Ascolta che ti passaDieci cose da sapere sul nuovo social che fa impazzire il mondo

È appena arrivato in Italia e sta già spopolando tra i nerd del dialogo digitale: è completamente diverso da quello a cui siamo abituati, perché prescinde dalle immagini ed è dedicato solo all’audio

1.Se non hai un iPhone, non entri: al momento si può partecipare solo con un dispositivo apple e solo a inviti, perché proprio come in ogni club che si rispetti, devi essere presentato da un socio per poter entrare. Ogni nuovo iscritto ha solo due inviti da dispensare agli amici, ed è meglio che siano distribuiti con intelligenza, perché chi ti ha permesso l’ingresso rimane come tuo tutor, scritto sul profilo, e se tu sbagli, ci va di mezzo anche lui.

2. Si parla, e basta. Nessun link, nessuna immagine, nessuna registrazione: l’unica cosa che si può fare è creare room e parlare. O stare in silenzio: ci sono anche delle stanze dove si entra e non si parla. Per ore. Se vi state chiedendo «a cosa serve?» è evidente che non siete sul pezzo.

3. Come si fa, una volta entrati? Si sistema la propria bio con qualche informazione e i link ai propri profili di twitter e instagram (gli unici consentiti). Si sbircia nel calendario e si scoprono le “room” attive e poi si entra in quella che si preferisce. Ci si trova in un ambiente con dei moderatori che parlano, sotto si vedono gli avatar di chi ascolta ed è connesso con i moderatori, subito sotto tutti gli avatar di chi ascolta ma senza aver contatti con i moderatori. Si può ascoltare, ma si può anche intervenire, alzando la mano e aspettando che il moderatore ci inviti a salire sul palco con lui.

4. Quando vi sentirete abbastanza esperti, potrete aprire anche voi una o più stanze, nelle quali fare chiacchiere sul vostro argomento preferito. La stanza si crea facilmente: deve avere un titolo, ci si possono aggiungere altri moderatori. Se volete che sia minimamente frequentata è importante che sia ben indentificabile e che sia programmata con un po’ di anticipo, così che i vostri contatti sappiano che c’è e si preparino per parteciparvi.

5. La netiquette è molto importante, quindi non dimenticate di salutare e presentarvi, di non fare interventi lunghi e di mettere il microfono in mute ogni volta che smettete di parlare per evitare rumori sgradevoli.

6. È trasversale: si devono avere 18 anni per accedere, ma da lì in su c’è davvero di tutto. Pare che sia un social che piace a tutte le fasce d’età, che naturalmente poi si suddividono nelle varie stanze, ognuna dedicata a un tema diverso, dando origine a piccole community interessate all’argomento.

7. Per il momento questa app è per la maggior parte popolata da stranieri, e la maggior parte delle stanze sono in inglese: ma la community italiana si sta man mano creando, con la guida del Team italiano che si sta organizzando con un palinsesto e un calendario ricco e variegato. Marta Basso, Federico Cecchin e Ana Maria Fella hanno creato la community più grande di italiani sulla piattaforma: «Vedevamo solo stanze in inglese, ci siamo trovati noi tre in quasi per caso e ci siamo detti – perché non farne una in italiano, anche per stranieri che stanno imparando la nostra lingua?» racconta Fella, digital strategist poliglotta.

8. Dialogare con grandi personaggi di sport, musica, spettacolo e arte non è mai stato così semplice: adesso che il social è agli albori gli incontri sono immediati e spontanei e spesso nella stessa stanza si incontrano anche i propri beniamini. Che per una volta non possono avere un social media manager!

9. Ci siamo anche noi! Alle 12.30 del lunedì, giovedì e domenica abbiamo una stanza chiamata Storie di cucina, nella quale Anna Prandoni insieme all’archeologa culinaria Samanta Cornaviera raccontano ricette, personaggi, miti e leggende del mondo del cibo.

10. Perché funzionerà? Perché ingaggia anche se siamo impegnati in altre attività, intrattiene e fa socializzare, e attiva l’immaginazione. E poi è un social che prescinde dal problema più grande dei social: la privacy. Nessuno ti vede, nessuno ti registra.

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