Cronache murziane“Artisti in galera”: da James Brown a Hugh Grant, i vip “maledetti” finiti dietro le sbarre

“Artisti in galera” (Skira) è l’ultimo libro di Roberto Manfredi, ex produttore discografico e autore televisivo. Le storie di artisti che hanno condiviso la cella di un penitenziario

Cosa possono avere avuto in comune Ray Charles e il re del cinema porno degli anni Settanta John Holmes? E cosa possono aver condiviso Vasco Rossi e Bertrand Cantat? Pur lontani anni luce l’uno dall’altro per contributo dato alla musica e al cinema, idealmente hanno tutti condiviso la cella di un penitenziario. Chi per pochi giorni, chi per periodi più lunghi, reati diversi, tutti questi artisti hanno sperimentato, in epoche e situazioni diverse, le patrie galere. Reati diversi, persino inspiegabili come nel caso di Kristian Vikernes alias Burzum, musicista metal norvegese condannato a quindici anni. Bruciava chiese prima di uccidere a coltellate il chitarrista black methal Euronymous.

Artisti in galera è il titolo scelto da Roberto Manfredi, ex produttore discografico e autore televisivo, per il suo ultimo libro edito da Skira.

«Non sono biografie di artisti comunemente definiti ‘maledetti’», spiega l’autore, «ma persone che hanno scelto di percorrere strade diverse, percorsi estremi e pieni di insidie per sentirsi ‘disperatamente’ più vivi e dare un senso alle loro esistenze, molto spesso bruciate in un lampo».

D’altra parte, sostiene Manfredi, quella dell’artista «è una figura emblematica. Non è catalogabile. Vive e produce in base al proprio ego e alla propria necessità di esplorare e comunicare».

Artisti in galera è una chiave originale di lettura della storia della musica e del cinema (a ciascuna delle due Muse l’autore dedica un “braccio” nel suo casellario giudiziario di carta).Anche quando l’artista ottiene fama, gloria, ricchezza, il rischio è sempre a portata di mano. Il mal di vivere diventa una condizione profonda e, quasi sempre, nascosta. Quando l’artista raggiunge l’apice del successo, si accorge di essere diventato schiavo di quel sistema che ha sempre combattuto. La sua libertà è minacciata dalla stessa società cui si è sempre opposto. Questo conflitto può facilmente distruggere il suo equilibrio, le sue relazioni affettive e sociali. L’eccesso diventa così una via di fuga ma anche una missione, la sublimazione del rischio. La vita spericolata, piena di guai, diventa desiderio, bisogno di sfuggire alla noia, al conformismo, all’omologazione e alla solitudine.

Impreziosito nelle sue 208 pagine dalle illustrazioni originali di Tom Porta, il libro racconta, spiega, incuriosisce per le tante “perle” scovate dal suo autore nel non semplice lavoro di ricerca e ricostruzione (qui Manfredi ha messo in campo la lunga esperienza di documentarista).

Lo scrittore Charles Bukowski, si scopre, fu arrestato e trascorse diciassette giorni di prigione per renitenza alla leva militare quando aveva solo ventiquattro anni.

Wynona Rider viene arrestata per taccheggio in un supermercato: nella borsa dell’attrice vengono trovati analgesici e una serie di articoli d’abbigliamento per un totale di oltre quattromila dollari. Viene condannata a tre anni di libertà vigilata, al pagamento di quasi diecimila dollari di multe, a 480 ore di volontariato e a un trattamento di consulenza psichiatrica per cleptomania.

Michelle Rodriguez, l’attrice di Avatar, viene arrestata diverse volte nel corso degli anni. Il primo episodio risale al 2002 quando picchia la sua coinquilina, ma la condanna più grave è quella del 2007: sei mesi di carcere per aver violato la libertà vigilata. L’attrice viene rilasciata dopo soli diciassette giorni per sovraffollamento.

Hugh Grant nel 1995 viene sorpreso dalla polizia di Los Angeles in compagnia della prostituta Divine Brown. Arrestato per atti osceni in luogo pubblico, viene condannato a due anni di arresti domiciliari e a versare una multa di millecentottanta dollari. Lo scandalo frutterà poi alla Brown un milione di dollari tra interviste televisive ed esclusive editoriali.

