È praticamente impossibile tirare fuori una parola di preoccupazione a Wolfgang Marzin, presidente e Ceo di Messe Frankfurt GmbH, fiera di Francoforte le cui origini si possono far risalire fino a 777 anni fa. Presente da molti anni anche con fiere in Italia (sull’automazione, con Sps Italia, sul telecontrollo e sulla cybersecurity, per citare le più note), la fiera è una multinazionale in continua espansione dalle Americhe all’Asia. Per questo, di fronte alle crescenti pressioni protezionistiche che si avanzano dagli Stati Uniti, ma anche di fronte alle ambizioni egemoniche della Cina, si potrebbe pensare che qualche preoccupazione emergesse dai vertici della società. L’ottimismo, invece, è la cifra di un manager fortemente convinto che le fiere abbiano un futuro. Anche al tempo dei social network e della telepresenza «non c’è modo più efficace di una fiera di far incontrare aziende e fornitori», dice. E sull’Italia sparge ottimismo: «gli imprenditori sono sempre più attivi all’estero», «vediamo tante opportunità e molto potenziale».
Il 2016 è stato il primo anno da molti anni in cui il commercio internazionale è cresciuto meno del Pil mondiale. Alcuni pensarono che il 2017 sarebbe stato ancora peggio, perché Donald Trump si era insediato come presidente Usa e tutti parlavano di dazi e protezionismo. Invece il 2017 è stato un anno di crescita. Eravate preoccupati per il 2017 e che cosa vi aspettate dal 2018?
La situazione perfetta sarebbe che non ci fossero proprio barriere commerciali, che tutto il commercio fossero libero. Ma la fiera di Francoforte esiste da 777 anni (Federico II nel 1240 concesse il privilegio di una scorta per i viaggiatori che si dirigevano verso Francoforte per la fiera, ndr). Molte cose sono successe da allora e in qualche parte del mondo c‘è sempre stato protezionismo, ci sono state nuove regole che hanno ostacolato il commercio. I commercianti tuttavia sanno essere flessibili. Pensiamo al Regno Unito: tutti si aspettavano che con la Brexit il commercio sarebbe calato. Noi abbiamo una fiera lì, ora, e sta andando bene. I commercianti in generale possono aiutare la crescita economica, anche se a un certo punto ci possono essere delle sfide, qua e là. Quest’anno è partito bene per l’economia europea in generale e per la Germania in particolare. Ho quindi aspettative molto positive sul commercio.
Non è preoccupato neanche dopo che Donald Trump ha annunciato le recenti barriere commerciali, su pannelli solari e lavatrici?
Non sono un politico, sono qui per essere positivo e per trovare soluzioni per i settori che conosciamo, come gruppo societario. Preoccuparsi delle decisioni politiche è una perdita di tempo. Inoltre le cose cambiano in modo veloce, pensiamo all’accordo tra Usa e Iran, che era stato siglato solo due anni fa.
Avete una forte presenza anche in Cina, dove siete uno degli attori principali nel settore delle fiere. Qualcosa è cambiato in quel Paese. La nuova Via della Seta potrebbe dare un ulteriore impulso al commercio, mentre il piano Made in China 2025 nel lungo periodo ha lo scopo di portare all’interno del Paese produzioni di alto livello tecnologico. Che sensazioni avete riguardo a questi due fenomeni?
Ancora una volta, nessuna preoccupazione. In Cina, in India e in generale in Asia siamo un grande player e ci stiamo espandendo. In Cina siamo riconosciuti non solo dal governo ma da molte associazioni come organizzatori affidabili di importanti manifestazioni fieristiche. Noi lavoriamo con decisori cinesi, con associazioni come quella dei produttori tessili o di auto. Questo avviene sempre attraverso partnership ed è per questo che non sono preoccupato. Se possiamo essere un partner cresceremo e avremo successo, perché facciamo cose che supportano gli obiettivi cinesi, con vantaggi per tutti.
