punto di riferimento professionale e umano del mondo dell’automazione italiana, scomparso lo scorso novembre.