Wynona Rider viene arrestata per taccheggio in un supermercato. Michelle Rodriguez finisce dentro diverse volte nel corso degli anni. Hugh Grant, sorpreso con una prostituta, viene arrestato per atti osceni in luogo pubblico

Tra tutte le vicende ricostruite da Manfredi, colpisce quella dell’icona del soul James Brown:

Brown finisce in prigione dopo la denuncia della terza moglie, che lo fa arrestare per ben quattro volte tra il 1987 e il 1995. Ne fa le spese anche un operaio dell’energia elettrica che viene a sistemare un guasto nella sua casa. Dopo una futile discussione Brown lo ferisce con un grosso coltello da cucina. Comincia ad assumere droghe, che ha sempre tassativamente proibito ai suoi musicisti. Quella che lo attira maggiormente è la polvere d’angelo, una sostanza allucinogena di sintesi a base di piperidina dall’effetto psichedelico e dissociativo, inizialmente usata come potente anestetico. Nonostante gli effetti principali di questa droga durino solo poche ore, occorrono alcune settimane per eliminarla totalmente dal corpo. Nel settembre 1988 probabilmente fatto di polvere d’angelo, James Brown giunge al suo quartiere generale armato di pistola. È in corso un congresso di assicuratori che hanno affittato la sua palazzina. James ispeziona il suo bagno privato e scopre che qualcuno l’ha usato a sua insaputa. Furioso spara al soffitto gettando nel panico tutti i presenti. Qualcuno si butta a terra come se stesse assistendo a una rapina armata in banca. La segretaria telefona alla Polizia.

Quando Brown sente le sirene delle volanti, esce dagli uffici e a bordo della sua auto fugge a tutta velocità sulla Interstate 20, vicino al confine di stato tra la Georgia e la Carolina del Sud. Due auto della Polizia lo inseguono per miglia finché riescono a fermarlo sparando ai pneumatici della sua fuoriserie. Armi alla mano gli agenti arrestano Brown per possesso di pistola non denunciata, infrazioni stradali, minacce e resistenza a pubblico ufficiale. Brown, credendo di aver sconfinato, scende dall’auto cantando Georgia in My Mind. Viene condannato a sei anni di prigione e poi rilasciato dopo aver scontato metà della pena. Esce dal carcere il 27 febbraio 1991.

“Per tutto il tempo che rimasi dentro provai a conservare un modo di pensare positivo, determinato a lavorare su me stesso, di modo che, una volta fuori, potessi rientrare nel sistema con ancora più sicurezza e orgoglio. Per molti versi fu una sosta di cui avevo bisogno da tempo e che mi fece scendere da quel folle ottovolante di alcool e droghe su cui ero salito. Ero stanco, le mie autodifese erano calate, avevo bisogno di un posto in cui rimettermi in sesto”. Gli Stones erano appena arrivati in America sulle ali del successo inglese. Pretendono di chiudere il concerto dopo la sua esibizione commettendo l’errore più grande della loro carriera. Quando James lascia il palco con il pubblico in delirio, li guarda con aria di sfida e dice a Jagger: “Benvenuti in America ragazzi!”.

Brown non si accontenta mai. Cambia le regole del gioco. Convince il produttore a registrare un intero album dal vivo investendoci di suo. Scardina il dominio dei promoter che gestiscono gli incassi dei suoi concerti. Dimostra ai discografici che il suo pubblico, quello dei neri, non compra solo 45 giri ma anche gli LP. Con il tempo applica un regime quasi dittatoriale con i suoi musicisti. Chi sbaglia, paga. Chi arriva in ritardo alle prove o si mette a discutere con lui viene multato fino a cinquanta dollari. Lo fa anche con Bobby Byrd, il suo più grande amico, succube del suo carisma, della sua passione e della sua caparbietà devastante. Byrd, sua seconda voce sul palco, lo copre con mantelli dorati, incita il pubblico a gridare il suo nome, lo protegge dalle rivendicazioni sindacali dei musicisti. Con il tempo l’egocentrismo di James Brown diventa sempre più incontrollabile. Troppi soldi, troppi impegni, troppe tasse, troppe donne, troppo di tutto. Anche la sua vita sentimentale ne risente. Si sposa tre volte: con Velma Warren, Deidre “Deedee” Jenkins e Adrienne Lois Rodriguez. Si sposa anche con Tomi Rae Hynie ma il matrimonio non venne ritenuto valido. Da queste e da altre relazioni ha cinque figli maschi: Teddy, Terry, Larry B, Daryl (membro della sua backing band) e James Joseph Brown II, e quattro figlie femmine: Lisa, Dr. Yamma Noyola Brown Lumar, Deanna Brown Thomas e Venisha Brown. Secondo un articolo del 22 agosto 2007 pubblicato sul quotidiano inglese “The Daily Telegraph” alcuni test sul Dna rivelano che Brown è il padre di almeno altri tre figli nati da relazioni extraconiugali ma l’unica a essere stata identificata è LaRhonda Pettit, una ex hostess e insegnante che vive a Houston.

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