Il protezionismo la preoccupa? «Preoccuparsi delle decisioni politiche è una perdita di tempo»
La fiera Sps è in Italia dal 2011. Da allora sembra passato un secolo. Com’è cambiato il vostro modo di fare business negli ultimi anni e come cambierà nei prossimi 5 anni? Quali sono le tendenze a cui state guardando?
Come gruppo teniamo d’occhio alcuni temi caldi. Uno di questo è quello del cibo e della sua produzione. C’è poi la sicurezza, che diventa ogni giorno più importante; l’automazione e la produzione decentralizzata. Tutti i campi tecnici si stanno muovendo in avanti e tra questi rientra naturalmente l’efficienza energetica. I consumi di energia devono scendere, altrimenti il Pianeta non sopravviverà. Ma ci sono opportunità anche in settori più maturi. Quello del tessile è un settore stabile, con prodotti stabili. Pensiamo poi ai beni di consumo: nonostante tutti dicano che ci siano difficoltà per i negozi, abbiamo appena chiuso una grande fiera con espositori e visitatori in crescita. Le fiere possono avere un ruolo fondamentale nel supportare i settori. In generale non sta cambiando molto, offerta e domanda trovano un punto di incontro oppure le imprese si vogliono incontrare e cercare qualcuno con cui fondersi, per esempio. Tutto questo non è cambiato e non cambierà in futuro.
Ha menzionato l’automazione e la fiera Sps. Quando la fiera partì in Italia, nel 2011, non si parlava di Industria 4.0. Ora è considerata uno dei fattori principali per la crescita in Europa. Dal suo punto di vista è davvero l’automazione il futuro per le economie di Germania, Italia e in generale per l’Europa?
Come possiamo vedere, è un processo che va avanti. Quarant’anni fa le auto venivano semplicemente assemblate dalle persone. Ora c’è sempre più automazione, ma l’automazione da sola non basta. Abbiamo sempre bisogno di designer, di buone idee per produrre cose buone e sostenibili, che danno un senso all’automazione. Il trend oggi è molto veloce nella stampa 3D e la decentralizzazione nella produzione.
«I media e le fiere di fronte all’online sono nella stessa barca. Saranno sostituiti i media? Io spero di no. Le cose stanno cambiando, è chiaro che oggi è possibile comprare online e fare una teleconferenza. Ma la mia visione personale è che questi incontri personali acquisiranno ancora più valore che in passato. Perché se vuoi fare un incontro con dieci fornitori non puoi farlo in un modo più efficiente»
Quali sono le sue impressioni e le sue idee riguardo all’Italia e riguardo al ruolo di Messe Frankfurt in Italia? Siete preoccupati per le prospettive economiche? Qual è il suo punto di vista, dalla Germania sull’Italia?
L’Italia è uno dei Paesi leader in tanti campi. Voi avete dei tesori assoluti. Siete i leader nelle scarpe, nei vini, nelle piastrelle, nel design anche nelle esposizioni dedicate a queste tematiche. Io non sono mai preoccupato. L’Italia è uno dei maggiori Paesi per espositori nelle fiere, è il primo Paese straniero in Germania, ancora davanti alla Cina. Abbiamo inoltre importanti visitatori dall’Italia alle nostre fiere.
E gli imprenditori italiani?
Sono sempre più attivi nell’andare verso nuovi mercati e nell’internazionalizzare le attività. Rispetto a soli 10 anni fa i progressi nella conoscenza delle lingue straniere sono stati notevoli. Per questo non siamo mai preoccupati. A volte vediamo delle opportunità. Abbiamo esteso la fiera Sps a Parma perché l’industria meccanica italiana ha deciso di essere più produttiva e aveva bisogno di una piattaforma espositiva. Siamo felici di avere la possibilità di supportare l’industria italiana e ci svilupperemo insieme. Ci sono molte opportunità e potenziale. Ed anche molto divertente. Abbiamo un grande team ora in Italia e abbiamo molti partner di lungo corso, dal legno agli ascensori. Abbiamo appena finito uno show sulla cybersecurity. Questo è possibile perché Messe Frankfurt Italia è diventato un soggetto di cui avere grande fiducia.
