Ecco la nuova maturitàSulla scuola la prima riforma sarà quella dell’istruzione tecnica, spiega il ministro Bianchi

Esame solo orale, senza scritto, per chi conclude le superiori. Ma «non voglio sentir parlare di tesina!», dice il professore. L’ipotesi allo studio è anche quella di allungare il calendario scolastico fino a fine giugno e anticipare il rientro dopo le vacanze estive al 6 settembre

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Niente scritto, solo orale. Così sarà l’esame di maturità, che comincerà a metà giugno. Ma «non voglio sentir parlare di tesina!», dice il neo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in un’intervista al Corriere. «I maturandi sono ragazzi e ragazze alla fine del loro percorso scolastico di cinque anni: dovranno preparare un elaborato ampio, personalizzato, sulle materie di indirizzo concordandolo con il consiglio di classe. Lo discuteranno con la commissione, composta dai loro insegnanti. Da qui comincerà l’orale che si svilupperà poi anche sulle altre discipline. Consentiremo loro di esprimere quanto hanno maturato e compreso nel corso degli anni anche con una visione critica».

In quattro giorni da ministro, Bianchi ha incontrato di persona o via video quasi tutto il mondo della scuola: presidi, uffici scolastici, Regioni, Invalsi, il Comitato tecnico scientifico, le associazioni dei trasporti e presto i sindacati. È pronto ad annunciare il suo primo provvedimento, l’esame di Maturità 2021. L’ordinanza è scritta: anche quest’anno niente tradizionali prove scritte, ma soltanto l’orale. Si comincia a metà giugno.

«Sono grato al presidente Draghi per l’importanza che ha dato alla scuola», dice Bianchi. «Così come sono grato ai docenti e al personale della scuola che è stato eroico in questi mesi così difficili, imparando a usare strumenti digitali che tutti fino ad un anno fa conoscevamo poco».

I dati sugli studenti di questi mesi di emergenza e di Dad sono allarmanti. «Purtroppo la pandemia ha esasperato problemi di diseguaglianza che erano già gravi. Ha mostrato come nel nostro Paese ci siano situazioni molto differenti. E io voglio ripartire dal Sud che è la zona più in difficoltà perché per rilanciare il sistema si comincia da chi ha più problemi, da chi è più debole: non dimentichiamo che in certe zone della Calabria e della Campania uno studente su tre si perde per strada, che in Sicilia solo il 5 per cento dei bambini va al nido».

Sul rientro a scuola, Bianchi dice: «Dobbiamo essere molto cauti perché la sfida del virus è ancora alta. La prima cosa da fare è vaccinare tutti gli insegnanti e il personale, anche i più grandi di età. Solo se loro saranno in sicurezza le scuole saranno sicure anche per i ragazzi e le famiglie».

L’ipotesi allo studio è anche quella di allungare il calendario scolastico fino a fine giugno, per recuperare in qualche modo le lacune formative. E anticipare il rientro dopo le vacanze estive al 6 settembre, scrive Repubblica.

«La competenza sul calendario è delle Regioni che in situazione ordinaria decidono cosa fare in base alle specificità dei territori», precisa Bianchi. Ma oggi la situazione non è ordinaria. «Per questo mi voglio confrontare con le Regioni. La legge prevede almeno 200 giorni di lezione, ma non è un problema di un giorno in più o in meno a scuola. Dobbiamo decidere rispettando i diritti e la vita delle persone, valutando situazioni diverse, tra primarie e scuole superiori per esempio: quello che si è perso è soprattutto la socialità, lo stare insieme non la singola disciplina. La scuola non è solo insegnamento, apprendimento ma anche vita comune».

Bianchi, del resto, è stato assessore dell’Emilia per dieci anni «e so quali sono i problemi. Da ministro voglio però che la macchina scolastica sia pronta per l’inizio delle lezioni, qualunque decisione prenderemo». E sulle cattedre vuote e i professori che, puntualmente, mancano ogni anno, dice: «Ne ho parlato anche con il ministro Colao, bisogna che il sistema sia digitalizzato ed efficiente. Qui al ministero abbiamo già avviato un monitoraggio delle scuole per capire dove sono i problemi maggiori».

La prima riforma da fare sarà «quella dell’istruzione tecnica, dagli istituti professionali agli Its di cui dobbiamo ridisegnare i percorsi. Ma io sogno per i ragazzi un percorso scolastico che parte dai tre anni e arriva fino alla fine della laurea triennale, perché solo così colmeremo il gap per i giovani del nostro Paese».

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