Dopo la presentazione del manifesto «Controvento» lanciato dall’associazione Rousseau di Davide Casaleggio, nei Cinque Stelle cresce la spinta per il divorzio dall’erede del fondatore Gianroberto. Si parla di «regole non scritte per gli amici» e «condizioni di trasparenza» per attivare il voto sulla piattaforma. E nel Movimento c’è chi si spinge a dire: «Ora è guerra».
Ma Davide Casaleggio tira dritto. E in un’intervista al Corriere dice: «La realtà è che negli anni abbiamo perfezionato molto la parte tecnica di Rousseau arrivando a gestire il record mondiale di un voto in una singola giornata. È tuttavia necessario un passo successivo sul metodo. Questo manifesto indica alcuni punti che discuteremo in modo aperto sui quali è necessario lavorare per il miglioramento futuro».
Nel testo, Casaleggio parla di «Gomorra della politica». «Ho citato un pezzo del mio discorso che ho tenuto all’evento conclusivo della campagna elettorale in piazza del Popolo nel 2018, proprio tre anni fa», spiega. «Quel discorso era intitolato proprio Controvento, come il titolo di una targa di Guareschi che mio padre ha appeso fuori dal cancello di casa, come controvento siamo sempre andati in questi anni per cambiare lo status quo della politica che abbiamo conosciuto».
Il tetto dei due mandati, uno dei pilastri del Movimento difeso da Casaleggio, ora però è diventato un problema nei Cinque Stelle. «Non credo sia un problema del Movimento», dice. «Anzi è un valore che lo ha sempre contraddistinto e che permette di mantenere il ricambio necessario per poter far partecipare direttamente i cittadini nelle istituzioni. È stato un tema ribadito anche dagli iscritti agli scorsi Stati generali».
Quanto ai debiti dei parlamentari verso la piattaforma Rousseau, spiega: «Esiste un debito accumulato da parte del Movimento 5 Stelle che l’Associazione Rousseau ha anticipato garantendo sempre il supporto in tutti gli ambiti organizzativi: dal supporto alle elezioni locali, alla gestione legale, alla scuola di formazione e molto altro. Sono certo che verrà saldato a breve».
Il rischio di uno strappo tra il Movimento e Rousseau però c’è eccome: «Se ci sarà un progetto condiviso come in questi undici anni, ci sarà ancora un lungo percorso insieme», assicura il figlio del fondatore. L’alternativa, ovviamente, è il divorzio. «Come già ribadito anche dagli iscritti credo sia più opportuno pensare a un accordo di partnership, riconoscendo l’importante ruolo che entrambe le associazioni hanno avuto nel successo pentastellato».
Quanto al progetto di Giuseppe Conte per il Movimento, dice: «Credo che il Movimento 5 Stelle debba continuare a essere inclusivo verso tutte le esperienze e persone di valore, e Conte è sicuramente una di queste. Spero che il metodo di partecipazione dal basso venga mantenuto come caratteristica distintiva del Movimento».
Intanto, dice, ci sono stati contatti con altri partiti per utilizzare la piattaforma Rousseau come metodo decisionale: «Negli anni abbiamo avuto modo di confrontarci con molte organizzazioni politiche interessate a coinvolgere i cittadini e i loro membri utilizzando la rete. È un metodo che si è dimostrato rivoluzionario dal punto di vista del coinvolgimento e molto efficiente dal punto di vista organizzativo. Un dato tra tutti: in Italia il partito più piccolo in Parlamento ha un costo organizzativo doppio a quello del Movimento. Quello più costoso ha un bilancio di dieci volte. Abbiamo avuto molti confronti con Paesi da tutto il mondo dalla Finlandia, al Portogallo, all’India, al Brasile, a Taiwan, agli Stati Uniti. La trasformazione del modo di organizzare la politica è un fenomeno che ci accomuna a livello internazionale».