Terra Madre è nata nel 2004 da una delle tante intuizioni di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, come prosecuzione del Salone del Gusto di Torino e luogo di incontro delle tante comunità e voci del mondo rurale. Nella prima edizione i contadini che partirono da 130 paesi diversi alla volta di Torino furono 5.000 poi, di due anni in due anni, sono aumentati sempre di più. L’ultima edizione è iniziata nell’autunno 2020 e finirà a primavera 2021, a differenza delle edizioni pre-covid che erano distribuite su un unico week-end, e naturalmente è solo virtuale.
Così, anche quest’anno, la nostra fame di conoscenza alimentare può placarsi, partecipando a webinar e convegni nella ormai nota modalità online, che per quanto meno coinvolgente di quella dal vivo, consente davvero a tutti e con molta facilità, di partecipare e ascoltare idee ed esperienze, che probabilmente, senza questi strumenti, non avremmo mai intercettato.
Slow food ha da sempre voluto ragionare sull’educazione alimentare dei consumatori, sia degli adulti, responsabili diretti degli acquisti, sia dei ragazzi e dei bambini, che ormai sono quasi più aggiornati di genitori e nonni. Questo passaggio generazionale ed educativo sta maturando nelle aule, dove si fa formazione, ma anche negli spazi in cui i ragazzi mangiano e imparano a mangiare: le mense, che secondo Terra Madre, sono il luogo perfetto dove educare al cibo e al suo consumo le future generazioni.
Sono molti i progetti che nel mondo vengono portati avanti per rendere il pasto scolastico un ricordo positivo nella memoria dei bambini, non solo dal punto di vista dell’igiene, ma anche del palato.
A Marta’s Vineyard, una delle piccole isole sull’Atlantico, poco distante dalla città di Boston, le scuole dell’isola, coordinate da Jenny DeVivo hanno stretto un legame forte con i produttori locali, in particolare con i pescatori di Boston e con gli agricoltori dell’isola, che oltre a rifornire di prodotti freschi le scuole, creano un senso di comunità e di continuità con le tradizioni alimentari, che sono parte integrante del processo educativo. «Lavoro con i pescatori e creo un rapporto di fiducia con i bambini, che imparano da dove viene il cibo e lo mangiano con meno diffidenza».
Per raggiungere questo scopo, un’altra regola educativa fondamentale sta nel lasciare che i ragazzi partecipino attivamente alla produzione dei pasti che vengono serviti tutti i giorni, come spiega Tom Valavik che a Brno, nella Repubblica Ceca, dirige un programma di cultura alimentare, che coinvolge 400 scuole e 65.000 ragazzi.
Grazie a questo progetto Tom è riuscito a coinvolgere nella rieducazione al cibo, tutta la comunità locale. Gli studenti creano orti e lavorano con i produttori locali, per comprendere la provenienza delle materie prime, poi cucinate insieme ai cuochi nelle mense, aiutati da nonni e genitori, che riportano le ricette a casa e le possono infine riprodurre in famiglia. «La partecipazione e la comprensione di tutto il processo che porta il cibo in tavola è il modo migliore per fare godere i bambini del pasto», continua Tom «genera un circolo virtuoso che nel tempo si autosostiene».
Per educare al rispetto del cibo, «è necessario intanto che sia buono», dice Francesco Dini, che gestisce l’azienda Qualità & Servizi Spa, di proprietà totalmente pubblica, ed eroga pasti a 8.000 bambini nei comuni della piana fiorentina. «Per rendere un menu scolastico, “Buono, pulito e giusto”, come insegna Slow Food, occorre partire dai piatti della tradizione in primis e farli usando solo prodotti di filiera locale consumati freschi. Si lavora sui fondi di cottura, sugli aromi e sulle verdure fresche, per ottenere gusti diversi dai prodotti industriali». E si collabora con la filiera garantendo il giusto prezzo di acquisto delle materie prima, con accordi che riescano a remunerare correttamente i produttori, evitando intermediari commerciali.
La rete delle scuole, che Slow Food sta cercando di mettere insieme è il luogo giusto per riflettere sul cibo e per fare educazione alimentare; anche da qui deve ripartire la riscoperta delle tradizioni gastronomiche locali e l’importanza della sostenibilità ambientale nella produzione del cibo. La scuola, da sempre impegnata a nutrire la mente e le anime dei suoi studenti, oggi deve essere il luogo per sfamare altrettanto bene anche il loro corpo.