A proposito di veicoli autonomi (AV), che cioè possono circolare senza l’intervento di un guidatore, l’Occidente rispetto alla Cina ha un vantaggio tecnologico e uno svantaggio filosofico. Le vetture AV dell’americana Waymo, da sole, hanno percorso più chilometri di tutte quelle cinesi messe insieme. Dal 2014 sono stati investiti 11,9 miliardi di dollari in società AV statunitensi, contro i 4,4 miliardi raccolti dalle omologhe imprese della Repubblica Popolare. Tuttavia per l’Economist il nuovo modello, che promette traffico più snello e vie più sicure, potrebbe diffondersi prima dentro la Grande muraglia che nel mondo libero. E la ragione sta proprio qui: la Cina non è libera.
Dalle nostre litigiose e sconclusionate democrazie occidentali dedichiamo serenate ai regimi autoritari. Molte sono moderne declinazioni dell’ormai antico sospiro: «Con Lui i treni arrivavano in orario», dove Lui non sta per un amministratore delegato di Trenitalia particolarmente capace. Prendiamo l’assunto per buono. D’accordo, nelle tirannie i treni spaccano il minuto, i delinquenti se la vedono brutta, le auto camminano da sole che è una bellezza. E, in effetti, il governo cinese ha già soprannominato una zona sud-orientale della capitale Pechino-E-Town. Più in generale, un numero crescente di spazi urbani dell’impero comunista vengono scelti per testare i veicoli autonomi. Lo Stato vuole che le aziende nazionali abbiano successo ed è disposto a usare tutto ciò che è in suo potere (traduzione: tutto ciò che non gli è impedito dalle sole limitazioni tecniche e fisiche) per costruire infrastrutture, promuovere innovazioni, riscrivere le leggi in materia. Secondo i media cinesi (liberi come un pesce rosso nel sacchetto) entro il 2025 lo stato spenderà a fino 220 miliardi di dollari in 5G e, entro il 2020, avrà installato le reti di telecomunicazioni necessarie per mappare l’ambiente dove le vetture AV circoleranno così fluidamente.
Ma forse il punto nevralgico della sfida non sta nella strapotenza muscolare di un mostruoso sistema centralizzato come quello cinese. Oltre che dalla riprogettazione di interi spazi urbani, i test sono accompagnati dalla limitazione della responsabilità legale delle aziende in caso di inevitabili incidenti. Mentre in Occidente per ogni tragedia causata da un’auto a sistema driveless, vedi quella del marzo 2018 in Arizona, abbiamo aperto sacrosanti e inevitabilmente cervellotici dibattiti: a chi imputare la libera – e nefasta – scelta presa da un computer, che per definizione non può compiere libere scelte morali (es: causare un frontale o investire un ciclista)? Giusto l’abisso etico spalancato da questa domanda costituirà verosimilmente il maggiore svantaggio competitivo dell’Occidente in tema di AV.
Per ogni morte causata da un veicolo senza conducente sarà il Partito a indicare il giusto e lo sbagliato, le vittime e i criminali, la galera e la libertà
E qui torniamo ai treni in orario. Se non fossero la puntualità e l’efficienza il motivo ultimo della nostra fascinazione per le autocrazie? «Dunque hai dimenticato che la pace e magari la morte sono all’uomo più care della libera scelta nella conoscenza del bene e del male?» scrive Dostoevskij ne I fratelli Karamazov. «Non c’è nulla di più ammaliante per l’uomo che la libertà della propria coscienza: ma non c’è nulla, del pari, di più tormentoso». Pare davvero che noi si sia arcistufi di questo tormento. In Cina non c’è molto da tormentarsi sulle scelte da prendere: si fa come dice lo Stato. In Cina non c’è tanto da discettare sul bene e sul male: stanno dove decide lo Stato. Ed è proprio questo che nei momenti di spossatezza e sconforto invidiamo ai sudditi: la delega delle decisioni a un potere superiore. Sogniamo di trasformarci in quel «tasto di una tastiera» di cui parlava lo stesso Dostoevskij in Memorie dal sottosuolo. Per ogni morte causata da un veicolo senza conducente sarà il Partito a indicare il giusto e lo sbagliato, le vittime e i criminali, la galera e la libertà.
Il sistema dei crediti sociali che Xi Jinping sta introducendo nel paese punta proprio a condizionare ogni comportamento dei cittadini: compri pannoloni online, bravo papà, guadagni punti; compri bottiglie di whiskey, brutto ubriacone, perdi punti. Sconti sulle bollette da una parte, divieto di acquistare biglietti per treni e aerei dall’altra. Tanto per cominciare. Poi, si vedrà. L’obiettivo è quello di inoculare un riflesso pavloviano che automatizzi le risposte individuali a determinati stimoli. Un Trattamento Ludovico su scala semiplanetaria. L’automazione dell’homo sapiens.
È allora evidente il vantaggio cinese rispetto all’AV: macchine e persone vivono ormai, dentro «il più grande esperimento collettivista della storia mondiale», in un rapporto di osmosi. Robocop e compari, mezzi carne e mezzi ferraglia, erano rappresentazioni ingenue dell’ibridazione tra robot e primati. La fusione decisiva avviene sul piano morale: le scelte individuali non dipendono più dalle singole volontà, ma da un sistema cibernetico di controllo. I chip sono invisibili e impiantati nella coscienza. Mentre trasforma le automobili in creature dall’intelligenza artificiale, la Cina trasforma le creature intelligenti in automobili.