Ocean’s tales Il Mediterraneo è in pericolo, ma nessuno se ne prende cura

È uno dei centri più ricchi in termini di biodiversità. Ma il Mediterraneo è anche molto sfruttato dalle attività umane. Ecco perché flora e fauna sono in pericolo. Occorrono maggiori impegni

Il Mar Mediterraneo è il più grande e profondo mare chiuso del pianeta e uno dei centri più ricchi in termini di biodiversità, ospitando fino a più di 15.000 specie marine. Tuttavia, a causa di varie e significative pressioni esterne, è allo stesso tempo una delle zone maggiormente a rischio del mondo intero.

Innanzitutto, la sovrappopolazione: le sue coste sono abitate da 400 a 500 milioni di persone e il numero si amplia in modo considerevole durante la stagione estiva. Inoltre, rappresenta una delle vie di trasporto più importanti al mondo con conseguente sfruttamento eccessivo delle attività di pesca e di estrazione di petrolio e gas. Infine, la regione mediterranea è anche una delle zone più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici.

Il deterioramento degli habitat, le attività estrattive, l’inquinamento, l’eutrofizzazione, l’introduzione di specie esotiche e, recentemente, il cambiamento climatico rappresentano quindi delle vere e proprie minacce che incidono sulla varietà della flora e fauna di quest’area, la cui conservazione costituisce una grande sfida.

Gli obiettivi richiesti dalle organizzazioni internazionali sono chiari ma per raggiungerli occorre compiere molti più sforzi per preservare la biodiversità del nostro mare

A livello regolamentare però alcuni passi avanti sono stati fatti. In particolare, secondo quanto stabilito all’undicesimo punto degli Aichi Target del Piano strategico per la biodiversità 2011-202011 (punto di riferimento per tutto il sistema delle Nazioni Unite) entro il 2020 il 10% delle aree marine e costiere dovrebbero essere gestite e protette attraverso un sistema adeguato ed efficace.

Inoltre, l’Obiettivo 14 “La vita sott’acqua” per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite pone anch’esso l’accento sulla gestione in modo sostenibile e sulla protezione dell’ecosistema marino e costiero. Tuttavia, i programmi ad hoc – di cui solo pochi basati su pratiche di gestione incentrate sulla preservazione degli ecosistemi – risultano ancora scarsi, con pochi sistemi di controllo e monitoraggio che li rende spesso inefficaci.

Alla luce di tale contesto diventa quindi necessario lavorare su aspetti specifici per migliorare lo stato di conservazione della biodiversità nel Mediterraneo. La regione infatti presenta un gap in termini di consapevolezza della sua biodiversità con lacune significative per quanto riguarda la raccolta di elementi di carattere quantitativo, soprattutto nella parte meridionale; l’aumento delle attività umane che si svolgono sulle sue acque e lungo il loro corso non è bilanciato da misure conservative adeguate a causa della scarsità di finanziamenti da parte degli Stati che affacciano sulle sue coste; la governance delle aree protette è limitata, e addirittura inferiore se si fa riferimento a pratiche di gestione basate sulla conservazione degli ecosistemi. Gli obiettivi richiesti dalle organizzazioni internazionali sono chiari ma per raggiungerli occorre compiere molti più sforzi per preservare la biodiversità del nostro mare.

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