Film CapitaliPraga, la piccola Hollywood nel cuore d’Europa

La città della Repubblica Ceca alterna grandi pellicole d’autore a costosissimi blockbuster. Da “Mission Impossible” a “The Illusionist”, ma anche il toccante premio Oscar 1997: “Kolya”

Ogni sabato, Linkiesta Europea vi porta alla scoperta dei migliori film ambientati nelle capitali d’Europa.

«Niente è come sembra» ci insegna “The Illusionist”. Perché «tutto è un’illusione». Anche al cinema. Dove una città può fingersi un’altra. Soprattutto a Praga: la piccola Hollywood d’Europa.

Tutto ebbe inizio alla caduta dell’URSS. Quando i paesi dell’est Europa divennero il paradiso degli Studios. Luoghi splendidi, dove produrre a costi limitati. Molti non si tirarono indietro. In cerca di una nuova immagine da diffondere al mondo. Prima però dovettero accettare il ruolo di sostituti. Come in “Amadeus”. Il film di Miloš Forman che racconta la vita di Mozart. Antesignano di questo sistema. 

Sullo sfondo del pianista prodigio troviamo Praga. Ma la chiamano Vienna. Anche quando gli ambienti sono ricostruiti ci troviamo nella capitale ceca. Negli storici Barrandov Studios del sobborgo di Hlubocepy. Città Vecchia e Città Piccola sono perfette nella parte della Vienna del XVIII secolo. L’interno della casa di Salieri è l’Ex Palazzo del Gran Priore dei Cavalieri di Malta. Un tempo museo degli strumenti musicali.

Scoperto il trucco Praga si rivela. E Il film di Forman diventa un tour per iniziati. Tra i giardini Wallenstein e la Porta Leopoldina a Vyšehrad. A chiedere asilo sul grande schermo fu anche Beethoven. Nel volto mascherato di Gary Oldman. È “Immortal Beloved”, di Bernard Rose. Dove il teatro degli Stati accoglie la nona sinfonia.

L’inizio di un rapporto privilegiato tra Hollywood e Praga. A siglarlo un film inaspettato. L’action movie con Tom Cruise. Il primo capitolo di “Mission: Impossible”. Dove Praga interpreta se stessa. Con lo stile di un regista di prim’ordine: Brian De Palma. 

Un primo atto dedicato alla capitale. Teatro di un’azione serrata. Rincorse sui ponti, sparatorie per le strade. Ma anche sequenze più lente, in cui scoprire i monumenti. La Praga turistica. Quella che ad ogni inquadratura ti ricorda dove sei. E insegna agli americani un nuovo centro europeo. Intrigante, misteriosa. Praga come specchio degli eventi. Avvolta da un alone ocra e blu che nasconde i protagonisti. 

Sul ponte che collega Mala Strana alla Città Vecchia De Palma piega l’immagine. Mentre Tom Cruise l’attraversa noncurante. Il Palazzo del Liecghtestein sulla riva del fiume Moldava interpreta l’ambasciata. Qui le prime scene. Lo schema è quello tipico del genere. Esterni e interni si alternano. Tom Cruise-il palazzo. Jon Voight-il fiume. Conosciamo gli attori e impariamo la città.

Poi l’ordine viene meno. L’action si riappropria delle strade. Un’esplosione su Old Town riversa litri d’acqua nella piazza. È il ristorante Aquarium che va in frantumi. Locale costruito appositamente per il film, e quotidianamente ricercato dai turisti.

“Mission: Impossible” tornò nella capitale per il quarto capitolo. Senza De Palma, ma sempre con Tom Cruise. Praga fu ricondotta al ruolo di surrogato. Nella parte di Mosca. Con il castello della città a interpretare il Cremlino. Come sempre perfetta e invisibile. Ma non per questo meno bella. 

Dagli anni ’90 qualcosa è cambiato. Hollywood si è spostata. In cerca di nuovi centri europei a basso costo. Praga però ha mantenuto la tradizione. Con tanto di guide turistiche tra i set più noti. Mentre una cinematografia interna è andata formandosi. Dai registi più sperimentali. Come il genio surrealista Švankmajer. Al premio Oscar 1997. Assegnato al commovente “Kolya”, del giovane Jan Svěrák.

Un film ancora importante. Su Praga e gli ultimi giorni dell’URSS. In primo piano la vicenda di Louka e il piccolo Kolya. Bambino abbandonato dalla madre e accudito dal disincantato violoncellista della capitale. La città è grigia. Ma si infiamma attraverso le vetrate del duomo. Alla radio squilla “Stazione Europa Libera”. Presagi in sottofondo. Mentre il bambino cresce e Louka diventa padre. La Storia del continente irrompe. «Sangue a Praga». Manifestati si accalcano e perdiamo i protagonisti. Diventa un film sul popolo. La città si illumina e raccoglie la Storia. «Ormai è fatta». Il tintinnio di chiavi della rivoluzione di velluto risuona nella città. Come le note di Beethoven nel teatro degli stati.