Il nuovo rapporto “Barometro sul populismo 2018” realizzato dalla Fondazione Bertelsmann in collaborazione con il centro di ricerca WZB, Infratest dimap, e presentato lunedì mattina a Berlino, invita i partiti tradizionali tedeschi a puntare sull’europeismo per affrontare le crescenti tendenze populiste nel Paese.
Nel rapporto si legge che “rinunciare a una campagna esplicitamente pro-Europa rappresenta un’occasione mancata di mobilitazione” per la classe politica. Eppure, come avvenuto in occasione delle elezioni federali del 2017, “i partiti tradizionali [tedeschi] sono reticenti nel seguire il Presidente francese Emmanuel Macron sul cammino verso una maggiore integrazione europea”.
Secondo i risultati del sondaggio, nessun tema politico avrebbe attualmente un effetto di mobilitazione tanto positivo sul fronte degli elettori non-populisti, quanto quello dell’europeismo. In media, un candidato politico tedesco riuscirebbe ad incrementare del 18% i consensi se esprimesse posizioni a favore del “rafforzamento della collaborazione nell’Unione europea”. Non solo: tale effetto positivo si estenderebbe anche agli elettori populisti con un aumento calcolato in una forbice tra il 3% e il 6%.
Quali sono i partiti che guadagnerebbero di più da una posizionamento deciso a favore dell’UE in Germania? In ordine di impatto: il centro-destra (CDU/CSU) di Angela Merkel, i social-democratici (SPD) e i Verdi (Bündnis 90/Die Grünen). L’unico partito che avrebbe qualcosa da perdere a causa di una tale strategia è il partito della destra radicale, Alternativa per la Germania (AFD). Lo studio invita quindi soprattutto il partito di Angela Merkel a non lasciarsi andare ad una concorrenza su toni populisti con l’AFD. Lo studio invita quindi soprattutto il partito di Angela Merkel a non lasciarsi andare ad una concorrenza su toni populisti con l’AFD.
Ci sono altri temi, oltre all’europeismo che permetterebbero ai partiti tradizionali di aumentare il consenso fra gli elettori populisti e non? Sì, sono le politiche sociali. Queste convogliano l’interesse di persone con visioni politiche distanti fra loro. In particolare, lo studio menziona gli investimenti pubblici a favore delle politiche abitative. Inoltre, anche le politiche fiscali possono giocare un ruolo nel ricompattare lo strato sociale: sia elettori populisti, che non, sono d’accordo che andrebbero “leggermente” aumentate le tasse per “i ricchi”. Infine, entrambi campi vedrebbero di buon occhio un aumento del livello democrazia nei meccanismi decisionali. Va detto però, che gli autori stessi del rapporto mitigano quest’ultimo risultato: non è detto, infatti, che il fine ultimo della democrazia diretta sia lo stesso per i due gruppi.
Il rapporto si basa su un sondaggio condotto su più di tre mila cittadini tedeschi, tra maggio e giugno del 2018. In primo luogo, i ricercatori hanno voluto analizzare il fenomeno del populismo in Germania in relazione allo schieramento lungo l’asse destra-sinistra e all’appartenenza partitica.
Secondariamente, è stato analizzato il rapporto fra le preferenze degli elettori riguardo ad alcune tematiche politiche. Il collocamento degli intervistati, mutualmente esclusivo, in uno dei tre schieramenti (populista, non populista, misto) è stato determinato attraverso la somministrazione di otto quesiti volti a isolare preferenze “anti-élites”, “sovraniste” e “anti-pluraliste”.
Più nel dettaglio, la batteria per identificare la dimensione populista, è stata composta dalle seguenti domande:
1) I cittadini sono spesso d’accordo fra loro, ma i politici perseguono altri obiettivi
2) Preferirei essere rappresentato da un cittadino comune, piuttosto che da un politico
3) I partiti sono interessati soltanto ai voti dei cittadini, ma non si curano delle opinioni di questi ultimi
4) Le differenze di vedute politiche tra cittadini e politici sono maggiori rispetto a quelle tra gli stessi cittadini
5) Questioni rilevanti dovrebbero essere approvate tramite referendum e non dal Parlamento
6) I politici dovrebbero seguire sempre la volontà popolare
7) In Germania, i cittadini sono, in linea di principio, d’accordo riguardo a ciò che dovrebbe essere messo in pratica politicamente
8) Ciò che in politica si chiama compromesso, in realtà, non è altro che un tradimento dei principi
Rispetto a ogni quesito, all’intervistato è stata data l’occasione di rispondere se era “d’accordo”, “tendenzialmente d’accordo”, in “disaccordo”, oppure “tendenzialmente in disaccordo”. I cittadini che hanno scelto una delle prime due opzioni, sono stati collocati nel campo “populista”; chi invece ha fornito risposte miste, oppure esclusivamente negative, è stato inserito, rispettivamente, nei gruppi “misto” e “non-populista”. Il rapporto è stato curato da Robert Vehrkamp (Fondazione Bertelsmann) e Wolfgang Merkel (WZB).