L’apertura dell’e-commerce di Carlo Cracco è l’occasione per fare il punto della situazione del mercato enogastronomico online. Vale 1,6 milioni di euro il cibo comprato online: secondo l’ultima ricerca realizzata da Netcomm, in collaborazione con Tuttofood, sono 9 milioni gli italiani che nel 2019 hanno acquistato prodotti alimentari su ecommerce, con un aumento del 42% rispetto al 2018.
Sono i delivery ad aver fatto alzare in maniera significativa la percentuale: i pasti a domicilio rappresentano il 73% del settore, e sono tra gli acquisti più reiterati, con una media vicina ai 7 acquisti negli ultimi 12 mesi a utente. Il Food&Grocery online, invece, rappresenta oggi soltanto il 5% del totale dell’e-commerce B2C italiano. L’Italia nel settore non brilla: compriamo cibo online la metà di inglesi e tedeschi, un quarto meno dei francesi e siamo allineati solo agli spagnoli.
Sebbene quando si parla di digital food in Italia si faccia riferimento a un settore ancora di nicchia, il cui tasso di penetrazione degli acquisti online sul totale retail è marginale, ci troviamo in un mercato in profonda trasformazione, guidato dall’evoluzione del rapporto che i consumatori hanno con il cibo. E proprio perché c’è largo spazio per migliorare, sono sempre di più i player che si affacciano in questo settore e propongono prodotti e servizi sempre più innovativi.
Appena entrato in questo segmento anche lo chef Carlo Cracco, che dai programmi tv ai tanti ristoranti – primo fra tutti lo stellato in Galleria Vittorio Emanuele – lancia il suo e-commerce shop.carlocracco.it con prodotti preparati da lui e dal suo staff e con una selezione di delizie scelte tra quelle prodotte dai suoi fornitori di fiducia. Tanta pasticceria, preparata direttamente nel grande laboratorio in Galleria dal pastry chef Marco Pedron, una selezione di tè e un reparto salato molto mediterraneo, con capperi, passata di pomodoro, olive, olio e una sezione più glamour, dedicata alle ‘experience’. È qui che si potranno acquistare esperienze esclusive da vivere al ristorante o degustazioni con lo chef, proposte solo online e per un numero limitatissimo di posti.
«Lo shop online è l’estensione naturale del nostro caffè in Galleria, nasce dalla richiesta di tanti clienti spesso non milanesi di poter usufruire dell’asporto. Abbiamo quindi creato sinergie con nostri fornitori di fiducia e ci siamo affidati a un ecommerce per gestire il tutto. Sono particolarmente fiero della linea di spirits: ad oggi c’è l’amaro bianco, che ha richiesto un anno di prove e dosaggi alla ricerca di un’eccellenza capace di trasformare un digestivo in un gran liquore. Così è nato il primo dei nostri distillati, esattamente come lo immaginavo, senza colore né coloranti, ma presto verranno un limoncello e un vermouth, prodotti secondo nostra ricetta e a marchio nostro. E poi vorrei inserire giacche, grembiuli, pentole, posate. Le idee sono tantissime, ma per tutto va verificata la logistica, ci vorrà un po’ di tempo». L’inizio è promettente: la prima cena di San Valentino proposta come experience è andata sold out in pochi giorni. Per sei mesi la gamma di articoli sarà acquistabile anche su da Amazon, grazie al progetto Amazon Campus Challenge, la cui sfida è avvicinare aziende che producono e vendono prodotti artigianali al mercato online.
E se per lo chef lo sbarco è recentissimo, per Cortilia i numeri sono consolidati e l’esperienza ormai pluriennale, dal 2011: «Il food online continua nella sua crescita, lo dicono i numeri (+42% nel 2019, fonte Netcomm) e lo confermiamo anche noi dall’interno», afferma Marco Porcaro, CEO & Founder del mercato digitale. «Il trend positivo e costante ci conferma che il modo di fare la spesa delle persone cambierà sempre più: cresce l’attenzione all’origine dei prodotti e la voglia di conoscere tutti i dettagli di ciò che si porta in tavola. Nonostante infatti l’ecommerce pesi ancora poco sul totale del retail, parliamo a un pubblico sempre più ampio, guadagnando la fiducia di clienti sempre più attenti e consapevoli. L’offerta di Cortilia tiene conto di tutto ciò e permette di scegliere tra oltre 1800 prodotti e numerosi meal-kit, pensati proprio per proporre nuove esperienze e modalità di fare la spesa, oltre che risparmiare tempo. Pensiamo inoltre che tutti i nostri servizi, come la consegna in fasce ristrette e il suggerimento di prodotti potenzialmente interessanti per l’utente, possano migliorare la vita delle persone. A monte rimane il nostro impegno nel rispettare l’ambiente combattendo gli sprechi grazie a previsioni di vendita precise, supportate dall’AI, che permettono di evitare momenti di stock out e ridurre le eccedenze all’1%».
