L'italiano correttoMa l’“assegno” dei compiti esiste? Risponde la Crusca

L’espressione è usata nel napoletano e se ne ritrovano tracce online, anche se non è contenuta nei dizionari ufficiali

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Tratto dall’Accademia della Crusca

Alcuni lettori ci chiedono se è corretto usare – come avviene in particolare in Campania – il nome maschile assegno nel significato di ‘compiti assegnati per casa’: “Devo fare l’assegno dei compiti” (o, semplicemente, “Devo fare l’assegno”); “La professoressa ha dato l’assegno dei compiti”, “Scrivere l’assegno sul diario”, e così via.

Risposta

Il nome maschile assegno rappresenta un derivato per conversione dal verbo assegnare, che è la base anche di assegnamento e di assegnazione (in questo caso c’è però anche il precedente del latino assignationem). Rispetto a questi ultimi due termini, che hanno, oltre ad accezioni specifiche in diversi linguaggi settoriali, il significato generale di ‘l’assegnare e il suo risultato’, ‘attribuzione’, assegno nello standard è usato soltanto nel senso di ‘somma assegnata a qualcuno’ a vario titolo (assegno mensile, assegni familiari, assegno di ricerca, assegno vitalizio, ecc.) oppure come forma abbreviata di assegno bancario.

L’accezione di ‘compiti assegnati per casa’ è sconosciuta ai molti lessicografi che hanno redatto o diretto i tanti vocabolari che raccolgono e descrivono il lessico dell’italiano contemporaneo: non c’è traccia di questa accezione nel GRADIT Grande dizionario italiano dell’uso UTET e neppure nel Vocabolario Treccani 2008, nel Sabatini-Coletti 2008, nel Devoto-Oli 2019, nel Garzanti 2017 e nello Zingarelli 2019.

La documentazione offerta dalla rete (in interventi in cui si affronta la questione dell’opportunità o meno di assegnare compiti a casa agli scolari) sembra confermare la diffusione di assegno in senso “scolastico” prevalentemente in Campania. Alcuni esempi recenti, tuttavia, compaiono in testi non sospettabili di interferenze regionali

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