Barriere invisibiliIl diritto di voto per le persone con disabilità è una questione di dignità umana

In otto Stati membri i cittadini non possono votare per il loro candidato alle elezioni europee o ad altre elezioni se non sono in buona salute e fisicamente in grado di recarsi al seggio. Krzysztof Pater del Comitato economico e sociale europeo denuncia una discriminazione fortemente sentita di cui si parla poco

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Con gli occhi di oggi, sembra incredibile e perfino scandaloso che nell’attuale territorio dell’UE l’ultima limitazione del voto alle donne sia stata revocata addirittura nel 1976, esattamente 70 anni dopo che la Finlandia, prima tra gli attuali Stati membri, aveva aperto i seggi elettorali alle donne.

Tuttavia, ben pochi sembrano battere ciglio di fronte al fatto che questo stesso diritto viene oggi negato a milioni di cittadini dell’UE semplicemente perché hanno una qualche forma di disabilità. 

In otto Stati membri i cittadini non possono votare per il loro candidato alle elezioni europee o ad altre elezioni se non sono in buona salute e fisicamente in grado di recarsi al seggio. In 18 Stati membri una persona non vedente non può votare senza assistenza. Se una persona ha una disabilità che le impedisce di usare le mani, non può votare nei nove paesi in cui il candidato viene scelto scrivendo il suo nome, quello del suo partito oppure il numero di identificazione sulla scheda elettorale.

Non sono cifre lanciate a caso: tra il 2016 e la fine del 2018 ho condotto delle indagini in 27 Stati membri, registrando in maniera dettagliata tutti i limiti e gli ostacoli che gli elettori con disabilità dovevano affrontare. Ho ottenuto informazioni da numerose fonti, come le commissioni elettorali statali e le associazioni a difesa delle persone con disabilità. Al termine delle ricerche sono giunto alla conclusione che, per via di queste barriere giuridiche e tecniche, nessuno dei paesi dell’UE può garantire che le elezioni siano accessibili a tutti. 

I risultati dell’indagine sono pubblicati nella relazione informativa “La realtà del diritto di voto delle persone con disabilità alle elezioni del Parlamento europeo”, adottata dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) due mesi prima delle elezioni europee del maggio 2019. 

Queste osservazioni sono state confermate poco dopo da relazioni elettorali pubblicate dai media e da organizzazioni della società civile. 

A seguito di alcuni cambiamenti positivi intervenuti in Germania e in Francia immediatamente prima delle elezioni del PE, il numero di persone escluse dal voto a causa di problemi di salute mentale o disabilità intellettuali si è dimezzato, pur rimanendo elevato, con 400 000 persone impossibilitate a esercitare il loro diritto di voto in ben 14 Stati membri dell’UE.

Le persone che non hanno potuto votare per ragioni tecniche od organizzative si contano a milioni.

La situazione non migliorerà da sola e, in assenza di modifiche giuridiche per rimuovere queste barriere, il numero di cittadini potenzialmente privati del diritto di voto continuerà ad aumentare costantemente: a causa del rapido invecchiamento della popolazione dell’UE, infatti, la quota di persone con qualche tipo di disabilità aumenta di un punto percentuale in media ogni sei anni.

Com’è possibile che nel XXI secolo così tanti cittadini siano o saranno presto impossibilitati a votare solo perché hanno una disabilità, e i responsabili politici facciano così poco per cambiare questa situazione? Il CESE giudica questa discriminazione inaccettabile e contraria ai valori fondamentali dell’UE, al Trattato e ai principali atti giuridici e politici internazionali.

Bisogna agire con urgenza per garantire che nel 2024, quando si terranno le prossime elezioni del PE, tutte le persone con disabilità possano effettivamente esercitare il loro diritto di voto. 

Il 2 dicembre 2020, alla vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità, il CESE ha adottato un parere che fa seguito alla relazione del 2019 e nel quale si invita il PE, il Consiglio dell’UE e gli Stati membri a emendare con urgenza l’Atto elettorale del 1976.

Più in particolare, chiediamo che vengano chiariti i principi di suffragio diretto e di segretezza delle elezioni menzionati nell’Atto. 

Il CESE chiede altresì che l’Atto contenga una dichiarazione per cui nessun cittadino dell’UE può essere privato del diritto di voto alle elezioni del Parlamento europeo a causa di una disabilità o di uno stato di salute sulla base di norme nazionali. 

Tale dichiarazione chiarirà il principio di suffragio universale sancito nell’Atto, rendendo impossibile che le disposizioni di voto per le persone con disabilità differiscano da un paese all’altro, come invece avviene oggi. Ad esempio, in uno dei paesi membri una persona costretta a letto ha il diritto di votare per posta, con un’urna elettorale mobile o via Internet, ma la stessa persona, se vivesse in un altro paese, non avrebbe nessuna possibilità di esercitare questo diritto. 

Per chiarire i principi di suffragio diretto e segreto cui l’Atto fa riferimento, proponiamo di introdurre una serie di norme che permettano alle persone con disabilità, indipendentemente dal tipo di disabilità, di votare in segreto e senza assistenza. 

Tra le altre cose, queste nuove norme richiederebbero l’adozione di soluzioni tecniche atte a consentire alle persone con disabilità che necessitano di un sostegno significativo (come le persone sordocieche, con disabilità visive o con limitata destrezza manuale) di votare senza ricorrere all’assistenza di altre persone.

Verrebbero così modificate le norme nazionali che ancora impediscono ai cittadini di cambiare il seggio elettorale loro assegnato con uno più adatto al loro tipo di disabilità: attualmente, questa scelta non è possibile in 12 paesi. 

In quanto organo consultivo dell’UE, il CESE può prendere in esame soltanto le elezioni europee, ma le eventuali modifiche introdotte nella legge elettorale europea avrebbero certamente delle ripercussioni nelle norme degli Stati membri che governano le elezioni locali o nazionali.  

Il CESE ritiene che l’UE, per attuare le soluzioni proposte, potrebbe attingere alle esperienze positive di tanti paesi – la relazione del 2019 riporta ben 200 buone pratiche provenienti da tutti gli Stati membri. Siamo convinti che adottandole tutte e eliminando invece le cattive pratiche, le elezioni del PE del 2024 saranno accessibili a tutti.

Il diritto di voto è un diritto fondamentale e una pietra angolare della democrazia europea. Ma si tratta anche, e soprattutto, di una questione di dignità umana. Allora perché continuiamo a negarlo a così tanti fra noi?

*Krzysztof Pater è un membro polacco del Comitato economico e sociale europeo (CESE). È autore del rapporto informativo sul diritto delle persone con disabilità di votare alle elezioni europee, pubblicato nel 2019 a seguito della sua meticolosa ricerca sulle pratiche di voto nell’UE.

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