L’Emilia Romagna, a poche ore dalla conferenza stampa per il nuovo decreto Rilancio, mette le sue carte in tavola per la riapertura di locali, bar e ristoranti, e dimostra ancora una volta quanto la sua fama per l’accoglienza sia frutto di una grande strategia. Vara infatti un protocollo di gestione con grandi differenze rispetto alle linee guide espresse dall’Inail e molto contestate da tutte le associazioni di categoria.
Le regioni in questo campo possono dettare norme proprie, sulla base delle indicazioni fornite e stabilire protocolli differenti ma ugualmente funzionali ed efficaci. Il Governo può comunque impugnarle, ma se questo non dovesse succedere, le indicazioni diventeranno probabilmente la nuova regola per tutte le altre regioni non ancora pronte per il grande passaggio alla riapertura.
È Matteo Musacci, vicepresidente della Fipe nazionale e presidente per l’Emilia Romagna, a sottolineare l’importanza del nuovo modello, che si differenzia decisamente da quello nazionale. Nessuna autocertificazione necessaria, nessuna mascherina obbligatoria, nessun controllo della temperatura per i clienti e grande richiesta di responsabilità tra le parti. Da un lato i gestori sono tenuti a informare e dall’altra i clienti devono collaborare ed essere coscienziosi. Ma soprattutto arriva il grande no al distanziamento minimo tra tavoli di 4 metri – il punto più discusso e che avrebbe messo in difficoltà la maggior parte dei ristoranti. È previsto invece un – molto più percorribile – metro. Esattamente con lo stesso standard usato per qualsiasi altro distanziamento sociale. Grande attenzione invece alle sanificazioni dei locali, alle misure di sicurezza come mascherine solo per i dipendenti che non possono mantenere la distanza di almeno un metro, e utilizzo dei gel disinfettati invece dei guanti, anche questi molto contestati dai ristoratori. Naturalmente rimangono identiche le norme sugli assembramenti: buffet non previsti, e servizio al banco possibile solo con il necessario distanziamento di un metro. E per pagare e consultare il menu, preferenza sempre per l’utilizzo di dispositivi digitali.
Cauta la reazione di Luca Marchini, chef e imprenditore modenese, che con il suo ristorante L’Erba del re, una stella Michelin, e le tante attività sul territorio, sta lavorando alla riapertura con criteri più stringenti, in attesa di decisioni certe: «Sicuramente la riapertura del 18 maggio rappresenta per noi la gioia data dalla ripartenza dopo questo periodo di stop. Senza dubbio, però, ci sono ancora diversi punti oscuri e dubbi legati a norme e modalità. Sarà fondamentale capire se le attuali differenze, rispetto alle regole espresse a livello nazionale e quelle comunicate in ambito regionale, potranno essere appianate in favore di una essenziale chiarezza e linearità. All’interno dei miei ristoranti metteremo in atto diversi accorgimenti che partiranno già al momento della prenotazione, dove dovremo chiedere se le persone sono conviventi o congiunti facendo firmare loro una dichiarazione. Si tratta di una necessità imposta dalle normative. Parlando del lavoro quotidiano, sia per L’Erba del Re sia per la Trattoria Pomposa Al Re Gras il principio è quello di ripartire da dove ci siamo fermati e andare ancora oltre, mettendo a frutto questi tre mesi fatti di pensieri, idee e sì, anche respiro dallo stress e dalle corse di ogni giorno. Il tutto con la massima tranquillità e positività, nonché con il sorriso e il desiderio di riservare la migliore accoglienza che ci ha sempre contraddistinto. All’Erba del Re non ho problemi riguardo alle distanze, abbiamo trovato delle soluzioni eleganti e piacevoli per permettere alle persone di disinfettare le mani prima di consultare il menù e non mancheranno i dispenser di gel disinfettante in entrata e nei vari luoghi di spostamento. La sanificazione poi, è sempre stata una modalità utilizzata e avverrà come sempre. Per la Trattoria, dove spesso ci sono i doppi turni, ogni volta si procederà con la sanificazione completa il tavolo. Infine, ho già fatto realizzare le mascherine personalizzate ffp2 per tutta la mia brigata di cucina e sala. Se devo pensare alle attività su cui puntare all’interno del ristorante, il primo pensiero va certamente allo “chef table”, non solo una esperienza completa e coinvolgente, ma anche vissuta in una stanza dedicata e senza il minimo timore di contaminazione».