RomaVirginia Raggi augura buone feste con la Befana del vigile e quella dell’Atac

Per evitare polemiche e diserzioni durante il periodo natalizio, la sindaca di Roma si è impegnata a versare nel fondo pensionistico dei “pizzardoni” un contributo aggiuntivo derivante dalle multe. Ma è stata generosa anche con gli autisti del trasporto pubblico, con bonus e orari ridotti

C’era una volta, quando ero piccolo, la Befana del vigile. I telegiornali in bianco e nero facevano vedere le code di macchine in Piazza Venezia e le piramidi di regali ai piedi della pedana immortalata da Alberto Sordi. Al buon vigile la Befana portava il panettone Motta e i baci Perugina, zamponi o bottiglie di Cynar «contro il logorio della vita moderna» (ricordate lo spot con Calindri seduto a un tavolino in mezzo al traffico?).

E in attesa della festa, si parcheggiava allegramente in divieto, col pizzardone di turno che chiudeva un occhio per captare la benevolenza degli automobilisti. Oggi, nella Roma a cinquestelle non è più tempo di buonismi, nessuno il 6 gennaio si sogna di regalare panettoni ai quasi seimila vigili urbani, né tanto meno biscotti alla Nutella (non sia mai!) con le nocciole turche. Per riempire la calza, i vigili devono fare i cattivi. Guerra alla sosta selvaggia, ha decretato Virginia Raggi, sguinzagliando centinaia di pattuglie in tutto il perimetro dell’Urbe. Duemila contravvenzioni soltanto in zona Prati negli ultimi dieci giorni, e altre migliaia nelle aree dello shopping natalizio. L’ordine è colpire senza pietà chi parcheggia in doppia fila – anche se in molte strade, ormai, in prima fila non si può più parcheggiare, lo spazio è tutto occupato da cassonetti, sacchi neri e vecchi frigoriferi – o sulle strisce pedonali – anche se spesso sono cancellate e nessuno provvede a ridipingerle.

Quel che è certo è che quest’anno non corriamo il rischio di rivivere il capodanno del 2014, quando 767 agenti della polizia capitolina scomparvero dai ranghi, chi a letto con l’influenza, chi a donare il sangue, chi ad assistere la zia in carrozzina. Allora il sindaco si chiamava Ignazio Marino, e i vigili ce l’avevano a morte con lui, perché pretendeva di intaccare i loro privilegi corporativi. Memore di quella incresciosa vicenda, e per non aggiungere un altro chiodo alla bara della sua amministrazione, dopo la monnezza, gli autobus in fiamme, le voragini nelle strade, gli alberi e gli assessori caduti, Virginia ha giocato d’anticipo. Più che per castigare i fuorilegge della sosta, per placare i pizzardoni.

Con l’accordo firmato martedì scorso, il Comune si è impegnato a versare nel fondo pensionistico complementare dei vigili un contributo «finanziato esclusivamente con i proventi derivanti dall’attività di riscossione delle entrate per violazione delle norme del codice della strada». In pratica, più multe infileranno sotto i tergicristalli, più euro si ritroveranno nella pensione. Dalla contravvenzione alla contrappensione. Un milione per il 2019, cinque l’anno prossimo e undici «a regime» nel 2021. In tutto sono 17 milioni di euro, che vanno a compensare il passaggio da sistema retributivo a contributivo.

«Non sono previste decurtazioni a fronte di assenze per malattia, infortunio, maternità, legge 104 (assistenza a familiari disabili) o qualsivoglia altra forma di assenza tutelata», sta scritto nell’accordo, sottoscritto dalle numerose sigle sindacali della polizia locale. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fp, Csa-Ospol, Diccap, Sulpl ecc ecc. A suo tempo, il compianto Marino ne aveva contate trenta.

La voce “sanzioni per violazioni del codice della strada” è diventata una delle più ricche del bilancio di Roma capitale. 352 milioni di entrate previste per il prossimo triennio, che dovrebbero servire, oltre ad assicurare la vecchiaia ai vigili, magari anche a garantire l’incolumità a pedoni e motociclisti, a riparare le buche e a mettere qualche semaforo intelligente. Ma parliamo di cifre teoriche, dato che quasi due multe su tre non vengono mai riscosse. E a non pagare sono gli stessi che si lamentano delle buche e al prossimo giro, in odio a Raggi (che hanno scelto nel 2016 in odio al Pd), voteranno Salvini o Meloni. Cioè quelli che difendono le nostre tradizioni: prima tra tutte, la tradizione di fare i propri comodi al volante. Li votano non per avere le buche riempite, ma le multe rottamate.

Virginia, peraltro, non è stata generosa soltanto con i vigili. Per gli autisti che lavorano durante le feste, l’Atac con il suo miliardo e mezzo di debiti promette bonus da 120 a 190 euro. Che bello, direte, a Natale potremo lasciare la macchina e andare in bus o in metro a casa di nonna. Attenzione però agli orari: il servizio sarà assicurato dalle 8,30 alle 13 e dalle 16,30 alle 21, per permettere ai dipendenti di tornare a casa a mangiare le costolette d’abbacchio. Se sgarrate vi tocca prendere l’auto, con le pattuglie in agguato a ogni angolo. La sera di Capodanno le corse si fermano alle 2,30, proprio quando al Circo Massimo ci si comincia a divertire. A quel punto non vi resta che sperare nel tassinaro di passaggio, ma chiedetegli prima il numero di licenza (tante volte non vi capiti il 117, quello che prende a pugni i clienti a Fiumicino).

Coraggio, che prima o poi la Befana arriverà anche per noi poveri cittadini. Forse nel 2024, quando sarà ultimata la tratta San Giovanni-Colosseo della metro C. In tempo per il giubileo del ’25. Raggi è raggiante: «Le talpe stanno scavando». E pazienza se chiudono a raffica le stazioni esistenti, le scale mobili sono guaste e i funzionari dell’Atac non firmano i nullaosta per la riapertura.

Scava, vecchia talpa, direbbe Marx. Tra cinque anni sarà un altro mondo: chissenefrega della metro, viaggeremo con la Flyboard di Franky Zapata, le auto volanti di Ritorno al futuro, e guarderemo dall’alto i poliziotti che multano a raffica per rimpolpare la pensione. Virginia non sarà più in Campidoglio. Ma chissà se Roma esisterà ancora.

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