All’inferno e ritornoCottarelli dice che per far ripartire l’Italia bisogna cominciare dagli asili nido

«Sulla base dell’uguaglianza delle possibilità va innestato un maggiore premio al merito individuale», spiega parlando del suo nuovo libro. Invece in Italia prevale «un’eguaglianza redistributiva che limita gli incentivi a crescere e che rischia di premiare l’inerzia»

Foto Valerio Portelli/LaPresse

Il tasso di copertura degli asili nido oggi in Italia è al 24,7% dei bambini sotto i due anni. Ben al di sotto del 33% che l’Unione europea ci aveva raccomandato di raggiungere entro il 2020. L’economista Carlo Cottarelli, diventato anche consigliere del ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, nel suo ultimo libro “All’inferno e ritorno” (dal 4 marzo in libreria per Feltrinelli) punta più in alto: «Dovremmo portare il grado di copertura ad almeno il 60% con un’uguale distribuzione in tutte le regioni», scrive.

«In questo libro, che è un libro “politico”, sostengo che per avere una società giusta bisogna dare a tutti le stesse possibilità di partenza», spiega a Repubblica. «E proprio nei primissimi anni di vita, come dimostrano molti studi, si possono ridurre grazie all’istruzione disuguaglianze che dipendono ad esempio dalle condizioni economiche della famiglia di nascita, che se non si affrontano subito rischiano di allargarsi».

Ma l’uguaglianza nelle condizioni di partenza da sola non basta: «Sulla base dell’uguaglianza delle possibilità va innestato un maggiore premio al merito individuale. Invece mi pare che in Italia questo concetto sia stato dimenticato e che prevalga un concetto di uguaglianza dei punti di arrivo, un’eguaglianza redistributiva che limita gli incentivi a crescere e che rischia di premiare l’inerzia. D’altro canto anche chi parla di eguaglianza di punti di partenza si dimentica ciò che deve esserci tra questa e l’eguaglianza di punti d’arrivo, ossia proprio il merito».

Ad esempio, precisa, «nei Paesi del Nord Europa l’ascensore sociale funziona meglio. Prendiamo chi parte da una condizione di povertà, ossia nel quintile più basso della distribuzione del reddito: in Italia o in Francia ci vogliono in media cinque generazioni per raggiungere un livello intermedio di reddito, mentre in quelli del Nord Europa bastano due generazioni. Tra l’altro in questi Paesi non solo ci sono punti di partenza abbastanza livellati e il merito come pratica di avanzamento, ma anche un terzo elemento molto importante che è la solidarietà. Chi arriva primo spesso lo fa anche perché è stato fortunato ed è giusto che in qualche modo condivida questa fortuna».

Questa solidarietà si esprime con un fisco che è «uno strumento redistributivo che consente di fornire servizi pubblici che a loro volta danno possibilità simili a tutti. È proprio quello che accade con gli asili nido», spiega. In Italia praticamente tutti i politici promettono più asili nido, ma a conti fatti poi non lo fa nessuno: «Perché per essere eletti i politici hanno trovato più conveniente promettere Quota 100 invece che più asili nido. E questo dipende da motivi demografici in un Paese dove, anche elettoralmente, i vecchi pesano più dei giovani».

Un tema, quello dei giovani, sollevato anche da Mario Draghi. Ma a loro sarà lasciata la grande zavorra del debito pubblico che sta crescendo con la pandemia. «La soluzione al problema del debito è fare riforme che portino la crescita», dice Cottarelli. «Non solo per l’effetto denominatore che fa crescere il Pil più di quanto cresca il numeratore, ossia il debito, ma anche perché la crescita cambia pure il numeratore: più attività produttiva significa più tasse incassate dallo Stato e quindi deficit minori che si traducono in una riduzione del debito».

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