Stamattina il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si dimetterà. Un crisi al buio, che potrebbe finire in un vicolo cieco per tutti. «Per questo credo che sia arrivato il tempo della generosità», dice il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, del Partito democratico, in un’intervista a Repubblica. Che immagina una ripartenza del governo anche con Matteo Renzi. «Un nuovo patto politico di legislatura» è quello che propone Guerini. Un Conte ter sostenuto da tutte le forze della vecchia maggioranza e allargato anche ai costruttori centristi, che il premier sostiene ancora di poter trovare. Ma senza mettere in discussione la figura del premier. «Figura imprescindibile di equilibrio tra le forze che fin qui hanno sostenuto il governo», dice il titolare della Difesa. «Si metta in moto la costruzione di una maggioranza politica e parlamentare che comprenda tutte le forze che si richiamano a un chiaro orizzonte europeista».
Ma non sarà facile. Il tentativo di sostituire Renzi con un gruppo autonomo centrista è fallito, perché i voti non ci sono, ministro. E il premier è ricorso alla crisi formale per evitare di andare sotto sulla relazione di Bonafede. «Nessuno ha voluto sostituire Italia Viva che si è chiamata fuori, inspiegabilmente, da sola», spiega Guerini. «Quanto alla relazione sulla giustizia, il Pd ha alacremente lavorato a una posizione che si aprisse anche a istanze che si erano manifestate in questi giorni. Non è andata così. Ora siamo in un altro scenario, di una crisi dai contorni incerti che può essere risolta solo con un appello, intorno alla figura di Conte, rivolto a tutte le forze che si riconoscono nell’orizzonte e nella vocazione europeista. Per affrontare la realtà di un Paese che soffre le conseguenze sociali ed economiche della pandemia. Di una sfida col virus ancora da vincere. Di una campagna di vaccinazioni mai vista nella storia. Di un quadro di risorse europee imponente che devono essere spese bene».
Conte, però, deve restare. È uno dei punti fermi dei Cinque Stelle: altrimenti il castello crolla. «Considero imprescindibile la figura di Conte», ripete Guerini. Che dice: «Questo non è il tempo della tattica. E nemmeno di risentimenti o personalismi. Le colpe, se proprio vogliamo attribuirle, sono chiare. L’apertura di questa crisi è stata, per chi ne porta la responsabilità, una scelta profondamente sbagliata. Credo non ci siano dubbi, soprattutto nella coscienza e nel giudizio degli italiani. Ma questo è il tempo della responsabilità e della generosità. È tempo di “costruttori” come ci ha richiamato il Presidente della Repubblica. E allora si abbia il coraggio di uno scatto per affrontare la questione che si è aperta, che interpella tutte le forze, Italia Viva inclusa, che condividendo la prospettiva europeista saranno disponibili a misurarsi con questa sfida».
Un nuovo patto con Italia Viva, dunque. Ma il nodo decisivo di questa crisi è se la nuova maggioranza deve nascere con o senza Conte. «Se davvero non ci sono pregiudiziali, come più volte ribadito da Italia Viva, intorno a Conte, figura imprescindibile di equilibrio tra le forze che fin qui hanno sostenuto il governo, si metta in moto la costruzione di una maggioranza politica e parlamentare, che potrebbe persino essere più forte perché allargata anche a figure e forze che si richiamano a un chiaro orizzonte europeista che prima ne erano escluse, con un nuovo patto politico di legislatura. In tempi brevissimi. E tutti dimostrino, con fatti concludenti più che con le parole, di voler davvero impegnarsi», dice il ministro.