Una convivenza difficileSerracchiani spiega che la Lega è «un partito populista, che cambia pelle a seconda dell’aria che tira»

La vicepresidente del Pd al Piccolo dice: «Il Pd ha risposto all’appello di Mattarella. Salvini ha fatto i suoi calcoli e si è accodato». Il Carroccio «non è la nuova Dc né la Cdu»: va dove va il consenso, «dalla Lega “lumbard” al nazionalismo sovranista fino all’appoggio a Draghi»

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

«Il Pd ha risposto all’appello di Mattarella. Salvini ha fatto i suoi calcoli e si è accodato». Debora Serracchiani, vicepresidente del Partito democratico, accetta a denti stretti l’ingresso della Lega nel futuro governo ma – in un’intervista al Piccolo – ammette che la svolta europeista di Salvini è poco credibile.

«È la Lega che entra anche governo dopo il sì del Pd», dice. «Appoggeremo Draghi: su perimetro, contenuti e forma di questo sostegno, deciderà il premier». Ma «la Lega non è la nuova Dc né la Cdu, ma un partito populista, che cambia pelle a seconda dell’aria che tira: dalla Lega “lumbard” al nazionalismo sovranista fino all’appoggio a Draghi. Dove tira il consenso».

E precisa: «Della Lega non siamo compagni di viaggio né alleati. Il Pd ha risposto all’appello di Mattarella per salvare il Paese con Draghi. Salvini ha fatto i suoi calcoli e si è accodato. Non pretenda di fare il salvatore della patria».

Ora servirà «un governo solido» con «figure tecniche e profili politici», dice. E poi andrà salvaguardata l’alleanza con il Movimento Cinque Stelle. Anche perché «c’è uno smottamento evidente nel centrodestra, dove tre partiti prendono tre posizioni diverse» e «i voti in Parlamento accentueranno questa divisione».

Mentre sulla crisi del Conte Bis, ammette: «Il governo ha lavorato bene nella prima emergenza. Poi lo sfilacciarsi della maggioranza ha frenato l’azione. Da ottobre il Pd ha chiesto un patto di legislatura che rinsaldasse maggioranza e squadra, ma dovevamo essere più determinati nel chiedere il cambio di passo a Conte dopo l’estate».

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