Ma tanti sono anche i progetti più piccoli che portano dal click fino a casa nostra cose che mai avremmo immaginato, per esempio, il pesce fresco. È il caso di Ora pesce, progetto digitale che disintermedia lo spazio tra pescatore e consumatore e fa arrivare fino in tavola il pescato eviscerato e sfilettato dei pescherecci dei mari italiani. Si sceglie online e l’ordine arriva direttamente al peschereccio. Le lavorazioni di eviscerazione, spellatura e sfilettatura sono compiute da laboratori certificati, e la consegna avviene per mezzo di box isotermici nel rispetto della catena del freddo. Una volta a casa, deve solo essere cucinato. E se avete a cuore il progetto, potete finanziarlo direttamente diventando soci grazie alla campagna di equity crowdfunding lanciata dalla startup. Orapesce ha chiuso il 2019 con un fatturato netto di 75.000 euro: i dati di avvio dell’anno 2020 confermano il potenziale di crescita in relazione a quel target consumer già propenso all’acquisto di pesce online. Un piccolo segmento che ha però grandi potenzialità.
Ma ecommerce è anche servizi: ed è da questa idea che nasce Cosa Porto, un progetto ambizioso che dopo Roma, Milano e Torino è appena sbarcato anche a Londra, e funziona come un concierge. Porta a casa, in ufficio o dagli amici una selezione di prodotti di grandissima qualità come regalo. Per inviti a cena dell’ultimo minuto, per regali a distanza, per compleanni o per fare o farsi una bella sorpresa è la via giusta e la scelta è vastissima: tanti i negozi che sono riuniti sotto questa piattaforma nata proprio per rendere l’ecommerce pratico anche quando i volumi dei singoli player non giustificherebbero l’apertura di un proprio shop. Gelato, olio, formaggi, pasticceria, vini: tutti i prodotti sono selezionati con grande cura, per essere dei regali di livello. E il servizio è molto pratico: la consegna espressa arriva in due ore. Poi ci sono le box mensili, dove ciò che conta è l’esperienza e la sorpresa: un abbonamento che permette di ricevere a casa cibo o vino scelti su temi e che uniscono la parte sensoriale all’idea di un auto-regalo gratificante e inconsueto.
Gli esempi più innovativi coinvolgono il gusto ma sviluppano anche le conoscenze: è il caso di Micatuca il primo box in abbonamento sui cibi del mondo, creato direttamente con l’aiuto dei local sviluppato da una coppia di creativi milanesi. Ogni mese arriva a casa un box di cibo etnico, che permette di entrare nella cucina di una famiglia giapponese, brasiliana, libanese, moldava con 7 prodotti alimentari, due ricette di famiglia e una scheda che spiega i prodotti, selezionati con l’aiuto di chi è nato e cresciuto in quel paese. Completa il tutto una tovaglietta americana serigrafata a mano, in edizione limitata, ispirata al paese del box e illustrata ogni mese da un diverso illustratore. Un bellissimo modo per scoprire il mondo da casa propria, una storia di inclusione che passa dalla cucina, non solo attraverso il cibo ma anche con una dose di design e racconto.
Stessa filosofia, ma applicata al vino, per Winology, un wine club italiano ispirato alle tante esperienze simili che all’estero funzionano da tempo. Lo racconta Jacopo Cossater, il fondatore: «Ai nostri soci inviamo ogni mese due bottiglie alla cieca, selezionate da me. Vini sempre prodotti da vignaioli mediamente molto piccoli a partire da un approccio all’agricoltura biologico quando non addirittura biodinamico, sempre attento alla sua sostenibilità ambientale e spesso al di fuori delle zone del vino più conosciute. Cerchiamo di far scoprire alle persone che hanno deciso di abbonarsi a Winology vini che altrimenti non riuscirebbero a trovare, né sugli scaffali dell’enoteca della loro città né all’interno degli e-commerce più conosciuti.
Il progetto nasce a latere di un master alla LUISS di Roma, prima come idea e solo molti mesi dopo come società vera e propria. L’idea alla base di Winology non è una novità, in particolare se si pensa ai paesi anglosassoni dove il concetto di wine club non è solo particolarmente radicato ma anche declinato con modalità molto diverse tra loro. Un tentativo di offrire una proposta diversa rispetto quella degli e-commerce tradizionali, in particolare in un contesto – quello degli abbonamenti a sottoscrizione – in grandissimo fermento, non solo nel mondo dell’enogastronomia».
Fermento che speriamo abbia presto ricadute più significative su questo settore così affascinante e comodo, ma ancora troppo poco frequentato in Italia.