Mentre in Parlamento è ancora aperto il confronto sul recovery plan, e sull’idea di sviluppo industriale da consegnare al Paese, il documento che ogni anno Sace offre alle imprese italiane certifica segnali di ripresa per il nostro export, già a partire dal 2021. A luglio la produzione industriale è aumentata del +7,4% che resta però un dato ancora negativo se guardiamo al confronto con lo scorso anno (luglio 2019, -8%).
Il titolare del ministero dell’Economia è intervenuto alla presentazione del rapporto Export Sace 2020, commentando le ultime notizie sulla produzione e facendo trapelare cauto ottimismo: «questi dati avvalorano la nostra previsione di un forte rimbalzo del Pil nel terzo trimestre, – commenta il ministro Gualtieri – un aumento che sarà a due cifre, diciamolo con cautela ma siamo fiduciosi che il Paese possa ripartire».
Lo shock causato dalla pandemia da covid-19 è stato battezzato come il cigno nero, un evento raro, che ha interessato l’intera economia globale, ma prevedibile, vista la sospensione delle attività economiche in seguito al lockdown. Ora più che mai diventa necessario investire sull’export e sul made in Italy. Le esportazioni italiane di beni, infatti, torneranno a risalire ed entro 2023 toccheranno quota 510 miliardi.
Nonostante un calo dell’export dell’11,3%, con un valore complessivo che dovrebbe scendere e attestarsi sui 422 miliardi, gli imprenditori continuano a scommettere sul commercio estero, individuando le aree geografiche che potrebbero dare maggiori opportunità. Secondo il Rapporto Sace Il recupero sarà più celere nelle aree dell’Europa dell’est e in paesi come la Russia, senza dimenticare il Medio Oriente.
E ancora, in base al documento del 2020 la ripresa sarà molto più lenta in Europa e nel Nord America, dove comunque alcuni settori, come la farmaceutica, gli alimentari negli Stati Uniti e le apparecchiature medicali in Germania, avranno la loro risalita. Il ministro Gualtieri ci tiene a sottolineare l’ottimo lavoro realizzato da Sace, assumendo il ruolo Garanzia Italia – SACE SIMEST e concedendo garanzie in poche ora alle imprese. Il rapporto, ipotizza inoltre, due scenari alternativi rispetto alla possibile evoluzione della pandemia da coronavirus.
Nel primo caso, quello di un nuovo lockdown globale, avremmo un crollo dell’export fino al -12%. Se le misure previste per contrastare la pandemia fossero attenuate gradualmente, la caduta ammonterebbe al -21% delle esportazioni. Secondo Alessando terzulli, chief economist sace, gli effetti della pandemia hanno prodotto dei cambiamenti positivi su settori dei prodotti in legno e nell’arredamento: «li vediamo ripartire bene nel 2021, perché c’è stata una componente di rimbalzo tra i cittadini nel modo in cui si vive la casa – inoltre sottolinea Terzulli – il settore farmaceutico e quello della chimica e delle componenti legati alla detergenza e i prodotti in gomma e plastica non avranno ripercussioni».
Alla presentazione è intervenuto anche il ministro degli Esteri Luigi di Maio che ha sottolineato l’importanza della sostegno internazionale: «per un Paese come il nostro votato all’export è fondamentale che ci siano relazioni commerciali aperte, e senza barriere – è il commento del titolare della Farnesina – l’Italia ha bisogno di collaborazione internazionale e non di guerre commerciali». Positivi anche l’intervento di Oscar Farinetti, «L’Italia è al primo campione di energia rinnovabile nel mondo. Sarebbe bello avere dal governo un grande progetto di sostenibilità ambientale – sostiene Oscar Farinetti – Il 2020 è stato un anno terribile, pensate al nostro gruppo: negli Stati Uniti facciamo il meno 50% e i ristoranti sono quasi tutti chiusi. Affronteremo il 2021 con un’energia straordinaria per ripartire alla grande. Sfruttando le nostre vocazioni».
Per Pierfrancesco Latini, Amministratore Delegato Sace, il quadro che prospettano gli economisti è serio: «bisogna trasformare una minaccia in un’opportunità. Saranno necessario digitalizzazione, strategie di marketing e investimenti, sarà necessario il supporto di Sace. Nella prima parte dell’anno siamo stati impegnati a fronteggiare la crisi con interventi per 8 miliardi di finanziamenti che sono diventati poi 13 miliardi. E oltre 20 miliardi a sostegno delle imprese nella prima metà dell’anno. Sul tavolo ci sono molte nuove sfide: dobbiamo seguire la traiettoria del sostegno alle esportazioni».
Mentre secondo Alessandro Profumo, Amministratore delegato Leonardo, il tema della filiera rimane fondamentale: «noi compriamo circa il 60 % del nostro prodotto, il 70% ha un giro sotto i 10 milioni. Se la nostra filiera è più forte siamo più forti anche noi. Ne abbiamo visitato 1300 per conoscere e per capire i loro programmi: Li abbiamo accompagnanti verso la crescita».
Il rilancio dell’economia e della produzione industriale passa anche dalle tecnologie a minor impatto ambientale, se opere con sostenibilità ci saranno aziende sane anche per i prossimi anni. In tutti i casi, al netto degli scenari possibili, degli investimenti, delle agevolazioni fiscali e dell’impatto ambientale, il recupero pieno dei valori dell’export pre- Covid si verificherebbe non prima del 2023.