«Dobbiamo dare risposte veloci, efficaci. Ne sento tutta la responsabilità. Possiamo invertire la curva. Il Recovery Fund è una grandissima occasione di rilancio. Ma ci vuole una strategia. E un cambio culturale». Lo dice a Repubblica, in occasione dell’8 marzo, la ministra della Famiglia e delle pari opportunità Elena Bonetti a proposito dei numeri in calo nell’occupazione femminile con la crisi da Covid, che ha colpito soprattutto le donne.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha scelto proprio la festa delle donne per tornare a parlare, inviando questo pomeriggio un video messaggio alla commissione Pari opportunità. Proprio perché il rilancio dell’occupazione femminile e la riduzione delle disparità tra uomini e donne sono una questione strategica per il Recovery Plan: Draghi ripeterà che senza un pieno coinvolgimento delle donne, la ricostruzione post-Covid non sarà completa.
A conti fatti, tra soldi stanziati e soldi promessi, il pacchetto di misure per le donne dovrebbe ammontare a 6 miliardi di euro. «È un inizio, ed è necessario: dobbiamo spezzare una resistenza storica che frena il lavoro femminile», dice la ministra.
Bonetti parte dalla misura più urgente nell’immediato: i nuovi congedi Covid, necessari con la chiusura dell’Italia in parte dell’Italia. «Saranno inseriti nel prossimo decreto-sostegno, spero già in questa settimana», dice la ministra. «Ho chiesto che siano retroattivi e retribuiti almeno al cinquanta per cento dello stipendio. I genitori, a turno, potranno chiedere lo smart working per ogni giorno in cui i figli, minori di 16 anni, dovranno seguire le lezioni a distanza. Per le partite Iva ho chiesto la reintroduzione di sostegni come i voucher baby sitter. Il Mef sta ragionando su uno stanziamento di 200 milioni di euro».
Il 55,9% dei lavori “bruciati” dal Covid, intanto, ha riguardato le donne. «Dati gravissimi, ma abbiamo messo in atto misure che potrebbero dare risposte in tempi brevi. A partire dalla legge di bilancio 2021, appena entrata in vigore, che prevede una decontribuzione per le aziende che assumono donne», spiega Bonetti.
Anche se resta «il problema culturale» di non voler assumere una donna a “rischio” maternità: una donna su quattro lascia la propria occupazione dopo la nascita di un figlio. E molte aziende si rifiutano di assumere donne proprio per non doverle sostituire in maternità.
«Fino a quando non riusciremo a scardinare questo pregiudizio nei confronti delle donne, dobbiamo fare politiche serrate per rendere conveniente e agevolare l’occupazione femminile. Dalle quote al piano strategico sulla parità di genere a cui diamo inizio oggi. L’Italia non ha mai avuto un piano Parità e lo costruiremo con associazioni, parti sociali e tutti i livelli istituzionali».
L’obiettivo del piano Parità è «creare prima di tutto reti di welfare per aiutare le donne a entrare, o a rientrare, nel mondo del lavoro. Uno dei cardini è la costruzione di nuovi asili nido che portino la presenza dei bambini 0-3 in questi servizi almeno al 50 per cento entro il 2026. Su questa sfida educativa che nello stesso tempo, come sappiamo, “libera” l’occupazione femminile, abbiamo messo in campo gli investimenti più forti».
Con i fondi del Next Generation Eu «dovrebbero arrivare 3 miliardi e 600 milioni. Nella legge di bilancio del 2020 sono già stati stanziati 2 miliardi e mezzo. Finanzieremo con 50 milioni di euro i progetti di quelle aziende che sostengono il rientro al lavoro delle donne dopo la maternità e welfare aggiuntivo per le famiglie».
Poi c’è l’accesso al credito femminile, ovvero «prestiti garantiti dallo Stato» per creare e sostenere attività in proprio. «Per le donne, e questa è un’altra discriminazione, è più difficile accedere al credito rispetto agli uomini. Per il 2021 abbiamo un fondo di venti milioni di euro per l’imprenditoria femminile», dice la ministra. Troppo pochi – fa notare la giornalista: a conti fatti, su una platea di centomila donne, vengono 200 euro a testa. Bonetti risponde: «Si tratta di un fondo che si aggiunge a quello di garanzia già presente al Mise. La prospettiva è che venga significativamente incrementato dal Piano nazionale di resilienza e ripresa almeno con 500 milioni».
Ma, per rompere il «problema culturale» serviranno ancora «azioni positive, come il ricorso alle quote. Penso alle giunte, ai processi di nomina e alle commissioni nei concorsi».
Oggi Draghi parteciperà anche alla cerimonia al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E nel pomeriggio incontrerà una delegazione della Commissione d’inchiesta parlamentare sul femminicidio.