Interno sera. Alla fioca luce della cappa, il pacchetto della pasta in mano, gli occhiali semi appannati dall’acqua che bolle, risuona perentoria una domanda: dove accidenti sono i minuti di cottura? È successo a tutti, almeno una volta di girare e rigirare l’involucro della pasta tra le mani alla ricerca di quella scritta sempre troppo piccola e stampigliata nei posti più impensabili: c’è chi la mette in basso a sinistra, chi sul lato, qualcun altro sul retro… Se si è affezionati alla stessa marca si va quasi a colpo sicuro ma quando si cambia brand o si imposta il timer per potersi allontanare serenamente dal piano cottura, ecco che riparte la caccia al numerino: dove l’avranno messo questa volta? Ovviamente non vale l’assioma secondo cui il tempo di cottura della pasta coincide con quello impiegato per trovare dove sono scritti i minuti.
Tra il serio e il faceto, l’agenzia torinese Hub09 Brand People ha lanciato sul web il manifesto del Movimento Grandi Minuti, un logo – un fusillo grondante sugo – e uno slogan, Pasta la Victoria Siempre, raccogliendo una valanga di like e condivisioni (un milione e 800mila contatti in pochi giorni).
«Dopo aver raccolto migliaia di testimonianze in rete e non solo, abbiamo deciso che era arrivato il momento di agire e l’abbiamo fatto nel modo che ci viene più naturale: trasformando la simpatica protesta dei consumatori in immagini e ripensando le confezioni dei brand più famosi» spiega Marco Faccio, fondatore di Hub09. I packaging, con i minuti di cottura stampigliati sul fronte a caratteri cubitali, non sono ovviamente reali ma il popolo della rete li ha già promossi a pieni voti. C’è anche chi preferisce andare a braccio, assaggiando e regolandosi da sé ma la maggior parte delle persone sarebbe felice di non dover ingaggiare ogni volta una caccia al tesoro.
Per i produttori, il premio per questo cambio di registro potrebbe essere quello di diventare la marca più amata dagli italiani. Chi sarà il primo a raccogliere la sfida?
«La questione dei minuti per noi è antropologica» scherza Emidio Mansi, direttore commerciale Italia del Pastificio Garofalo. «Sulle nostre confezioni i minuti sono scritti sia sul fronte sia sul retro ma evidentemente non basta. Negli ultimi anni abbiamo cambiato la grafica diverse volte cercando una maggiore chiarezza ma i consumatori continuano a dirci e a scriverci che i minuti non si leggono. Una volta, scherzando, ho risposto all’ennesima lamentela dicendo che la ricerca del tempo di cottura sulla confezione migliora la ricetta. Seriamente, se chi ci compra manifesta un’esigenza, va data una risposta. L’iniziativa del Movimento Grandi Minuti è apprezzabile, anche per l’ironia con la quale è stata portata avanti e, di questi tempi, un po’ di leggerezza è quanto mai necessaria. Stavamo già lavorando alla stessa idea da un po’ di tempo e quindi la campagna non ci ha colti impreparati. Entro la fine dell’anno i nostri consumatori avranno una piacevole sorpresa». Per capire quanto grande sarà, bisogna aspettare.