La presidente del governo birmano Aung San Suu Kyi e altri esponenti dell’esecutivo sono stati arrestati dai militari. Lo ha riferito all’agenzia Afp un portavoce della Lega nazionale per la democrazia, il partito della leader politica premio Nobel per la Pace. La notizia ha fatto subito il giro del mondo e il corrispondente della Bbc per il Sud-est asiatico ha confermato la presenza di soldati per le strade della capitale Naypyitaw.
Tutti i poteri sono stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate. E l’esercito ha proclamato lo stato di emergenza per un anno, con la presidenza ad interim affidata al generale Myint Swe, uno dei due vicepresidenti in carica.
Aung San Suu Kyi sarebbe «detenuta a Naypyidaw, presumiamo che l’esercito stia organizzando un colpo di stato», ha detto la portavoce della Lega nazionale per la democrazia Myo Nyunt. Anche altri funzionari del partito sono stati arrestati.
Gli arresti sono avvenuti poche ore prima della riunione inaugurale del Parlamento recentemente insediato. I militari da diverse settimane denunciavano frodi durante le elezioni legislative dello scorso novembre, vinte dalla Lega nazionale per la democrazia. Con il pretesto della pandemia da Covid-19, le elezioni «non sono state né libere né eque», ha detto in conferenza stampa la scorsa settimana il portavoce dell’esercito.
Diverse ambasciate, tra cui quella degli Stati Uniti e la delegazione dell’Unione europea, lo scorso venerdì avevano sollecitato la Birmania ad «aderire a standard democratici», temendo il colpo di stato.
La connettività Internet nazionale del Myanmar è scesa al 75% dei livelli ordinari, dopo le 3 ora locale. Mentre la televisione statale ha fatto sapere in un post su Facebook di non essere più in grado di trasmettere a causa di non meglio precisati «problemi tecnici».