La settimana scorsa Donald Trump ha tenuto un discorso dallo Studio Ovale della Casa Bianca. Diverse sono state le reazioni politiche alle dichiarazioni del presidente americano. Alcuni hanno evidenziato anche aspetti legati alla comunicazione, che portano a fare riflessioni più generali sugli strumenti che i politici hanno a disposizione per parlare agli elettori. Oggetto dei circa nove minuti è stato il discusso muro al confine con il Messico e il braccio di ferro con i democratici. L’anno è iniziato con questioni spinose da risolvere, basti pensare che, secondo un sondaggio di Washington Post-Abc, per il 53% degli americani la colpa dello shutdown è da attribuire a Trump e ai repubblicani. Chi si aspettava una maggiore efficacia comunicativa come risposta è rimasto deluso, eppure l’occasione si era presentata. Politico infatti evidenzia come il discorso alla nazione sia uno strumento molto forte. Parlare in tv, con l’opposizione costretta a rispondere in un secondo momento, magari mediando tra posizioni diverse, rappresenta un indubbio vantaggio.
Parlare in tv, con l’opposizione costretta a rispondere in un secondo momento, magari mediando tra posizioni diverse, rappresenta un indubbio vantaggio.
Trump ha dimostrato di essere un abile comunicatore quando si tratta di improvvisare, magari con dichiarazioni controverse. Si è detto spesso dell’efficace uso di Twitter da parte dell’inquilino della Casa Bianca. Le sue dichiarazioni provocatorie ben si adattano infatti a un social network che fa dell’immediatezza e della sintesi le sue caratteristiche principali. Il discorso ufficiale sembra invece non essere il suo contesto ideale. Politico però evidenzia che forse è lo stesso format televisivo ad aver perso smalto presso il pubblico, sempre più abituato a vedere i politici dal proprio smartphone utilizzare altre piattaforme. I tempi infatti sono cambiati. Ciò che rimane costante è l’assioma, secondo cui comunicare in maniera efficace consente di monopolizzare l’attenzione su di sé e favorire il consenso, aumentando la probabilità che quest’ultimo venga tramutato in voti effettivi nelle urne. Ciascuna epoca ha conosciuto i propri mezzi di comunicazione per veicolare i discorsi politici. In passato c’erano solo la radio prima e la televisione poi. Lo scenario è diventato più complesso quando hanno fatto la loro comparsa le nuove tecnologie con i social media, un universo ricco ed eterogeneo di piattaforme digitali, ciascuna con le proprie peculiarità. Alcune hanno avuto scarso successo, altre invece, una diffusione capillare, soprattutto se si pensa che ormai più della popolazione mondiale è online.
Il popolo non è omogeneo, non si siede più davanti al televisore in attesa di informazioni o dichiarazioni ufficiali o comunque non come in passato. Il presente non è parlare alla nazione nella sua totalità, ma a ciascuno nella propria quotidianità.
Su The Atlantic viene evidenziato che, nel corso del tempo, l’estensione del diritto di voto da un lato e l’evoluzione delle tecnologie nella comunicazione dall’altro, hanno contribuito a semplificare i discorsi politici. Si è presentata la necessità di dover arrivare a tutti, in senso metaforico e non. Gli strumenti messi a disposizione allargano la platea ma poi bisogna comunicare in modo diretto, coinvolgente ed efficace. Da un po’ di tempo i politici hanno rivolto la propria attenzione in particolare a Youtube e Instagram. Ancora su The Atlantic, Derek Thompson scrive che entrambe non puntano tanto su produzioni di alta qualità, quanto piuttosto sull’intimità su larga scala. In altre parole, su una situazione in cui si simula il contatto diretto con lo spettatore pur sapendo che vi è in realtà una moltitudine di persone che sta guardando o guarderà quel video più o meno in contemporanea. L’uso di queste piattaforme può ridurre la distanza metaforica con il pubblico e dunque lo scetticismo degli elettori nei confronti dei politici, ma potrebbe paradossalmente anche sollevare sospetti sulla loro autenticità. Autenticità che probabilmente è assente nei discorsi ufficiali, preparati nei minimi dettagli ed esposti a favore di telecamera. Il popolo non è omogeneo, non si siede più davanti al televisore in attesa di informazioni o dichiarazioni ufficiali o comunque non come in passato. Il presente non è parlare alla nazione nella sua totalità, ma a ciascuno nella propria quotidianità.