Scuole chiuseIl ministro Bianchi spiega che sta lavorando per migliorare la didattica a distanza

In un’intervista alla Stampa, dice che il quadro presentato dagli esperti del Comitato tecnico scientifico – con le varianti che corrono – non lasciava margini di manovra e che si farà la dad solo nelle aree in cui servono forti restrizioni legate all’andamento dell’epidemia

Foto Claudio Furlan - LaPresse

Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, al momento del suo insediamento, puntava a riportare gli studenti sui banchi il prima possibile. La scorsa estate, d’altronde, aveva redatto un documento che sottolineava la necessità di tornare a svolgere attività in presenza. Ora, con la pandemia e le varianti che corrono, a due settimane dall’insediamento sta affrontando già le prime critiche da parte di genitori e studenti che vedono chiudersi di nuovo le scuole. Secondo la proiezione di Tuttoscuola, con le regole del nuovo dpcm da lunedì oltre 6 milioni di studenti resteranno a casa, circa tre su quattro.

In un’intervista alla Stampa, Bianchi risponde spiegando che il quadro presentato dagli esperti del Comitato tecnico scientifico non lasciava margini di manovra e che, comunque, la scuola del passato non ci sarà più.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, spiega il ministro, «mi ha chiesto di riportare la scuola al centro dello sviluppo del Paese, di guardare alla scuola che verrà, oltre l’emergenza. Il punto cruciale del nostro Recovery Plan per l’Istruzione sarà la lotta contro la dispersione scolastica e la povertà educativa. Ci sarà un grande piano. La pandemia ha esasperato una situazione che era presente anche prima, ora abbiamo l’occasione per intervenire».

Questo è il futuro. Nel presente molti ragazzi dalla settimana prossima saranno a casa in dad. «Ci siamo trovati di fronte a un rapidissimo cambiamento della situazione epidemiologica», dice il ministro. «La variante inglese ha modificato radicalmente il quadro precedente: colpisce anche i ragazzi e non solo quelli tra i 10 e i 19 anni, ma anche più piccoli. Abbiamo chiesto un parametro chiaro. Il Cts ce lo ha dato: 250 casi ogni 100mila abitanti. Abbiamo fatto delle scelte. La scuola sarà a distanza in situazioni eccezionali e comunque nelle aree in cui servono forti restrizioni legate all’andamento dell’epidemia. Dobbiamo tutelare la salute pubblica, in particolare quella dei nostri bambini, e preservare la piena funzionalità del sistema sanitario».

Il ministro ripete che «bisogna tener conto della realtà, prendere atto che le varianti vanno combattute. Non ci sono dissennati da una parte e difensori dei bambini dall’altra».

Le critiche però sono arrivate anche dal presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, che ha contestato la chiusura delle scuole e la contemporanea possibilità di fare asporto di alcolici anche dopo le 18. «Scuole chiuse è un termine sbagliato», dice Bianchi. «Si farà didattica a distanza nelle zone rosse o in quelle con situazioni epidemiologiche che richiedono maggiori restrizioni. Ma la scuola ha sempre lavorato e continuerà a farlo».

Intanto, si sta lavorando al miglioramento della dad – assicura il ministro –  «con un gruppo composto da persone sia interne al ministero che provenienti dai territori, dirigenti scolastici, docenti, maestri di strada. Abbiamo già raccolto quasi 200 esperienze su come si è evoluta la didattica a distanza: le diffonderemo. Faremo formazione mirata per i nostri docenti sulle nuove forme di didattica. Investiremo risorse per affrontare questa fase. Attiveremo la rete del volontariato a supporto della scuola, favoriremo i patti di comunità con il territorio, guardando anche oltre l’emergenza, considerando la dad non come ripiego ma come integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova».

E poi «per quanto riguarda il tema del recupero delle competenze e della socialità dei nostri ragazzi, ne stiamo ragionando insieme a un gruppo di lavoro. Il tema non è il recupero di ore, ma di contenuti. Dobbiamo creare un ponte tra questo e il prossimo anno».

Però – pur non criticando il suo predecessore – Bianchi dice che certamente servono anche «attività di tracciamento e tamponi, sono necessarie unità mobili a livello territoriale che possano monitorare la situazione al meglio». E poi occorrono i vaccini: «Ho chiesto subito dopo il mio insediamento che tutto il personale della scuola sia protetto e vaccinato. Il vaccino è fondamentale e la mia richiesta è che si acceleri il più possibile».