Le economie italiana e tedesche sono molto interdipendenti. Come vede la relazione tra i due Paesi? Quali sono i punti da migliorare nei rapporti e quali sono le sinergie?
Non sono politico, non vedo alcuna frizione. Noi vogliamo creare delle piattaforme neutrali. Se c’è concorrenza, la concorrenza si può fare in modo corretto, pacifico. Però ci sono molte possibilità di sinergie. In qualche settore c’è complementarietà tra i modelli di business tedeschi e italiani. In altri casi c’è una concorrenza più diretta ma, lo abbiamo visto bene con le fiere sull’illuminazione, è possibile stare fianco a fianco e trovare assieme delle opportunità.
Internet e la digital economy sta disintermediando tutto. Voi siete, come fiera, un intermediario tra domanda e offerta. Non vi preoccupa la possibilità che le fiere nel lungo periodo diventino superflue?
I media e le fiere da questo punto di vista sono nella stessa barca. Saranno sostituiti i media? Io spero di no. Le cose stanno cambiando, è chiaro che oggi è possibile comprare online e fare una teleconferenza. Come tutti i produttori pensiamo che qualche nostro show non esisterà più in futuro, come uno sul tessile che il mercato non propone più, sul tessile. Ci sono però dei momenti di discesa e poi di risalita. Qualche anno fa chiudevano tantissime librerie, ora stanno ricominciando ad aprire, nonostante si possano comprare tutti i libri online.
Gli imprenditori italiani? «Sono sempre più attivi nell’andare verso nuovi mercati e nell’internazionalizzare le attività. Abbiamo esteso la fiera Sps a Parma perché l’industria meccanica italiana ha deciso di essere più produttiva e aveva bisogno di una piattaforma espositiva. Siamo felici di supportare l’industria italiana e ci svilupperemo insieme. Ci sono molte opportunità e potenziale»
Quello che è accaduto con Amazon è in effetti interessante. Prima ha contribuito a far chiudere le librerie, poi ha creato più domanda per i libri che sta dando delle opportunità alle librerie stesse, purché pensino in un modo diverso. Pensa che l’innovazione nel lungo periodo produca più valore aggiunto?
Sì. Certamente l’online influenza e influenzerà nel lungo periodo il mondo. Ma la necessità di incontri personali per fare business dal nostro punto di vista non morirà e crescerà. Da quasi cent’anni le persone si vogliono trovare ai nostri incontri. La mia visione personale è che questi incontri personali acquisiranno ancora più valore che in passato. Perché quella delle fiere è ancora una formula efficace. Se vuoi fare un incontro con dieci fornitori non puoi farlo in un modo più efficiente. Quello che dobbiamo fare è accrescere l’efficienza delle fiere. Le persone devono essere facilmente informate, bisogna far in modo che si cammini facilmente nei luoghi espositivi, che gli espositori possano invitare i loro clienti. Per questo motivo vediamo la digitalizzazione come un modo positivo per accrescere la significatività delle piattaforme e delle conferenze.
Qual è la differenza tra una fiera di successo e una che fa fiasco?
La differenza è essere rilevanti. Se non è rilevante sparisce. Se non è sexy sparisce, perché siamo sempre in concorrenza con altri mezzi di comunicazione. Noi sentiamo le industrie, i partner, i magazine, abbiamo buone connessioni e pensiamo che la chiave sia questo ascolto. Dopo ogni fiera gli espositori ci dicono piuttosto chiaramente che cosa è piaciuto e che cosa no. L’importante è sapere che le cose cambiano, in continuazione. I miei figli 3-4 anni fa avevano Facebook, ora non più, perché li annoia. Quello che ora per noi è bello, potrebbe non esserlo tra cinque minuti. Noi da 777 anni abbiamo visto tendenze, tendenze e tendenze. Come la digitalizzazione ci cambierà tra 50 o 200 anni non posso saperlo. La chiave è individuare e cogliere le opportunità.