Il piano semplificazioniIl ministro Giovannini annuncia il via a 58 cantieri da 66 miliardi

Ad aprile sarà pronto un secondo decreto per sbloccare altre opere da approvare entro giugno, dice. Ma il modello Genova «non è replicabile». E i commissari non possono essere l’unica soluzione

Foto Marco Alpozzi/LaPresse

Un «piano semplificazioni» per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche che potranno beneficiare anche delle risorse europee del Next Generation Eu. Il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, spiega a Repubblica che il governo si muoverà su più fronti: Codice degli appalti, progettazione a livello locale, commissariamenti, snellimento delle procedure burocratiche. Ma, dice, «non possono essere i commissari l’unica soluzione, né si può pensare di replicare il modello Genova dal momento che lì si è operato in condizioni straordinarie e irripetibili».

Intanto il Parlamento ha dato il via libera al commissariamento di 58 opere già finanziate per circa 40 miliardi, per un valore complessivo di 66 miliardi. I lavori, assicura il ministro, partiranno «in tempi brevi perché il Parlamento ha accettato la lista delle opere e dei commissari che avevamo presentato. Si tratta di alte professionalità, come tecnici provenienti da Anas o dalle Ferrovie, già pronti a iniziare a lavorare. La velocità di esecuzione dovrebbe essere elevata».

Poi «entro aprile sarà pronto un secondo decreto per sbloccare altre opere da approvare entro giugno». Tutto questo anche intercettando le risorse del Next Generation Eu: «C’è un incrocio tra queste opere pubbliche, comprese alcune delle 58 già sbloccate, con i fondi europei. Il Piano di ripresa e resilienza prevede che diverse opere possano essere finanziate con le risorse europee. Purché rispettino i vincoli previsti dalle regole di Bruxelles: servono progetti molto dettagliati e sostanziosi. E che abbiano un impatto positivo sull’economia e sulla vita di imprese e cittadini, in un’ottica di sviluppo sostenibile. Il tutto entro il 2026 deve essere messo in esercizio».

Per fare un esempio, la «Salerno-Reggio Calabria in alta velocità: vuol dire che entro il 2026 la tratta ferroviaria non necessariamente dovrà essere completata ma ci dovranno già essere lotti “funzionali” già in esercizio dei quali i cittadini potranno beneficiare. Solo così arriveranno i soldi europei».

Ma i commissari non saranno l’unica soluzione. «Solo quando sarà necessario, di certo se le opere si incaglieranno», dice Giovannini. «Il ricorso a questa soluzione sarà efficace nei casi che lo richiederanno. Nei prossimi giorni annunceremo una iniziativa innovativa per sciogliere alcuni nodi nel sistema degli appalti in vista della stesura definitiva del Piano di ripresa e resilienza». L’iniziativa, però, non riguarderà solo il codice degli appalti: «Un recente studio della Banca d’Italia ha calcolato i tempi medi delle varie fasi di realizzazione di un’opera pubblica. Bene, sono necessari due anni per la fase di progettazione, sei per l’affidamento, due per l’esecuzione. Insomma, circa il 40 per cento del tempo complessivo ha a che fare con la capacità degli enti appaltanti a definire un progetto. Qui non c’entra il codice degli appalti ma il depauperamento di professionalità che ha subìto la nostra pubblica amministrazione».

Poi, con i ministri Roberto Cingolani, della Transizione ecologica, e Dario Franceschini, dei Beni culturali, da oggi si comincerà a «ragionare su come velocizzare le fasi di competenza ministeriale, tra cui la indispensabile valutazione di impatto ambientale. Sul piano procedurale si può certamente guadagnare tempo, ma anche in questo caso bisogna aumentare le risorse umane dedicate a questa fase così importante».

Ma il “modello Genova” non è replicabile: «Sono le condizioni non replicabili: la ricostruzione nello stesso luogo, con i vincoli precedenti, con il finanziamento di un privato e il progetto donato da un architetto. Il modello Genova non è solo un commissario forte ma un insieme di tanti elementi».

E su Alitalia, assicura, nessuno “spezzatino”: «Non è questo il piano di Ita (Italia trasporto aereo, ndr). Per avere un vettore robusto non è necessario che sia del tutto verticalmente integrato, ma può stringere alleanze nuove ed essere un cliente forte anche delle funzioni eventualmente distribuite». E per quanto riguarda gli esuberi, «il governo sta immaginando soluzioni innovative». La prossima settimana proseguirà l’interlocuzione con la Commissione di Bruxelles. «Vorrei aggiungere però», conclude Giovannini, «che far nascere oggi una nuova compagnia aerea può avere il vantaggio di costruirla intorno a un modello di trasporto aereo più sostenibile, e quindi più attraente per la clientela giovane, mentre per chi già opera non è semplice una riconversione rapida. Tutto dipenderà dal piano industriale».

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