Delusi dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, i sindacati del comparto scuola hanno scritto al premier Giuseppe Conte. E che si tratti di una sonora bocciatura dell’esponente di governo dei Cinque Stelle lo certifica Maddalena Gissi, segretario nazionale della Cisl Suola, l’organizzazione che vanta il maggior numero di iscritti: «Abbiamo chiamato in causa il presidente del Consiglio perché le nostre valutazioni su temi importanti come i percorsi abilitanti e il concorso straordinario non sono state prese in considerazione o sono state totalmente rigettate. Per garbo istituzionale la lettera l’abbiamo inviata anche al ministro, ma a questo punto è dal massimo rappresentante dell’Esecutivo che ci aspettiamo un segno di attenzione. È necessario che vengano presentati alcuni emendamenti al Milleproroghe per consentire la partecipazione al concorso straordinario anche agli insegnanti che hanno svolto interamente sul sostegno i tre anni di servizio richiesti come requisito di accesso; chiediamo inoltre che si attivi una procedura concorsuale riservata al personale che ha svolto le funzioni di Dsga, cioè di direttore dei servizi generali e amministrativi».
Il paradosso è che su questi aspetti i sindacati avevano già raggiunto un accordo di massima ad aprile dello scorso anno. A farsi garante dell’intesa fu proprio Giuseppe Conte, allora a capo della coalizione gialloverde. Nel frattempo, al leghista Bussetti, titolare del dicastero dell’Istruzione, sono subentrati i grillini Fioramonti e Azzolina. Risultato: tavolo di confronto saltato e proclamazione dello sciopero per il 6 marzo prossimo.
E se a parole tutti si battono per la meritocrazia, nei fatti mancano gli strumenti per selezionare i docenti più bravi. Basti pensare che gli ultimi corsi di abilitazione risalgono al 2014. Da allora, decine di migliaia di professori sono stati reclutati dalla terza fascia d’istituto e addirittura con la Mad, la cosiddetta Messa a disposizione utilizzata essenzialmente dai neolaureati. I numeri sono impietosi: dei 187.865 supplenti assunti quest’anno con contratto al 30 giugno o al 31 agosto, più della metà sono saliti in cattedra privi della relativa abilitazione. Sono comunque loro, nel bene e nel male, a tenere in piedi il sistema scolastico italiano altrimenti destinato al collasso.
Per correre ai ripari, nei prossimi mesi si svolgeranno i concorsi straordinario e ordinario grazie ai quali si dovrebbero assumere 48mila docenti. Per quello straordinario la bozza di concorso è all’esame del Consiglio superiore della pubblica istruzione chiamato ad esprimere il proprio parere. Di sicuro c’è che se non saranno accolte le istanze delle organizzazioni sindacali migliaia di insegnanti di sostegno, reclutati con il meccanismo delle graduatorie incrociate, rischiano di rimanere al palo. Al danno si aggiungerebbe la beffa.
Questo spiega perché i sindacati da un lato si battono per la valorizzazione dell’esperienza maturata in classe e, dall’altro, chiedono la definizione di percorsi abilitanti strutturali. Sia chiaro: il precariato nel mondo della scuola non è un fenomeno dell’ultima ora ma ad indispettire gli insegnanti e i rappresentanti dei lavoratori è stato proprio l’atteggiamento del ministro che pure, prima di giurare tra le mani del presidente Sergio Mattarella, diceva di battersi per le stabilizzazioni.
E siccome su internet non si può fingere innocenza, per dirla con Maurizio Ferraris, ecco che in rete circola un video di qualche tempo fa che mostra una Azzolina convincente nel difendere i diritti dei precari. Tanto che la Uil Scuola si è chiesta, non senza ironia, perché mai si dovrebbe ora mettere in dubbio la sua volontà di attuare quanto aveva solennemente promesso.
Anche sul rinnovo contrattuale Cgil, Cisl e Uil, insieme allo Snals e al sindacato Gilda, sono sul piede di guerra perché gli aumenti previsti fanno leva soprattutto sull’abbattimento del cuneo fiscale. Molti dunque i fronti aperti, tanto che la viceministra all’Istruzione Anna Ascani ha pubblicamente auspicato la riapertura del tavolo di confronto con i sindacati. Un auspicio che suona quasi come un ammonimento per la ministra Azzolina, sin qui capace di scontentare proprio tutti.