Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l’incarico per formare un nuovo governo all’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, che ha accettato con riserva come da prassi. Lo ha annunciato il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti, dopo un lungo colloquio durato circa un’ora e venti.
«È un momento difficile», ha detto Draghi nelle sue prime parole pronunciate dal Quirinale, ringraziando il Capo dello Stato. «La consapevolezza dell’emergenza richiede una risposta all’altezza della situazione». Draghi risponde dunque «positivamente all’appello di Mattarella», elencando le «sfide» che ha davanti l’Italia: vincere la pandemia, portare a termine la campagna vaccinale, occuparsi dei problemi quotidiani dei cittadini e rilanciare il Paese. Draghi ha fatto riferimento alle «risorse straordinarie» in arrivo dall’Europa, da usare «con uno sguardo al futuro delle giovani generazioni» e alla coesione sociale. «Mi rivolgerò al Parlamento con rispetto», ha detto, «fiducioso che dal confronto con i partiti e dal dialogo con le forze sociali emerga unità e con essa la capacità di dare una risposta positiva al presidente della Repubblica», concludendo che scioglierà quindi la riserva al termine delle consultazioni.
Mario Draghi era arrivato al Quirinale con qualche minuto di anticipo rispetto all’appuntamento fissato per le 12 dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo il nulla di fatto dell’esplorazione di Roberto Fico.
Ma la convocazione scuote tutti i partiti dell’ex maggioranza e dell’opposizione. Il Movimento 5 Stelle è in fibrillazione, con Vito Crimi che ha fatto sapere subito che non intende sostenere il nuovo esecutivo. «Ringraziamo il Presidente Mattarella per aver pazientemente guidato questa grave e insensata crisi, ma ribadiamo che non voteremo un governo tecnico guidato da Mario Draghi. A questo punto, riteniamo che l’unica strada giusta sia quella delle elezioni anticipate. I cittadini devono poter scegliere chi dovrà risollevare le sorti di questo nostro Paese. Noi siamo pronti», ha scritto sulla sua pagina Facebook la senatrice del Movimento Cinque Stelle Paola Taverna, vicepresidente del Senato. Ma la linea del Movimento, ora dopo ora, sembra sgretolarsi, con tanti che fanno sapere di non voler seguire la linea Crimi. Sarà l’assemblea a decidere, fanno sapere i Cinque Stelle.
Attendisti sia Partito democratico sia LeU. «In Senato pesiamo per l’11%, il Pd dovrà ragionare su cosa fare anche in relazione a cosa faranno gli altri», ha detto il vicesegretario del Pd Andrea Orlando. «Ascolteremo Draghi e decideremo», fa sapere il capogruppo alla Camera di LeU Federico Fornaro.
Esulta invece Matteo Renzi, che su Twitter scrive: «Draghi va sostenuto, è l’ora dei costruttori».
Dal centrodestra si continua a invocare il voto. In un’intervista al Corriere oggi Matteo Salvini pone alcune questioni per votare la fiducia a un governo tecnico guidato da Mario Draghi, tra cui flat tax al 15% e quota cento, ma a patto che sia un esecutivo a termine e poi si vada alle urne a maggio o giugno. In giornata i leader di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia si riuniranno per decidere la linea comune da tenere.
E mentre la politica si interroga, la Borsa brinda e lo spread scende a quota 105 punti, segno che l’incontro dell’ex presidente della Bce con Mattarella fa sperare i mercati.