I Pir sono la passione degli investitori italiani ma i rischi sono tutti sul tavolo

Si prevedevano sottoscrizioni in cinque anni per 16 miliardi, ora le attese sono di oltre 50. Attenzione, però: nonostante la tassazione agevolata i Pir presentano numerose rigidità e spesso lo sgravio fiscale finisce nelle tasche degli intermediari sotto forma di maggiori costi

GIUSEPPE CACACE / AFP

I Piani Individuali di Risparmio, o Pir, hanno avuto un successo enorme. Al momento dell’introduzione dello strumento da parte del governo, Assogestioni stimava una raccolta intorno ai 16 miliardi alla fine del quinto anno. Adesso aspettative sono state riviste al rialzo: i Pir hanno raccolto 10 miliardi nel 2017 e le previsioni parlano di 50 miliardi entro il 2021. La motivazione è principalmente legata allo sconto fiscale di cui usufruisce chi mantiene l’investimento per più di 5 anni. Mentre il vantaggio per il sistema è quello di indirizzare il risparmio verso le piccole e medie imprese italiane con il risultato di stimolare l’economia nazionale.

Tuttavia i Pir presentano numerose rigidità e spesso lo sgravio fiscale finisce nelle tasche degli intermediari sotto forma di maggiori costi.

La principale rigidità è la concentrazione del rischio sul sistema finanziario italiano. Se le stime di Assogestioni saranno confermate per quanto riguarda gli investimenti sui segmenti diversi dal FTSE MIB, l’afflusso di capitali attribuibile ai Pir si aggirerà tra il 5% e il 10% del flottante entro fine anno. Se guardiamo ai segmenti delle piccole imprese come l’Aim il flottante derivato dall’investimento in Pir arriva a superare il 26% del flottante. È presto per parlare di “bolla” ma sicuramente è lecito chiedersi quanto gli investitori, specialmente quelli retail, saranno in grado di sopportare la probabile volatilità.

C’è poi il problema dei costi. Una ricerca di AdviseOnly ha calcolato che basta una commissione intorno al 2,3% per far evaporare il vantaggio fiscale legato al Pir rispetto ad altri prodotti. Se si considera il prodotto Pir più collocato, per fare un esempio, la commissione di performance è vicina al 2 per cento.

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«Il fatto che i prezzi dei titoli delle piccole e medie imprese siano guidati dai flussi (incentivo fiscale) e non dai fondamentali non ci lascia dormire sonni tranquilli. Mentre i fondamentali pongono una seria base per le valutazioni azionarie nel medio periodo, i flussi si possono invertire»


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