Ogni famiglia pensa di essere unica al mondo. E domenica sera anche il governo pareva pensarla così. Intendendo con famiglia legami di sangue o unioni ufficiali. Ecco i congiunti! La nuova parola magica di questa quarantena. Sembra quasi il nome di una App: “Mappa quali affetti sono davvero a prova di virus”.
Dunque dal 4 maggio potrei rivedere mia cugina che non vedo da almeno 5 anni ma non potrei fare lo stesso con la mia amica che sento ogni giorno. E l’amore, l’amore, dove mettete l’amore? Potrò rivederlo dopo mesi che il virus ci tiene separati?
Serve giocare con i paradossi, ma la sensazione netta, già durante i primi giorni del lockdown, è che molte situazioni non basate sulla pubblicità del Mulino Bianco non vengano per nulla contemplate. Dopo settimane di chiusura potremo rivedere i parenti se nella stessa regione, un passo avanti per chi ha passato questi mesi in completa solitudine. Ma gli altri?
Il congiunto non è il fidanzato/a. Durante tutta la giornata tornano a galla certe distinzioni di anni e anni fa: convivente, coppia di fatto, compagno/a, marito/moglie…Ma non le avevamo superate in nome della modernità? Ci si appiglia a interpretazioni di vario tipo, perfino a certe sentenze di certi processi.
Eppure, suvvia, questo lockdown non possiamo leggerlo come un melodramma d’altri tempi: storie di fughe d’amore le conosciamo tutti, così come storie di convivenza tra persone appena conosciute. A metà giornata però fonti di Palazzo Chigi specificano: i congiunti – pare – sono «parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili». L’amore vince! Certo, cosa ci sia stabile in un amore, e di questi tempi, meglio tacere. Sul come dimostrarlo idem. Non diamo suggerimenti. Anzi, che nessuno si azzardi a chiederlo al governo: decidetelo da soli, siete adulti responsabili! Intanto su Twitter #congiunti è trending topic insieme a #affettistabili e #uominiedonne della De Filippi. C’è molto del paese qui (che forse finge di non vedere ben altro).
Resta una certezza: non esistono le famiglie amicali nonostante le innumerevoli serie Tv. Se sei single non hai altra famiglia, solo i parenti. Se con questi ultimi puoi usare mascherina e distanziamento, ma almeno avere compresenza, con un amico no. Il virus però non distingue tra legami di sangue. Non sa nemmeno a chi vogliamo più bene, e questo non dovrebbe nemmeno deciderlo il governo.
So di amicizie che in questi mesi si sono rinsaldate ancora di più tra videochat, messaggi, saluti dai balconi. In fondo, quel “e affini” di cui parla la nota di Chigi non si applicherebbe anche alla mia amica che sento ogni giorno?
Certo, “affini” non significa andare a trovare quella vecchia tizia, pure antipatica, che però aveva una casa al lago. E molti, lo so, vorranno metteranno tra gli “affetti stabili” i sei match Tinder in sospeso dal lockdown. Se prima si urlava contro il runner, adesso si denunceranno gli incontri clandestini di una sera? Va a finire che beccati in flagrante si dovranno sposare come decenni e decenni fa. Paradossi.
Nessuno si aspettava un totale liberi tutti dal 4 maggio. Però guardiamo la normalità. E cioè una situazione sociale complessa e sfumata che meritava da subito qualche attenzione e apertura in più, magari facendo appello a una responsabilità personale che molti hanno dimostrato.
Serve un po’ di socialità, seppur sottoposta a regole, per darci respiro e affrontare quel che arriverà nei prossimi mesi. Però ognuno vede la sua famiglia, il governo vede solo quella classica, ma questa visione limitata ci accomuna tutti.
Così domenica sera, dopo la conferenza stampa, certe coppie di innamorati divisi erano furiosi perché loro no e invece la visita alla nonna sì, e i vecchi che palle. Così certi amici non capivano perché aprire i parchi se tanto ci vanno i bambini, e le mamme che palle.
Ognuno è isola con qualche isolotto, e in questa lotta non vediamo le necessità degli altri, affettive, sociali ed economiche (il grande buco nero). Questo virus avrebbe dovuto farci comprendere che siamo un arcipelago, connessi per ogni cosa gli uni agli altri. O non era questo che qualcuno credeva?